LA CONGIUNTURA di Mario Deaglio

LA CONGIUNTURA LA CONGIUNTURA Più ottimismo per il domani Uno storico inglese disse una volta che l'economia è una scienza che mette tristezza. Moltissimi italiani sembrano d'accordo con questo giudizio: da parecchio tempo, infatti, continuano a vedere l'Apocalisse dietro l'angolo, a preconizzare il tracollo finale del sistema nel giro di poche settimane o di pochi mesi. A dispetto di queste previsioni la produzione industriale continua a crescere rapidamente. Tra il maggio del 73 e il maggio del 74 è aumentata del 12,9 per cento, una cifra da « miracolo economico ». L'espansione è certo stata tumultuosa e disordinata, ma ha assorbito mezzo milione di occupati in più. La crisi petrolifera e la stretta creditizia non sono riuscite ad arrestarla, solo a rallentarla. Le ultime cifre mostrano, infatti, che nonostante tutti i provvedimenti restrittivi la produzione industriale si sviluppa oggi al ritmo annuo del 6 per cento, un tasso inferiore al passato ma ancora ben lontano da una situazione di crisi. Le previsioni degli imprenditori, come informa l'Iseo, non indicano come probabile alcun cedimento, almeno nei prossimi due-tre mesi. Purtroppo è del tutto possibile che i pessimisti, in autunno, qualche soddisfazione finiscano per averla, che vi siano cioè momenti difficili e crisi acute in alcuni settori. Tuttavia la grande «depressione d'autunno» non è affatto certa e tantomeno inevitabile. Potrebbe traduisi in un semplice, temporaneo rallentamento dell'espansione dei mesi scersi. Alle ipotesi, senz'altro plausibili e logicamente coerenti, di chi sostiene che ci sarà una «crisi dura» è possibile opporre un'altra serie di ipotesi, altrettanto plausibili e coerenti, che chiamerò «lo scenario ottimista» secondo le quali la crisi o non vi sarà del tutto, oppure sarà molto lieve. Su che cosa si basa lo «scenario ottimista»? Essenzialmente sulla possibilità che i nostri con. ti con l'estero migliorino rapidamente. Nel novembre storso tutto sembrava contro di noi, dagli sceicchi del petrolio agli esportatori clandestini di capitale. In effetti nel periodo gennaio-aprile il disavanzo .delle partite correnti è stato altissimo. Dopo le misure di maggio, però, si ha l'impressione di aver doppiato un capo. Di colpo tutti i segni paiono favorevoli: sono in diminrzione, talora assai cospicua, le importazioni di carne bovina, di prodotti tessili e petroliferi, mentre risultano in aumento tali ne esportazioni chiave come le automobili (nei primi sei mesi dell'anno la Fiat ha esportato l'I 1,8 per cento di veicoli in più, con un aumento del fatturato estero del 35 per cento); i recenti inasprimenti dell'Iva faranno certamente diminuire le importazioni di molti prodotti di lusso, mentre, a causa del calo dei prezzi delle materie prime, spenderemo di meno per importare minerali e metalli. In sostanza: qualche mese fa si prevedeva con una certa sicurezza un deficit commerciale pe>- il 1974 di 7-8 mila miliardi di lire. Può darsi che questa cifra debba esseie sostanzialmente rivista in meglio e che gli ultimi mesi dell'anno presentino disavanzi di 100-200 miliardi (contro gli 800 di aprile e i 575 di maggio), sostanzialmente compensati dal movimento turistico e dalle rimesse dei lavoratori italiani all'estero, ed accompagnati dal rientro (che già sembra intravedersi) di una parte dei capitali all'estero. Il secondo punto importante su cui fondare una previsione ottimistica deriva paradossalmente dalla probabile incapacità del governo di incassare con le nuove imposte, nei tempi previsti, i famosi tremila miliardi che si era proposto di togliere dalle tasche degli italiani. Questo accentuato carico d'imposta, salutare nel caso di un forte passivo dei conti con l'estero, potrebbe rivelarsi eccessivo e controproducente se il saldo di questi conti dovesse migliorare in maniera sensibile. Sembra quindi una fortuna, nell'ipotesi ottimista, che gli uffici finanziati siano al limite dell'asfissia e che, sommersi da due milioni di domande di condono, non riescano neppure a tener dietro alla riscossione delle imposte esistenti e non sembrino quindi in grado di riscuoterne tempestivamente delle nuove, per le quali (coni e il caso del bollo sulle auto) sembrano esistere moltissime vie d'evasione. E' sintomatico che mentre il governo si affannava a varare i decreti per le nuove imposte, moltissimi contribuenti non si fossero ancora visti recapitare la car¬ tella relativa all'ultima Vanoni del 73 e che avrebbero dovuto cominciare a pagare da febbraio. Nel corso dei prossimi mesi si potranno quindi verificare i seguenti fatti: le imprese, forti del credito bancario che si sta riaprendo, potranno effettuare investimenti già decisi e poi rinviati per la stretta creditizia; le famiglie, nel loro complesso, si ritroveranno in cassa e in banca più denaro di quanto previsto dal governo e quindi il livello dei consumi risulterà probabilmente superiore alle previsioni ufficiali. Tutto ciò contrasterà la tendenza recessiva della domanda, in un momento in cui il miglioramento dei conti con l'estero potrebbe essere così nello da non rendere più necessari nuovi sacrifici. Nell'autunno-inverno 1974-75 potremmo quindi assistere non già a un calo della produzione industriale, bensì a un suo ulteriore aumento, sia pure a un ritmo più lento dell'attuale, diciamo a un tasso compreso tra il 2 e il 6 per cento l'anno. Quest'aumento potrà risultare ancora superiore se si darà il via a certi programmi edilizi e a grandi iniziative di investimento nel Mezzogiorno. Esso dovrebbe contenere eventuali spinte alla disoccupazione, anzi l'occupazione potrebbe aumentare leggermente. Gli sviluppi illustrati sono certamente possibili, fors'anche probabili. Soprattutto, finché non si saprà bene come si stanno muovendo i conti con l'estero non si vede perché si debbano considerare assolutamente inevitabili la recessione, una diffusa disoccupazione, una diminuzione massiccia dei consumi privati. Esse rappresentano solamente una, e forse neppure la più verosimile, delle prospettive che il Paese ha davanti. E se non vuole essere una scienza che incute rispetto e paura, l'economia deve prendere in considerazione, in maniera serena e ragionata, tutte le alternative possibili. Mario Deaglio

Persone citate: Vanoni