Il cuore di ricambio è (quasi) una realtà di Luciano Curino

Il cuore di ricambio è (quasi) una realtà L'accordo fra scienziati Usa-Urss Il cuore di ricambio è (quasi) una realtà Gli studiosi dei due Paesi tecnologicamente più avanzati si scamicieranno le informazioni - Nei laboratori si cerca di realizzare una "macchina" che sostituisca l'organo naturale logorato Al recente vertice di Mosca, Nixon e Breznev hanno firmato l'accordo per lo sviluppo del cuore artificiale. Non più una corsa solitaria: i due Paesi metteranno assieme le loro conoscenze, scienziati americani lavoreranno nell'Urss e quelli sovietici lavoreranno negli Usa. Ci sarà collaborazione, invece che spreco e concorrenza. Uniti per raggiungere l'obiettivo finale della cardiochirurgia: cambiare senza rischio un cuore a brandelli, che sta per fermarsi e non può più essere aiutato dalla medicina o da interventi chirurgici conservativi o parzialmente sostitutivi, quando il pacemaker ormai non basta più. 11 trapianto da «uomo a uomo» non risolve il problema. Vi è il pericolo del rigetto immunitario, soprattutto vi è la impossibilità di disporre con sicurezza degli organi di «ricambio». Cioè, non vi sarà mai sufficiente disponibilità di cuori umani. Negli Stati Uniti vi sono ogni anno circa 600 mila cardiopatici e i donatori possono essere sì e no tremila. Sicché, molti tra i maggiori cardiochirurghi sono da anni al lavoro per perfezionare cuori artificiali totali o parziali, indipendenti o ausiliari. In America il «National Hcart Institute» ha lanciato il progetto del cuore artificiale nel 1964 e si ritiene che occorreranno diecimila miliardi di lire per realizzarlo entro il 1975. Al punto in cui sono le cose, è lecito dubitare che il programma possa concludersi con successo entro il prossimo anno. Nel 1966 Michael De Bakey ha inserito in un paziente inguaribile una sorta di pompa pneumatica, rimpiazzando il ventricolo sinistro. Il paziente è morto dopo 40 ore. De Bakey ha commentato: «Se ha funzionate per 40 ore, prima o poi lo faremo funzionare per 40 giorni c arriveremo a farlo funzionare 40 anni». De Bakey mostra sicurezza e ottimismo. Ma per «prima o poi» che cosa si può intendere? C'è chi ritiene che «entro cinque anni dovrebbe essere disponibile un modello di cuore artificiale totalmente impiantabile in un organismo umano, mentre una disponibilità effettiva, di "serie", dovrebbe aversi fra ottodieci anni». La realizzazione del cuore artificiale presenta tre problemi, essendo l'apparecchio composto da tre parti essenziali: una pompa, una fonte di energia, un sistema di controllo. Non è stato difficile progettare la pompa, impiegando materiali sintetici che non distruggono i globuli rossi e non causano fenomeni di trombosi. (Norman che lavora con De Bakey, ha trapiantato un «cuore di plastica» in alcuni vitelli, che vivono in maniera soddisfacente due anni). Meno semplice il problema dell'energia necessaria per stimolare il cuore artificiale. Un anno fa al congresso internazionale di Fiuggi su «La sostituzione del cuore», si è discusso sui diversi sistemi di energia: meccanico, chimico, elettrochimico, elettronico, a gas, biologico. Perfino atomico (un cuore, cioè, mosso da energia nucleare). E' Norman che lo ha creato, dopo sette anni di ricerche. L'energia per questo surrogato di cuore è fornita da una pila al plutonio 238, una specie di centrale termo-nucleare che è sistemala al disotto del diaframma, dopo aver tolto la milza. Ma commentando il «cuore atomico», il prof. Corlesini dell'Università di Roma ha detto: «Bisogna dire con molta chiarezza che il plutonio 238 esistente o producibile nel mondo non è attualmente in quantità sufficiente da poter alimentare tutti i cuori artificiali eventualmente destinati al funzionamento nucleare». Contro il «cuore atomico» c'è un'altra ragione. Per farlo funzionare occorrono circa 80 grammi di plutonio tanto plutonio «portato» da un individuo può costituire una piccola bomba atomica. Vi sono governi che già proibiscono l'utilizzazione dell'energia atomica per l'alimentazione dei cuori artificiali perché in teoria una decina di persone con il cuore al plutonio rappresentano un pericolo pubblico: se prese in ostaggio e, sfruttando la loro condizione per ricatti o atti terroristici, si potrebbe con i loro «cuori» distruggere una città. Terzo e più arduo problema del cuore artificiale è quello del sistema di comando e di controllo. Il cuore normale, oltre a svolgere il continuo lavoro di pompa, presenta un adattamento sensibilissimo alle particolari esigenze della persona. Varia la frequenza delle pulsazioni e della gittata sanguigna nelle situazioni si sonno, veglia e fatica. Il cuore artificiale dovrà risponde¬ re alle stesse esigenza e agire su stimoli provenienti dalla sfera psichica (qui sarà importante l'apporto degli scienziati sovietici). Ma anche qui vi è ottimismo, e il prof. Cortcsini lascia intravvedere per gli Anni Ottanta «un cuore artificiale governato direttamente dal cervello del portatore». All'avanguardia nella ricerca è l'ospedale cantonale di Zurigo, clinica chirurgica di Akc Scnning. Da cinque anni il cuore artificiale viene esperimentato sui cani: il prof. Marko Tutina di Zagabria applica la «macchina» inventata dal bioingegnere Roberto Bosio di Torino (ingegnere specialista nelle strutture meccaniche che riguardano il corpo umano). L'apparecchio è a comando fluidico, viene alimentato e controllato da gas invece di elettricità o elementi meccanici o energia atomica. E' un «cuore interno» che si sutura nel torace del paziente e resta dentro di lui. Finora il «cuore Bosio» è stato applicato a un centinaio di cani, con risultati sempre migliori fino a diventare soddisfacenti. Dice il bioingegnere: «Abbiamo tenuto ir vita cani con cuore artificiale per ventiquattro ore, poi abbiamo sospeso noi stessi l'esperimento. Si potrebbe continuare, ma per le nostre ricerche riteniamo sufficienti ventiquattro ore. Considerando anche il fatto che tale periodo corrisponde a cinque giorni della vita umana». Quando questo cuore artificiale potrà essere trapiantato sull'uomo? «Sarà il professor Senning a stabilire quando la sperimentazione potrà essere considerata cardiologicamente conclusa. E poi bisognerà trovare un paziente, irrimediabilmente condannalo, che acconsenta di sottomettersi alla sostituzione del suo cuore con quello artificiale "intero"». Trovare un volontario, come Barnard trovò Washkansky. Luciano Curino

Persone citate: Barnard, Breznev, De Bakey, Marko Tutina, Michael De Bakey, Nixon, Roberto Bosio, Washkansky

Luoghi citati: America, Fiuggi, Mosca, Stati Uniti, Torino, Urss, Usa, Zagabria, Zurigo