Una zarina infagottata

Una zarina infagottata Dopo le sfilate dell'alta moda a Roma Una zarina infagottata Enorme volume di pellicce, cappottoni e sciarpe per l'inverno stile Loden e velluto a coste preferiti dai sarti più realisti "russo" La parola d'ordine per la moda d'inverno starebbe bene sulle labbra di un'eroina cecoviana, all'improvviso trovato il coraggio di lanciare il grido: A Mosca, a Mosca e di metterlo in pratica. Le immagini proposte dai sarti più convinti della validità dei nutrimenti folk nella moda con la emme maiuscola, non presentano infatti una donna gentile o soltanto misteriosa, ma aggressiva sugli stivaloni da cosacco, tanto alta e forte nella stia esilità, data per scontata, da sopportare l'immenso volume di pellicce sovrapposte, di cappottoni e sciarpe, stole e giustacuori, compreso il colbacco e certe mantelle così ampie che si avvolgono al corpo con il suono d'uno schiaffo. Marrone e nero sono i suoi colori preferiti, insieme a profondi accordi di argilla e senape; gli stampati mirabili che evocano tappeti del Caucaso e l'oro dei Boiardi contendono al velluto nero, viola, verde cupo, la palma per i modelli più prossimi al lusso triste delle zarine. Ma accanto agli ortodossi del respiro russo — Centinaro, Lancetti, Viscardi — ci sono le sfumate visioni di chi ha profumato i modelli d'inverno di appena un sottile aroma di Russia, già macerato nell'alcool dei balletti, della letteratura, della pittura: qualcosa che verrà amato e seguito facilmente dalle donne del 1975 come segno del loro essere alla moda senza strafare. Basta guardare a Laug e a Irene Galitzine e uniformarsi alla loro misura, al loro estro più levigato in André Laug, più sciolto e ardito dalla Galitzine. La gonna a matita o mollemente svasata con la blusa allacciata di lato o sulla spalla, il colletto dritto da ussaro, i cappottini smilzi con tanti piccoli bottoni, le camicette lunghe al fianco e strette alla vita da una triplice cintura, i giacconi con il collo ed i polsi di pelliccia, anche un colbacco purché non invadente, esiguo e russo quel tanto che basta. Tanti particolari nuovi nella moda di sempre e un ritorno generale agli stivali: la loro presenza nella moda di autunno-inverno è talmente folta che variegata al massimo ne è la scelta. Morbidi con pieghe flosce ma tacco svelto da Mario Valentino, in tweed o in seta impermeabile da Aldo Sacchetti, accanto a quelli attillatissimi e sempre in camoscio marrone della stessa eleganza di una scarpa prolungata e gli altri proposti da Lancetti, da puro cosacco dell'armata a cavallo. Si oscilla quindi tra la elevazione operata dall'Alta Moda dello stile sfuggito di mano persino al prèt-à-porter e oggi imperante fra le giovani — da Roma in giù sono tutte in lunghissime gonne e bluse folk cinturate, senza sguardi alla colonnina del mercurio ma grande amore alla boutique — e la capacità di far proprie, con charme e un minimo di ironia, le suggestioni nell'aria. O di ignorarle come sanno fare Mila Schoen, Enrica Sanlorenso e naturalmente, come sempre, Capucci. I giacconi in loden, in quadrigliato su gonne o pantalone, i completi di mantello in velluto a coste, gli chemisier in alpaga molli e cinturati, con l'interesse punta- to a timbri dì taglio e di accordo fra il tessuto dei vari capi del modello, vengono incontro al desiderio di discrezione, a specchio della vita pratica, di tutta quella larga fascia di donne, refrattarie alla teatralità della moda. Farà piacere alle donne sapere che ritornano di moda le giacche di pelliccia corte con cintura (Fendi) e gli scamiciati sul tailleur come ne abbiamo veduti in persiano biondo da Viscardi o in persiano filato al telaio da Naldoni, che ancora in persiano listato di serpente beige su beige esistono da Assunta piccoli cardigan capaci di valorizzare l'abito da sera più semplice. Soprattutto che preoccupati dì fornire indirizzi giusti alla pelliccia pronta, alcuni pellicciai si sono volti a realizzare modelli di lavorazione eccezionalmente pregiata in pelliccia povera. Gli agnelli toscani di Naldoni, marezzati di luce diversa per gli incassi rivelati dall'assenza di fodera e dal colore delle cuciture, le sue capre aneliate, vanno d'accordo con le pellicce-camicia di Fendi in un tipico pellame nazionale, lo scoiattolo, e con le pellegrine in solongoi, un mustelide russo che può sostituire il prezioso visone come lo zircone ingannare i non esperti di diamanti. Un tentativo che è ben lontano, per altezza di lavorazione e puntiglio di creatività, dai goffi pesanti agnelloni post seconda guerra mondiaspecie, non è quella settoriale e più utile degli espedienti di moda per velare pellicce troppo preziose per non stridere con i tempi difficili. , Lucia Sollazzo Vii modello di Laug

Luoghi citati: Laug, Mosca, Roma, Russia