Un "dossier" con prove meticolose inchioda gli amanti di Salem e i "killer" assoldati

Un "dossier" con prove meticolose inchioda gli amanti di Salem e i "killer" assoldati Il "giallo,, italo-tedesco: martedì il confronto con i testimoni Un "dossier" con prove meticolose inchioda gli amanti di Salem e i "killer" assoldati Ricostruiti minuziosamente i movimenti dei sicari del tassista e del mandante, Salvatore Lanza - Molte persone ne descrivono i movimenti in Germania - Uno di questi è l'italiano che denunciò l'intrigo: ha paura, viene tenuto in località segreta SI avvia alla svolta decisiva, dopo l'arresto del tre fratelli Giuseppe, Francesco ed Eugenio Sciattino, prelevati venerdì all'alba dalle loro abitazioni di Vcrolengo e Chlvasso, l'inchiesta sul « giallo » di Salem, la località del Badcn Wuerttemberg nella Germania Federale dove il 9 gennaio scorso è stato assassinato 11 taxista Rolf Kogl, di 31 anni. Gli ispettori della polizia criminale tedesca, Kastle e Knubben, sono ripartiti Ieri, paghi del successo dell'operazione condotta insieme agli uomini della squadra mobile al comando del dottor Ferslnl. Torneranno martedì accompagnando a Torino tre testimoni chiave della vicenda. Gli Inquirenti annettono molta importanza ai confronti con gli accusati. Questi, dal loro canto, negano ogni responsabllità: « Slamo vittime di un colossale equivoco ». L'accusa di omicidio premeditato, su commissione della vedova del taxista e del suo amante italiano Salvatore Lanza, entrambi in carcere in Germania dal 31 maggio di quest'anno, poggia seconda la polizia federale su solide basi. In particolare sulle dichiarazioni di un « supertestimone », un siciliano di 44 anni, Giuseppe Giambra, già alle dipendenze del Lanza. Era stato interpellato direttamente dal principale per « far fuori » il taxista, ma aveva rifiutato l'incarico e il relativo compenso di cinque milioni. Che il ruolo del Giambra sia molto importante è provato dal fatto che ora egli ha molta paura hr chiesto protezione. E' tenuto nascosto in una località segreta, si muove solo sotto scorta, su auto della polizia. Anche per il trasferimento in Italia, in vista del confronto in program- La cattura dei «killcrs»: agenti della Squadra Mobile circondano la villa di Verolengo e arrestano i fratelli Schittino liani, uno con i baffi alla mongola (all'epoca li portava Eugenio Schittino), poco prima che arrivasse il taxista Kogl; una ragazza che passava in auto sul luogo del delitto quella tragica sera e scorse alla luce dei fari la Mercedes della vittima con la portiera aperta e un giovane « con i baffi » in piedi accanto alla vettura. Come si difendono i tre fratelli dall'altra sera rinchiusi alle « Nuove »? Interrogati dal sostituto procuratore della Repubblica dottor Vincenzo Silvestro, in base agli elementi contenuti nel « dossier » della polizia tedesca, hanno respinto tutto, dicendosi vittime di una macchinazione e di calunnie. Sembra che abbiano detto: « Non vediamo da venti anni il nostro compaesano di Lascari, Salvatore Lanza ». Eppure nel corso delle perquisizioni negli alloggi di Verolengo e Chivasso sono state trovate lettere pervenute recentemente dal Lanza e inoltre un giubbotto di velluto marrone, con collo in pelliccia, notato dai testimoni oculari la sera del crimine. La prosecuzione dell'inchiesta rischiarerà ogni ombra sulla vicenda, dovrà appurare anche se è vero che il Lanza e la bionda amica Helga Kogl, la vedova ventottenne del taxista, hanno sborsato 30 milioni di ricompensa per l'omicidio a pagamento, detraendoli dall'anticipo riscosso dopo II delitto per una assicurazione sulla vita contratta dal morto (pare che l'intera indennità, 450 milioni, non sia stata ancora pagata). La storia del « caso Kogl » è raccontata in un rapporto compilato meticolosamente dagli inquirenti della Germania federale. Gli ispettori Kastle e Knubben non hanno trascurato nulla, scandagliando nel passato dei personaggi, raccogliendo ogni dettaglio. Il documento è coperto dal segreto istruttorio, pochi elementi sono trapelati. Possiamo tentare in base ad essi di ricostruire l'intera, sconcertante vicenda. Il delitto avviene poco dopo le 18 a due chilometri da Salem, sulla strada per Tuttlingen, un posto isolato. Mezz'ora più tardi la polizia trova il cadavere di Rolf Kogl, con due fori di proiettili alla tempia sinistra. La pistola usata è una Beretta cai. 7,65, 1 bossoli rimasti sul terreno sono di fabbricazione italiana. La polizia interroga subito Helga Kogl, la donna riferisce che il marito ha ricevuto una chiamata poco prima delle 18 e le ha detto: « Devo andare in una banca, appena fuori Salem ». Si pensa a un'aggressione per rapina, ma la donna afferma: « Non mancano soldi dalle tasche di mio marito ». Solo quando 1 giornali avanzeran¬ti 1111 11 iimiii ■■ ii i ti 111111 i 111 iìi iiiiiiiiiiiiii 1111 no altre ipotesi sul delitto, lei si affretterà a smentirsi, preoccupata: « Dal portafogli mancavano 120 marchi ». I testimoni, di cui già abbiamo detto, si presentano spontaneamente rispondendo all'appello dei- la polizia che fa pubblicare an- , nunci sul giornali, invitando alla collaborazione. La telefonata al taxista è stata fatta da una cabina pubblica, nei pressi di una banca. Una donna di 56 anni, ferma sul posto con tre giovani, fa caso a quello che telefona e all'altro che aspetta fuori della cabina. Dirà: « Sembravano italiani, uno con i baffi, poco dopo sono saliti sul taxi ». La stessa descrizione fornisce la ragazza che transita in auto e vede il taxi fermo sul ciglio della strada: « Ho potuto scorgere un giovane sui 25 anni, con capelli lunghi, baffi ». Via via alle indagini vengono acquisiti altri tasselli del mosaico. Le chiamate ai taxi in Germania vengono registrate. Si scopre che il 20 novembre il Kogl ne ha ricevute due, parlava una voce di uomo, cattivo tedesco, accento italiano. Il taxista accorse, ma all'uscita da casa un'auto tentò di investirlo, poi arrivò all'appuntamento e non trovò nessuno. Era stato il primo tentativo di ucciderlo. Allora non si trattava di rapina. E la vedova, che propendeva per questa tesi, cominciò ad apparire sotto una nuova luce. I sospetti si aggravarono quando si scoprì la faccenda del l'assi au¬ razione, 540 mila marchi. La polizza stipulata pochi mesi prima dal Kogl era per 270 mila marchi, ma in caso di morte accidentale l'assicurazione raddoppia. La polizia volle andare più a fondo. Sposati nel luglio '64, i Kogl ge¬ stivano una agenzia di taxi e spe- dizioni, anche la moglie lavorava in ufficio. Ma pare che il taxista non fosse molto contento della vita coniugale, per le frequenti infedeltà di lei. Un litigio dopo l'altro. Nell'agosto '72, accerta ancora la polizia, la bionda Helga ha conosciuto il Lanza, pure sposato ma divorziato. E' «l'amante latino », fama di dongiovanni, una serie di affari spericolati, recitatore di manodopera: dalla Sicilia ha fatto arrivare nella zona centinaia di paesani, è uomo rispettato e temuto. Il taxista scopre la tresca nel dicembre '72, chiama il rivale per una spiegazione, gli rompe alcuni denti, costringendolo a ricorrere al dentista per una protesi. Pochi mesi dopo, quando stipulerà l'assicurazione collegata a un mutuo per la casa che vuole costruire, si confiderà con la sorella: « Non vorrei intestarla a mia moglie, non merita nulla ». I due amanti di Salem si difendono, dopo l'arresto. Lanza: « Non c'entro con il delitto; non ho avuto una relazione con Helga Kogl ». Nega, ma si contraddice. Ad esempio la polizia sa che lui il 9 gennaio si trovava a Goldbach, dove hanno notato la sua Mercedes rossa. Nega anche questo, anche se potrebbe essere un alibi. Poi ci ripensa: « Sì, è vero, non volevo dirlo perché con me c'era una minorenne ». Per comprovarlo ricerca la ragazza con inserzioni sui giornali. Non ottiene risposta. Giuseppe Giambra. Interrogato dalla polizia confida che nell'ottobre '73, per uccidere il taxista, Lanza gli ha dato la sua pistola. Il manovale respinge la proposta, l'altro parte per Torino. Sembra che il Lanza abbia negato in carcere di essere venuto in Italia in quell'epoca e di aver affidato la sua Beretta 7,65 al Giambra: « Tienimela, poi te la richiederò ». Cosa che sarebbe avvenuta puntualmente prima del delitto. Al suo ritorno in Germania — avrebbero accertato gli Inquirenti — due italiani furono visti in giro con lui a Salem. I connotati corrisponderebbero a quelli del fratelli Schittino, Eugenio e Francesco. Il maggiore, Giuseppe, l'antiquario, sarebbe stato « la mente » del delitto. Su questi dati il pretore di Uberllnger il 31 maggio scorso ha firmato gli ordini di arresto per 1 due amanti. Convinto il magistrato tedesco, altrettanto lo è stato l'altra sera 11 procuratore dott. Silvestro che ha inchiodato i tre Schittino a una accusa da ergastolo: omicidio premeditato di Rolf Kogl. La parte italiana dell'Inchiesta sul caso (il processo ai fratelli arrestati si svolgerà presso la nostra corte d'assise) è ora rivolta a lumeggiare le figure degli accusati. Eugenio e Francesco Schittino hanno altre pendenze con la giustizia: rapine, furti, dentenzione di armi. E' inspiegabile come, con tante accuse, fossero liberi. Risalendo indietro negli anni, si cerca ora anche di approfondire vecchi fatti di sangue avvenuti in Sicilia. Un giovane pastore, Carmelo Giallombardo, dopo un violento litigio con il padre degli Schittino, Angelo, venne trovato morto sui binari della ferrovia Si pensò a un suicidio, poi una telefonata anonima insinuò dei dubbi sulle responsabilità di Giù seppe Schittino. Ma, processato con altri due, Domenico Liberti e Domenico Barreca, venne insieme ad essi prosciolto per insufficienza di prove. Sempre Giuseppe Schittino era stato protagonista di un altro episodio. Braccato dai carabinieri, aveva avuto con loro un conflitto a fuoco. La catena del precedenti prosegue nel '54 quando a Lascari di Palermo viene ucciso Angelo Schittino. E' incolpato il fratello di Carmelo Giallombardo, Francesco: altra assoluzione per insufficienza di prove. A quegli anni risale l'amicizia fra le famiglie Schittino e Lanza: Salvatore è ancora un ragazzo, ha 14 anni nel '60 quando emigra in Germania. Ma non ha dimenticato i « paesani ». Si è ricordato degli Schittino nel momento in cui ha avuto bisogno di uomini « decisi e fidati »? La polizia tedesca ne è convinta. ma fra due giorni, sono stale disposte misure eccezionali a tutela della sua incolumità. A stretta vigilanza saranno sottoposti anche gli altri testimoni. Sono una donna che !a sera del delitto notò presso una cabina del telefono la presenza di due ita-