Nella dc qualcosa cambia ma per adesso non si vede di Luca Giurato

Nella dc qualcosa cambia ma per adesso non si vede Terza giornata di lavori al Consiglio democristiano Nella dc qualcosa cambia ma per adesso non si vede Fanfani dovrebbe rimanere alla segreteria con una grossa maggioranza e, fuori della maggioranza "Forze Nuove" e la "Base" - Colombo elogia la relazione del segretario de - Andreotti non rompe con Fanfani, forse perché non vede sostituzioni di suo gradimento - Forlani e Piccoli si sono schierati con Fanfani (Nostro servizio particolare) Roma, 20 luglio. Terza giornata di lavori al consiglio nazionale della de e grande «sfilata» di notabili dorotei ed ex dorotei, da Piccoli a Colombo, da Andreotti a Gullotti. Tra ministri e capigruppo, si sono inseriti un ex segretario del partito, Arnaldo Forlani, che ha difeso la relazione di Fanfani, e un eterno contestatore sia del vecchio sia del nuovo leader, Giovanni Galloni, che l'ha invece demolita. Un discorso critico è stato quello del deputato di «Forze nuove» Fracanzani, che fuori dell'aula non risparmia qualche mugugno anche per le «incertezze», tattiche o reali, di Donat-Cattin. Gli interventi si susseguono a getto continuo, ed i lavori andranno avanti nella notte, riservata alla «palude», cioè ai parlamentari che tutti continuano a non conoscere nonostante gli appelli e le sottoscrizioni per portare un po d'aria nuova nella de. «Clou» della giornata domenicale dovrebbero essere gli interventi di Rumor e De Mita; la replica di Fanfani è attesa per lunedì. Tra i primi a prendere la parola stamane, il ministro delle Partecipazioni Statali Nino Gullotti ha rilanciato dalla tribuna del consiglio il «patto di sviluppo», che a Palermo, al congresso dei giovani de, fu interpretato come un «sì» al compromesso storico, poi smentito. «Non si tratta di sciogliere un vincolo di alleanze ma di affrontare un nodo di contenuti — ha ribadito — altre forze, non politiche, approfittano della caduta di consenso per supplire in modo particolarmente inadeguato al vuoto di potere». L'economia Gullotti ha poi sostenuto che la riforma fondamentale dell'economia italiana è un ri. lancio di tutto il sistema economico e produttivo ed ha concluso il suo intervento in questo modo: di fronte alla miscela esplosiva della crisi politica e della crisi economica, il partito non può pensare che sia possibile aggregare la domanda e il consenso senza fare scelte precise, senza diventare esso stesso una scelta. «Il partito è scelta e quan- do è scelta è unità». Dunque, «sì» a Fanfani, anche se non entusiasta, e «no» alla contestazione. Forlani ha aperto il suo discorso con le parole «esigenze di ricambio» che hanno provocato un po' di sorpresa e sbandamento nella platea. Subito dopo ha però precisato: «Queste sono ormai illusioni, fughe dalla realtà». L'assemblea si è ripresa: l'ex allievo si schierava con l'ex maestro (si dice che in privato Forlani chiami Fanfani «professore»). «Si tratta invece di misurarsi insieme su un terreno comune — ha continuato — di maggiore impegno e di più adeguata corrispondenza ai fatti, accogliendo l'invito del segretario politico a superare le divisioni artificiali e i sindacati di potere, per guardare con la stessa responsabilità ai compiti complessivi che abbiamo verso il Paese. E verso il Paese i nostri sono più che mai compiti di direzione e di governo». Ed ecco la sua conclusione: «Non dobbiamo chiuderci in noi stessi per leccarci le ferite e per trovare propositi di rivincita. Al contrario, dobbiamo ricercare le occasioni serie di reincontro non solo con la cultura laica più seria, ma anche con i cristiani democratici che non si considerano oggi democratici cristiani». Su queste ultime parole Giovanni Galloni, uno dei leaders della «Base», è senz'altro d'accordo; poco più. «Siamo già al centro della tempesta — ha esordito — e in questa fase è allora necessario un approfondito e impietoso riesame critico ed autocritico e il coraggio conseguente di cambiamenti profondi e radicali». Galloni vuol «cambiare pagina» e attacca la gestione e la linea di Fanfani su tutti i temi e su tutti i campi. Sul referendum: «Quelle stesse forze e quelle stesse autorità del mondo cattolico così appassionate ieri nel voler misurarsi sul referendum, oggi ci rimproverano di non averle a suo tempo sufficientemente illuminate». Sui problemi congiunturali: «Devono essere guardati con una "finalizzazione" che conduca a un mutamento radicale di strutture, cioè alle riforme ». Questo — ha aggiunto — «è il punto centrale del dissenso emerso nella direzione del 3 giugno ed è attorno a questi temi di fondo che è nata e poi rientrata la crisi di governo, che è nata la crisi di segreteria». Chiarimento «Non erano dissensi di piccolo conto — ha detto ancora Galloni — quelli su cui si ruppe l'unanimità del voto di direzione e si aprì la crisi di segreteria e, dopo gli insoliti dimissionamenti, si ebbero le dimissioni che l'amico Marcora ha ieri motivato con una precisa motivazione politica e con una richiesta di chiarimento politico generale». Se l'accordo di Palazzo Giustiniani non ha retto, vuol dire che «questa gestione unitaria si è rivelata insufficiente e inadatta a rinnovare il partito e a determinare un preciso indirizzo politico. Deve essere portato avanti un chiarimento politico più vasto. Ma un chiarimento che l'urgenza dei tempi e la delicatezza della situazione consiglia rapido e senza rinvìi». Al termine del suo intervento il deputato della «Base» ha parlato dei rapporti con il partito comunista: se si riconosce al pei, attraverso la consultazione, il ruolo di maggiore partito dell'opposizione democratica, non ci si può sottrarre «all'ovvia con¬ I seguenza che si tratta di un partito democratico, il quale, a seconda del risultato elettorale e degli accordi, può stare all'opposizione, al governo da solo e ai governo con la de come tutti gli altri partiti dell'arco democratico». Se Galloni afferma che c'è bisogno di un grande, profondo rinnovamento di uomini e di programmi, al ministro del Tesoro Colombo stanno bene quelli che ci sono, anche se il discorso che ha pronunciato davanti al «parlamentino» va letto molto in trasparenza. «Tra gli elogi che si possono fare alla relazione del segretario del partito — ha detto — vi è innanzitutto quello di un sostanziale equilibrio tra l'autocritica necessaria e la volontà di non smarrirsi in essa. In questo equilibrio, sta il legame operante tra il passato e l'avvenire della de». Quale potere Ci sono comunque difficoltà per uscire dalla crisi e secondo Colombo potrebbe manifestarsi la tentazione di salvare il potere della de attraverso rischiosi patteggiamenti politici: «Una simile tentazione — ha concluso — non deve trovare spazio tra noi, non già in nome del moralismo o di un idealismo di maI niera, ma proprio in quanto le mere operazioni di potere non premiano nessuno, soprattutto un partito come la de. Esse più che operazioni di potere finirebbero per configurarsi come vere e proprie operazioni di liquidazione del potere». L'altro leader di «Impegno democratico» il suo eterno amico-nemico Andreotti è stato più cauto, quasi enigmatico. Si continua a parlare di lui come del futuro presidente del Consiglio per rilanciare il centro-sinistra che langue e il ministro della Difesa, per ora, preferisce far parlare gli altri sui temi più delicati. Respinge l'affermazione che la de abbia iniziato la «parabola discendente», precisa che il «problema vero sta nel quadro politico» e fa proposte concrete per la valorizzazione dei parlamentari, dei consiglieri comunali, provinciali e regionali. Una riguarda «un'assemblea programmatica nazionale», da tenersi nel prossimo ottobre e da prepararsi in modo adeguato, con la partecipazione di tutto il partito e la collaborazione di esperti e di studiosi. Il discorso di Piccoli è stato reso noto a tardissima ora, è ampio e dettagliato. Nella parte finale si parla della famosa «consulta» proposta da Fanfani. «L'istituzione di una consulta ristretta — posta problematicamente dal segretario del partito — o di un ufficio politico, come altri l'hanno definita, è stata oggetto di diverse interpretazioni e non convergenti valutazioni (...). Se la consulta, accanto al l'azione di consiglio per la vita politica nelle scelte fondamentali si proponesse il problema di facilitare, con proposte, con garanzie, con interventi diversi e tempestivi il rinnovamento dei gruppi dirigenti del partito, avrebbe un compito delicato e importantissimo, e, sacrificandolo per le legittime resistenze che io rispetto ma che vorrei vedere superate, forse non avremmo fatto l'interesse del partito in questo travagliato periodo». Piccoli conclude affermando che accetta la proposta di Fanfani. Non l'accetta invece Fracanzani (anche questo discorso è arrivato tardissimo) il quale, dopo un durissimo giudizio sulla segreteria politica, ha dichiarato: «Senza incertezze la sinistra deve riprendere il suo preciso ruolo di minoranza». Luca Giurato

Luoghi citati: Palermo, Roma