Arrestati tre fratelli che hanno eliminato un taxista tedesco su ordine della moglie

Arrestati tre fratelli che hanno eliminato un taxista tedesco su ordine della moglie "Giallo,, tra il Wuerttemberg e il Piemonte: passione e killer pagati 30 milioni Arrestati tre fratelli che hanno eliminato un taxista tedesco su ordine della moglie Il movente: la donna voleva riscuotere una forte assicurazione sulla vita (mezzo miliardo) e vivere con l'amico, un giovane siciliano - Sarebbe stato quest'ultimo a rivolgersi ai compaesani, che vivono a Chivasso, per chiedere loro di uccidere il marito dell'amante tedesca - Il 9 gennaio il delitto (2 colpi a una tempia) a Salem, sul lago di Costanza - Si era pensato a una rapina, poi le indagini hanno portato alla scoperta dell'incredibile retroscena Tre fratelli arrestati dalla squadra Mobile all'alba di ieri per un delitto avvenuto in Germania il 9 gennaio scorso. Il classico « giallo » con il classico triangolo: lui, lei, l'altro. Due colpi a una tempia del marito, un tassista, sparatigli a bruciapelo nell'auto su una strada deserta, spianano la via all'amico consentendogli di andare a vivere con la donna. I due riscuotono un cospicuo premio di assicurazione sulla vita — 450 milioni — e con una parte della somma, trenta milioni, pagano i « killers » che hanno fatto la loro fortuna. Poi, però, finiscono entrambi in galera, in Germania. Ora anche gli esecutori, dopo pazienti indagini, sono al « redde rationem ». Si tratta di Eugenio e Giuseppe Schittino, di 30 e 41 anni, abitanti a Verolengo, e di Francesco, 32 anni, con dimora a Chivasso. L'accusa è da ergastolo: omicidio premeditato. A tarda sera, dopo lunghe ore di interrogatori, il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Silvestro, ha firmato gli ordini di cattura. La vittima si chiamava Eoli Kogl, 31 anni, abitava a Salem, un piccolo centro del BadenWuerttemberg, nei pressi del lago di Costanza. Vita tranquilla, di provincia, lavoro di tassista, qualche svago, molte ore passate in casa con la moglie Elga, 28 anni e le figlie Silvia e Armine, di 2 e 6 anni. Una famigliola come tante, con problemi, ansie, speranze a scandire il ritmo dell'esistenza. Fino a che non è comparso all'orizzonte « l'altro », nella persona di un italiano, Salvatore Lonza, 34 anni, da quindici immigrato a Salem dalla Sicilia. Il paese di origine. Lascari di Palermo, ha un ruolo importante nella vicenda, come vedremo. I tre arrestati sono infatti compaesani del Lanza. Il giorno del delitto, 9 gennaio, Rolf Kogl è in casa, verso le 18. La moglie racconterà in seguito: « Ha telefonato un cliente, lui è uscito con la Mercedes. Non so più niente ». La chiamata proviene da una località a due chilometri da Salem sulla strada di Tuttllngen, presso una banca. Il tassista — hanno accertato gli Inquirenti — ci arriva in pochi minuti e trova ad aspettarlo due giovani che salgono sulla macchina. Sono i killers. L'assassinio avviene poco lontano. La polizia sulle prime pensa ad una rapina finita nel sangue. La vittima è stata freddata da due colpi di rivoltella ad una tempia. Un terzo proiettile ha fracassato un faro della Mercedes: forse in extremis il guidatore ha tentato di ribellarsi fuggendo. Oppure gli esecutori del crimine hanno pensato di confondere le tracce con una messinscena. Se questo è il loro scopo ci sono riusciti, perché a caldo nessuno degli Inquirenti avanzò ipotesi diverse da quella dell'aggressione a scopo di rapina. Questa tesi resta valida anche quando si sa che alcuni testimoni hanno visto In faccia gli assassini. Quattro giovani e una donna si trovavano vicino alla cabina telefonica dalla quale venne chiamato il taxi. Alla polizia dichiarano di aver notato « due italiani, siciliani a giudicare dall'aspetto, dai capelli nerissimi. Uno aveva i baffi spioventi, alla mongola. Telefonarono e subito dopo arrivò la Mercedes ». Anche una ragazza di 30 anni testimonia di essere passata In auto sul luogo del delitto: « Ho sentito un colpo di pistola, ho acceso gli abbaglianti. Sulla strada c'era una Mercedes ferma, la portiera aperta. Mi è parso di scorgere li accanto, in piedi, un giovane con i baffi ». I tentativi di gettar luce sul « giallo » non fanno passi avanti per giorni e giorni. La vedova Kogl, si mostra disperata per la perdita del marito. L'Inchiesta compie una svolta quando la polizia scopre che l'in- ■ iii;]iiii:iriiiJiiiiiiiiiiMiiiitMiiiririiiii!iiTiiiF([ii consolabile vedova ha riscosso un favoloso premio di assicurazione, 450 milioni, ed è andata ad abitare Insieme a Salvatore Lanza. Una settimana prima dell'assassinio Rolf Kogl aveva confidato alla sorella Herta: « Ho contratto un mutuo per costruirmi una villa; così ho dovuto stipulare anche una forte assicurazione sulla vita ». In Germania una simile procedura è obbligatoria, la banca si premunisce in modo da ricuperare 1 soldi in caso di prematura scomparsa del cliente. Ma la polizia apprende un altro particolare, più grave: il tassista aveva aggiunto, nel suo discorso alla sorella: « Vorrei però cambiare il beneficiario della polizza. Mia moglie Elga mi tradisce, non merita nulla, meglio che io pensi soltanto ai figli ». Aveva scoperto la relazione tra la bionda Elga e il bruno italiano Salvatore Lanza nv fin da qualche mese prima. Nel dicembre scorso era andato persino a cercare il rivale, ed era venuto alle mani con lui, dopo avergli intimato: « Non infastidire più mia moglie ». Ora anche la magistratura e la polizia tedesche scoprono questo antefatto e le Indagini inboccano la pista « Lanza ». Accertano che il giovane è arrivato a Salem nel '60, ha aperto un negozietto di frutta e verdura. Tre anni dopo si è sposato, ha due figli, il matrimonio è naufragato nel divorzio. Anche gli affari hanno avuto alti e bassi. Lasciato il negozietto, il siciliano nel '69 ha aperto a Salem un grande supermercato, ma è fallito dopo un anno, per una somma ingente, 150 mila marchi. Tuttavia si è subito risollevato: ha Iniziato l'attività di allevatore di suini ad Hettenwei- ler. Nello stesso periodo ha conosciuto Elga Kogl. Pare logico, a questo punto, che si colleghi Lanza al delitto. I milioni dell'assicurazione riscossi dalla vedova, il fatto che un mese dopo l'assassinio i due si mettano a vivere Insieme, insospettiscono gli Inquirenti. Ma i sospetti sembrano, in un primo tempo, smentiti. La polizia ha le dichiarazioni dei testimoni oculari e una precisa descrizione degli assassini, tradotta in eloquenti «1dentiklt ». Salvatore Lanza non solo è ben diverso da queste immagini, ma presenta anche un alibi inattaccabile. Respinge Indignato ogni insinuazione. Finché, II 25 maggio tutta la sua difesa s'Incrina per la testimonianza di un altro italiano, Giuseppe Giambra, di Caltanissetta che va spontaneamente a raccontare alla polizia: « Salvatore Lanza nel mar¬ zo del '73 mi ha offerto cinque milioni perché uccidessi un uomo. Io ho rifiutato. Allora lui è partito per l'Italia. So che andava a cercare in Piemonte, nei dintorni di Torino, due compaesani suoi, di Lascari, che svolgono la sua stessa attività, allevatori di maiali ». Forti di questa accusa circostanziata e dell'identikit dell'uomo con i baffi, descritto In modo singolarmente preciso dai testimoni del tragico 9 gennaio, i poliziotti tedeschi si mettono In contatto con le autorità italiane. Un lavoro lungo di preparazione, scambio di dati e fotografie, indagini senza dare nell'occhio. Si scopre che Eugenio Schittino, che abita a Verolengo sulla strada per Casale 101, è sorprendentemente somigliante all'identikit di uno dei killers, quello con 1 baffi. Anche lui è di Lascari, si sa che la sua fapnmadilnua famiglia e quella di Lanza hanno avuto, In passato, frequenti rapporti. A questo punto si predispone la trappola. Dopo la richiesta ufficiale al ministero di Grazia e Giustizia che autorizza gli Inquirenti tedeschi del Baden Wuerttemberg a venire in Italia, si serrano le maglie dell'Inchiesta. Dieci giorni fa arrivano a Torino l'ispettore capo Kastle e il commissario Knubben, accompagnati da un agente e da un interprete ufficiale. Gli ultimi accertamenti compiuti In collaborazione con la squadra mobile torinese, al comando del dott. Fersinl, hanno visti Impegnati anche il funzionario dott. Sassi, 1 marescialli Patera e Mari, gli agenti Tropiano e Titone. Il momento culminante dell'operazione è scattato ieri alle 5,30. Cinque « Giulie » con agenti in borghese raggiungono la villa di Giuseppe Schittino, alle porte di Verolengo, sulla strada per Casale. Ci abita anche il fratello Eugenio. A quell'ora dormono tutti. La zona è circondata, gli agenti entrano nel giardino, pistola in pugno. Si accende una luce, qualcuno spalanca una finestra. « Fermi tutti, polizia ». Giuseppe Schittino scende ad aprire: « Ce l'avete con me? Piano, mi raccomando, non fate rumore, ho un'attività commerciale ». In un vasto magazzino a pianterreno sono disposti in ordine numerosi pezzi di antiquariato. Anche la villa ha un arredamento di lusso. L'antiquario e il fratello vengono portati in Questura. Comincia la perquisizione ordinata dal procuratore dott. Silvestro. Alle 6, « sorpresa » in casa di Francesco Schittino, in via Foglizzo 33 a Chivasso. E' Eugenio tra gli agenti a suonare 11 campanello e a rispondere al citofono per non allarmare 11 fratello. Questi è in casa e sta dormendo con la moglie, il figlio, una sorella. Non protesta, non discute. SI veste e segue gli agenti. Anche la sua abitazione viene perquisita. Gli inquirenti si recano anche a Rondissone dove Francesco ed Eugenio Schittino gestiscono un piccolo allevamento di maiali. La loro unica attività? O serve loro solo di copertura per altri traffici? Il magistrato ha Incominciato gli interrogatori verso le 10. Il massimo riserbo circonda l'Inchiesta. Solo a sera, come si è detto, i tre sono stati formalmente incriminati per « omicidio premeditato del taxista Rolf Kogl ». Non si sa come gli arrestati si siano discolpati, in che modo abbiano replicato alle circostanziate accuse contenute nel « dossier » messo insieme in Germania. Gli assassini — ecco un punto fermo — erano certamente In due, quella tragica sera del 9 gennaio. Eugenio e Francesco Schittino? E allora che ruolo avrebbe avuto il fratello maggiore Giuseppe, l'antiquario, nella vicenda? Quali le prove raccolte anche a suo carico? Le perquisizioni, secondo notizie trapelate in serata, avrebbero portato alla scoperta di materiale definito « molto importante ». Fra le carte rinvenute nelle case degli arrestati ci sarebbe della corrispondenza con Salvatore Lanza. Inoltre, e la prova avrebbe notevole rilevanza, pare sia stato trovato anche un giubbotto di pelle scura, con 11 colletto di pelliccia, che secondo i testimoni al momento del delitto era indossato da uno dei due killers. Nel prossimi giorni è previsto l'arrivo a Torino di tre testimoni che saranno messi a confronto con gli arrestati. Sono: uno del giovani che vide gli assassini telefonare dalla cabina pubblica, la donna che passava In auto e senti il colpo di pistola riuscendo a intravedere « il giovane con i baffi » (Il portava a quell'epoca Eugenio Schittino che oggi ha 11 viso glabro), Giuseppe Giambra, il siciliano di 44 anni al quale il Lanza avrebbe proposto invano di « fare il lavoro ». Il Lanza è stato arrestato 11 31 maggio scorso, insieme all'amante, proprio in seguito alla testimonianza del Giambra. Le indagini proseguono, inoltre, per mettere in chiaro i rapporti passati fra gli Schittino, il cui padre fu ucciso nel '54 a Lascari, e il Lanza. Perché quest'ultimo si sarebbe rivolto proprio a loro, contando sul silenzio, sicuro dell'amicizia e della fedeltà dei compaesani? Dovrà trovare conferma anche l'ipotesi sul prezzo del delitto, trenta milioni «con licenza di uccidere »: mancano dalla somma liquidata dall'assicurazione e la vedova non ha spiegato dove sono finiti. Nell'Interrogatorio davanti al dott. Silvestro, alla presenza della polizia federale tedesca, Eugenio e Francesco Schittino sono stati assistiti dall'avvocato Perla, Il fratello Giuseppe dall'avvocato Logreco. Sul contenuto delle deposizioni anche i legali mantengono il riserbo. All'uscita dalla questura, al termine della lunga seduta con il magistrato, alle 21,30, i difensori hanno riferito soltanto: « Gli arrestati hanno negato tutto, per quanto li riguarda si tratta di un grossolano equivoco ». Forse il confronto con i testimoni in arrivo dal Wuerttemberg avverrà martedì prossimo. Servizio di: Antonio De Vito, Ezio Mascarino e Renato Rizzo Rolf Kogl ucciso a rivoltellate - La moglie Elga e l'amante, Salvatore Lanza, arrestati in Germania - La villa di Verolengo dove vivevano i « killer »