Dietro il benpensante, la violenza di Marzio Fabbri

Dietro il benpensante, la violenza Il legale che si drappeggiava del tricolore Dietro il benpensante, la violenza ( Nostro servizio particolare ) i Milano, 19 luglio. Adamo Degli Occhi è nato a Milano l'S febbraio del 1920. Come lui avvocati il nonno, il padre e il fratello. Poco più che ventenne partecipa alla lotta partigiana in una formazione « bianca », la Puecher, meritandosi una decorazione a Rovagnate in uno scontro con la colonna del gerarca Farinacci. Laureatosi a Milano nel '43, subito dopo la guerra entra nello studio del padre Cesare, notissimo penalista e monarchico fervente dopo essere stato uno dei fondatori del partito popolare con don Sturso. A 31 anni. Adamo Degli Occhi inizia la sua avventura politica e diventa consigliere comu- naie nelle liste della democra-1 zia cristiana. Ben presto però si dimette, soprattutto perché sugli stessi banchi dì palazzo Marino, ma nelle file monarchiche, siede il padre. E' solo l'inizio della sua parabola politica che lo spinge sempre più a destra. Anche la sua attività forense risente di questo nuovo impegno politico. Dopo aver difeso in corte d'assise d'appello Carlo Inzolia, nel caso Fenaroli, diventa il patrono di Fumagalli, anche lui ex partigiano passato alla destra più estrema. Poi è il legale dei neofascisti di «Avanguardia nazionale », condannati per un attentato dinamitardo alla federazione del psi di Brescia, del generale Nardel- 10 di Verona ricercato da 5 mesi nel quadro dell'inchiesta sulla « Rosa dei venti », infine si interessa anche di piccoli processi ed è patrono di Stefano Crovace, detto « mammarosa », picchiatore sanbabilino. Parallelamente, assieme a Fumagalli, dà vita all'associazione « Italia unita » con sede in piazza del Duomo 21. E' una lega tra organizzazioni dì estrema destra per sviluppare un'azione comune. « Italia unita », però, l'anno dopo naufraga clamorosamente quando Fumagalli e 11 Mar passano all'azione violenta con attentati ai tralicci in Valtellina. Sempre in quel periodo a Milano si svolge nella sede del « Circolo giuliano dalmata » una riunione tra esponenti di estrema destra che studiano una strategia di « attacco ». Si parla anche di autofinanziamento attraverso reati comuni. Secondo alcuni. Degli Occhi è presente. L'avvocato, deluso da «Italia unita», ha comunque preparato una nuova creatura, la « Maggioranza silenziosa ». Ispirato alle parole dell'ex vicepresidente americano Spiro Agnew, il movimento fa appello alla borghesia spaventata dalle manifestazioni della sinistra extraparlamen- tare che ogni settimana sfila per le vie di Milano. Alla prima uscita pubblica partecipano oltre ai missini, democristiani (l'avvocato De Carolis, capogruppo consiliare) e iscritti ad altri partiti. Ben presto, però, appare chiaro a tutti chi in realtà muove la « Maggioranza silenziosa » e al secondo corteo scoppiano incidenti. Viene assaltata e bruciata la sede di Italia-Cina e una sezione del pei. Mentre il centro di Milano è invaso dal fumo dei candelotti lacrimogeni, i neofascisti ingaggiano con la polizia cinque ore di scontri. Il bilancio è pesante. I benpensanti abbandonano la « Maggioranza silenziosa », mentre il suo leader, avvolto in un tricolore, passeggia per piaz- za del Duomo. Malgrado vi sia un mese dopo un'altra manifestazione, questa volta senza incidenti, il movimento creato dall'avvocato Degli Occhi è destinato a morire. All'ultimo corteo partecipano solo neofascisti, fra loro alcuni fra i più truci esponenti dell'ex Repubblica di Salò come Ampelio Spadoni, già vicecomandante della « Legione autonoma Muti », tristamente nota a Milano negli anni dal '43 al '45. Poco dopo, Degli Occhi tenta un rilancio del movimento fondando il periodico « Lotta europea ». Ne affida la direzione a Luciano Bonocore, considerato un « intellettuale di destra », ma recentemente rinviato a giudizio per atti di violenza. Nella sede è appeso un manifesto giallo e nero che raffigura Francesco Giuseppe: sopra, la scritta: « Europa, una, cattolica, imperiale ». Degli Occhi rifiuta l'etichetta di fascista; preferisce quella di reazionario. Comunque, le persone di cui si serve, o che si servono di lui, sono chiaramente fasciste. Nel '72, alle elezioni politiche fa la sua ultima comparsa ufficiale e si presenta candidato nelle liste del msi, come indipendente. Risulta il secondo dei non eletti, ma oggi, dopo la morte dell'on. Nicola Romeo e l'ingresso alla Camera dell'avvocato Benito Bollati, è il primo dei non eletti. Con il partito comunque già alla fine di quell'anno non è in buoni rapporti, tanto che annuncia che non si recherà al congresso nazionale. Proprio in quei giorni viene aggredito sotto la sua abitazione da avversari politici armati con spranghe di ferro e bastoni. Gli gridano «sporco fascista» e lo tempestano di colpi, lasciandolo a terra sanguinante. Ricoverato al Policlinico per un grave trauma cranico, è giudicato guaribile in una ventina dì giorni. Ufficialmente, della sua at¬ tività politica non si sa più nulla, ma è certo che abbia continuato a tenersi in contatto con Carlo Fumagalli. Ne fa fede la testimonianza del giornalista Giorgio Zicarì il quale, quando ha deciso di rivelare la sua passata attività nelle file del Sid (servìzio informazioni difesa), ha raccontato che fu proprio Degli Occhi a presentarlo a Fumagalli ed a garantire per lui. Nel giugno scorso, Degli Occhi entra clamorosamente nelle inchieste per la strage di Brescia e per il campo paramilitare scoperto a Pian del Rascino (Rieti). In veste di « testimone importante » viene prelevato dai carabinieri nella sua abitazione e portato a Brescia dove per due volte viene sottoposto a lunghissimi interrogatori. Tutte e due le volte gli viene concesso di tornare a casa e dichiara ai giornalisti: «Sono vittima di una montatura ». Per il giudice, a suo carico c'è qualcosa di più e stamane è stato arrestato. Marzio Fabbri