Avellino allarmata: vuole la verità sui tre bimbi morti nel brefotrofio di Clemente Granata

Avellino allarmata: vuole la verità sui tre bimbi morti nel brefotrofio Ci sono molti timori, si pensa al tifo o addirittura al colera Avellino allarmata: vuole la verità sui tre bimbi morti nel brefotrofio Le autorità si giustificano: "Abbiamo informato il giudice istruttore, ma nessuna norma c'impone d'informare l'opinione pubblica" -1 decessi sono spiegati con "eventi influenzali", "complicanze broncopolmonari", ma la popolazione non è soddisfatta - E' in corso un'accurata inchiesta: quasi certamente sarà ordinata l'autopsia delle salme (Dal nostro inviato speciale) Avellino, 19 luglio. Un bimbo di tre mesi colpito da febbre, scariche diarroiche e convulsioni muore in un giorno e mezzo, un altro di sei mesi fa la stessa fine in ventiquattr'ore, per una terza bambina di nove mesi l'agonia dura più a lungo, si fa in tempo a trasportarla alla clinica pediatrica di Napoli, ma le cure risultano inutili. I tre erano ospiti del brefotrofio provinciale di Avellino. Hanno cessato di vivere il 25 giugno, 1*8 e il 12 luglio, ma solo mercoledì scorso 17 luglio se n'è avuta notizia. C'è stata di sicuro una indiscrezione uscita dalle maglie del riserbo ufficiale che l'autorità competente si era imposto. Le tre creature morte dovevano essere evidentemente sepolte e dimenticate in fretta. Le modalità del decesso, violento e improvviso, e lo strano silenzio che lo ha accompagnato hanno allarmato la popolazione. Si è temuto il tifo o peggio ancora il colera. Avellino è a 55 chilometri da Napoli e l'infausto settembre del '73 pesa ancora sull'animo di tutta la gente della Campania con la forza di un trauma. Ieri, in un comunicato stampa, la Provincia ha precisato che «j decessi sono avvenuti a causa di eventi influenzali stagionali, sempre possibili e facilmente diffusibili nelle comunità, specialmente riguardanti bambini in cui spesso si riscontrano tare ereditarie»; ha aggiunto che altri ospiti del brefotrofio, colpiti dagli stessi sintomi del male, ora stanno bene, e ha concluso: «Erano già state regolarmente adottate le misure profilattiche per la stagione estiva e si è provveduto a quelle terapeutiche del caso di concerto col medico provinciale per cui la situazione sanitaria si è ora normalizzata». Le autorità dicono anche: «Abbiamo informato delle morti il giudice istruttore, come prescrive la legge, mentre nessuna norma ci impone l'obbligo di informare l'opinione pubblica». E ancora: «Non comunichiamo ì nomi dei tre bambini morti perché sono figli illegittimi e i regolamenti in vigore lo vietano». Poi mettendo sullo stesso piano eventi opposti, si afferma: «Del resto, quando un minore ruba o rapina, sul giornale si pubblicano solo le iniziali, proprio come vuole la legge». I regolamenti, la legge. In una tale dolorosa vicenda non c'è dubbio che certi dettagli sono stati osservati con uno scrupolo eccezionale, ma qui ad Avellino la popolazione si domanda se con altrettanto scrupolo sono state adottate tutte le cautele, anch'esse previste dalle norme in vigore, idonee ad evitare eventi luttuosi come quelli che si sono registrati e il diffondersi del male, e si domanda anche fino a che punto siano tranquillizzanti le assicurazioni sul perfetto controllo della malattia. Facendosi interprete di questo stato d'animo, il sindaco democristiano Antonio Aurigemma ci dice: «Sarebbe stato senz'altro più opportuno un comunicato che precisasse il numero dei decessi, la generalità dei neonati e la precisa diagnosi». E prosegue: «Non ho nessun motivo per essere allarmato, dopo le assicurazioni avute anche in via ufficiale, ma è evidente che comprendo come l'allarme nell'opinione pubblica non sia stato certo sopito dalla laconicità controproducente del comunicato stampa». Dal canto suo, in un duro documento, la sezione Gramsci del partito comunista afferma: «A tutt'oggi le pubbliche autorità ancora non trovano il modo, se non il coraggio, dì dire alla gente di quale "malattia" siano morti ì tre bambini, la cui unica colpa, pagata con la vita, è stata quella di essere stati affidati fin dalla nascita a istituti di assistenza totalmente incivili e disorganizzati. E' necessario dire la verità al più presto, ottenere l'intervento dell'autorità giudiziaria e colpire ì responsabili del caos e del disservizio». Cosa rispondono gli interessati? Nella sede della prefettura incontro, assieme ai tre commissari straordinari Freda, Fusco e Sbrescia, che reggono le sorti della Provincia perché attualmente non è possibile formare una maggioranza, il dott. Carlo Mottola, direttore sanitario dell'istituto assistenziale. Egli vuol precisare la natura della malattia. « Si tratta — dice — di complicanze broncopolmonari che per le componenti tossiche possono dar luogo a scariche diarroiche a causa dell'irritazione del nervo vago, il quale sfioccandosi sul diaframma può provocare disturbi intestinali ». E afferma: « Escludo forme di colera, tifo, paratifo ». Ma se è vero che le complicazioni broncopolmonari avevano natura virale, come 10 stesso dott. Mottola fa capire, ci si domanda perché dopo il primo decesso, avvenuto il 25 luglio, le autorità competenti non siano corse subito ai ripari evitando il propagarsi del male. E' uno dei quesiti a cui dovrà trovare risposta l'autorità giudiziaria che dovrà occuparsi della vicenda. L'inchiesta è condotta dal sostituto procuratore Balletti. E' probabile che 11 magistrato ordini la riesumazione delle salme e l'autopsia. Un fatto comunque emerge con brutalità in questa storia di bimbi morti: il disa¬ stroso stato del brefotrofio provinciale. E' nella parte vecchia della città, dietro al Duomo, in piazza Maggiore. Un edificio che aveva un'antica dignità e poi via via è andato logorandosi con il tempo. I lavori di ammodernamento, notoriamente gestiti dalla Provincia, non hanno dato esiti soddisfacenti. I bambini ospitati sono una ottantina. Li chiamano figli di nessuno, esposti, trovatelli: sono povere frange di umanità sofferente e derelitta. Li hanno divisi in due categorie, lattanti fino a un anno e mezzo, e divezzi fino ai sei anni. Consumano la loro solitaria esistenza in tre carneroni che servono da refettorio, dormitorio e sala giochi. Non hanno un rettangolo verde e un angolo di cielo. Qui le dimensioni umane sono dimenticate. Ora l'amministrazione provinciale cerca di sanare la situazione. « Entro la fine del 1975 — dice l'ing. Tedeschi — yerrò realizzato il progetto di un nuovo stabile ». L'edificio sorgerà a Mercogliano, a 12 chilometri da Avellino, su un'area di 1100 metri quadrati, circondati da un parco di 10 mila metri quadrati. Un ambiente senz'altro confortevole. Ma per troppo tempo altre sfortunate creature sono state costrette a vivere in pietose condizioni, in un ambiente chiuso, caotico e sovraffollato che favorisce anche, come hanno dimostrato gli ultimi avvenimenti, il diffondersi di malattie virali, siano esse complicazioni broncopolmonari o peggio, come la gente continua a temere. Chiedo di visitare questo istituto, ma mi è risposto: « No no, capirà, sono in corso le misure di disinfezione ». Insisto ancora, ma il rifiuto è più netto che mai. « Semmai le facciamo visitare quello in costruzione a Mercogliano », propongono sorridenti. Ancora una volta è meglio far scendere in modo celere il sipario su un doloroso passato. Clemente Granata

Persone citate: Antonio Aurigemma, Balletti, Carlo Mottola, Freda, Fusco, Gramsci, Mottola