Fanno il militare in "camice bianco,, di Giuliano Marchesini

Fanno il militare in "camice bianco,, Trenta obiettori di coscienza Fanno il militare in "camice bianco,, L'esperimento nell'ospedale psichiatrico di Trieste, diretto dal prof. Basaglia Gli ammalati si sono subito affezionati (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 18 luglio. Un gruppo di giovani sta attorno ad un tavolo in un reparto dell'ospedale psichiatrico di Trieste. In mezzo a loro c'è una donna anziana: ride, scherza volentieri con questi ragazzi. Sono obiettori di coscienza, il 15 luglio scorso hanno cominciato qui dentro il servizio di leva sostitutivo, sotto la guida dell'equipe del professor Franco Basaglia. Sono trenta giovani provenienti da diverse città. Qualcuno di loro ha scontato una o anche due condanne perché si era rifiutato di indossare la divisa. Molti hanno partecipato, lo scorso anno, alla marcia anti-militarista, sono rimasti seduti per intere giornate davanti al carcere di Pe- schiera. Adesso, in base alla legge sull'obiezione di coscienza, seguono un corso che durerà due mesi. Imparano l'assistenza, non soltanto ai malati di mente, ma anche agli anziani, ai bambini. Qualcuno, fuori di qui, li guarda un po' di traverso: li definisce «imboscati». Il dottor Domenico Casagrande, stretto collaboratore di Basaglia, dice: «C'è chi sostiene che questi ragUzzi abbiano voluto sfuggire alla cosiddetta naia. Invece vi è un motivo profondo per cui hanno scelto di venire in questo ospedale: a parte, naturalmente, l'obiezione di coscienza». Quaranta ore di servizio settimanale, una diaria di 500 lire. I 30 obiettori di coscienza trascorrono le loro giornate tra i reparti dell'ospedale, i viali alberati del parco, dove incontrano i ricoverati e li accompagnano per la breve passeggiata, imbastendo dialoghi quieti, rilassanti. «E' stata una scelta importante — dice Oreste Allegretti, 23 anni, di Pisa —. Prima ci avevano offerto di svolgere il servizio civile in un ospedale militare, ma era pur sempre qualcosa di militare. Poi ci chiamarono con una Cartolina precetto: avremmo dovuto andare tra i vigili del fuoco di Passo Corese, nei pressi di Rieti. Abbiamo tenuto un congresso nazionale a Napoli, ci siamo rifiutati di accettare quella soluzione: non ci stava bene come unica possibilità. Ma poi le cartoline sono state ritirate». Tramite la lega degli obiettori di coscienza, i 30 giovani hanno avuto questa possibilità di entrare nell'ospedale psichiatrico di Trieste. «Ma la gente deve sapere — dice Oreste Allegretti — che noi non vogliamo affatto evitare il servizio di leva. Non siamo boy-scouts né missionari. Il nostro discorso è molto chiaro: rifiutiamo l'apparato militare, tutto qui». Quali sono le impressioni, dopo le prime esperienze in questo particolare genere di servizio di leva? «Siamo nell'ospedale di Basaglia — risponde Allegretti — qui il discorso è aperto, vi sono possibilità di contatti diversi. Ci sono anche certe difficoltà, è vero. Ma vedo che molti di noi sono già abbastanza inseriti. I malati ci fermano, ci fanno domande, mostrano interesse per noi». Tra i partecipanti al corso, c'è anche uno dei segretari della Lega degli obiettori di coscienza: Matteo Soccio, 28 anni, insegnante di filosofia a Vicenza. Quando si presentò per la chiamata alle armi a Casale Monferrato, si rifiutò di indossare la divisa. Ha avuto due condanne, è stato in carcere quasi un anno. «Sono uscito di prigione venti giorni prima che venisse approvata la legge sul servizio di leva sostitutivo: mi preparavo alla mia terza obiezione di coscienza, sarei tornato in carcere. La nostra è stata anche una lotta politica: è stato riconosciuto il nostro diritto fondamentale alla non violenza. Noi proponiamo un tipo di servizio diverso, che consiste nell'essere concretamente utili agli altri, nel realizzare un rapporto diverso con la gente». Oggi è una giornata abbastanza fresca. Cinque obiettori di coscienza, con gli infermieri, accompagnano quattro ricoverati dell'ospedale psichiatrico di Trieste: li portano a spasso lungo la riviera. Le donne sorridono. Stanno di buon grado insieme con questi «militari in bianco». Giuliano Marchesini

Persone citate: Allegretti, Basaglia, Corese, Domenico Casagrande, Franco Basaglia, Matteo Soccio, Oreste Allegretti

Luoghi citati: Casale Monferrato, Napoli, Pisa, Rieti, Trieste, Vicenza