L'alta moda pensa agli zar

L'alta moda pensa agli zar Le grandi collezioni per l'autunno inverno a Roma L'alta moda pensa agli zar Nella sfilata di André Laug, aria di vecchia Russia - Un omaggio all'austerity da Enrica Sanlorenzo - Naldoni valorizza le povere pelli di casa: ma le mescola a visoni e persiani (Nostro servizio particolare) Roma, 17 luglio. Quando si è inclini a credere che tutto lo show dell'alta moda italiana, in pressoché totale assenza di compratori, sia qualcosa di attinente ai fantasmi da castello inglese, ti capita all'ora del break fast di essere immersi in una collezione come quella di André Laug che ti riconcilia con la bellezza, con il tempo in cui viviamo, persino con l'influenza russa, imperversante dovunque. Qui siamo alla Russia degli Zar, senza folklo re, ma con molta eleganza. Colbacchi di zibellino punteggiano i cappotti in spigato, attillati e con tanti piccoli bottoni; tuniche da cosacco, abbottonate lateralmente e sulla spalla, posano su gonne danzanti, appena si toglie la giacchetta sottile e cinturata; abiti da bambola russa, gonna larga, giacca tagliata a mettere in evidenza il busto e cappe da ufficialessa, hanno preso il posto degli chemisiers, le gonne da sera follemente larghe e a balze, realizzate in taffetas, sono quelle dei dervisci e tutto è sostenuto da grandi stivali da cavallerizzo Laug ha battezzato con l'aggettivo ampia la sua linea, eppure, al di là dell'innegabile ampiezza, tutto appare sottile e molto portabile nella sua misurata fantasia. I mantelli di velluto liscio, esili come vestaglie, gli abiti che simulano l'unione di blusa e gonna, in sete marezzate, gli impermeabili esigui accarezzano una donna cosciente della propria personalità. Per Ognibene-Zendman appuntamento da Babington in piazza di Spagna, il nostro tè freddo allietato da smilze creature in gonne verdi, finti pullover tempestati di righe intermittenti, volpi bionde e cloches con l'ala rialzata. Pochi mantelli, molti tailleur e i pungenti gioielli di Borbonese, collane di cristallo a globi oblunghi, orecchini in lunghe baguettes cristalline della dimensione d'un fiammifero. La moda d'inverno oscilla dunque fra ampiezze e false ampiezze modulate e linee matita come ha disegnato Enrica Sanlorenzo. Tutta a sé Biki, che inventa una donna giovanile, capace di indossare il mattino tailleur in scozzese di intramontabile clan, verde e rosso, con aggiunta di scialli plaid e la sera fourreaux in bei giochi di verde e viola. Enrica Sanlorenzo va lodata per il suo disciplinato omaggio all'austerity, e per aver saputo uscire ia una sua dichiarata idiosincrasia per gli abiti da sera, questa volta molto belli per colore, tessuti, costruzione e sottile charme fra marron spento, stampe nuovissime, velluto chiné per le giacche, lacca di colore vivacissimo su chiffon a fondo nero. La sua linea per il mattino è stringata, volutamente dimessa, nella gamma dal beige al marrone che sottolinea gonne e giacche a tubo, camicette impeccabili d'una perfezione cenobitica e mette sullo stesso piano il velluto a larghe coste in mantelli stile impermeabile, il loden dei blousons ed una leggerissima alpaga che ha il suo migliore impiego nelle gonne a riquadri bianchi e neri sotto le giacche nere o grige, accese dagli aggressivi baschi di Maria Volpi. I pellicciai continuano a stupire, il loro fine, come per i poeti del Seicento, sembra essere non più un caldo capo da indossare, ma la meraviglia. Assunta ha inventato un nuovo, sapiente gioco di intagli sostenuti da strisciatine dì serpente in rosa, verde e beige, ha stupito con la bellezza delle sue mantelle di visone reversibile in persiano dell'identica tinta beige, con scanalature verticali. Melloni ha nascosto visone, castoro beige in giacche e trench color champagne, pun¬ tando sul nero assoluto di •ìolpi, visoni e lupi pr severe redingotes. Pelleg, Mi giura sull'ampiezza gemella e insolite e su un inverno ultra fred¬ do: i trench in castoro blu acciaio, i mantelli accappatoio in visone color magenta, le sahariane in persiano marrone, accampano volumi multipli, velati, avvolti da sciarpe, scialli, in contrastante lievità. Irionè ha ideato una serie di lunghi cardigans, di trench in cui il visone viene accostato al persiano, il persiano ai castoro in un prezioso alternarsi del pelo e della luminosità. Più straordinario di tutti Silvano Naldoni, che per adeguarsi alle attuali esigenze economiche e per dare un nuovo indirizzo alla moda della pelliccia pronta, ha usato, accanto a visoni emba e persiani di provenienza russa, le pelli povere di casa nostra, capre aneliate pugliesi, merinos sardi, agnelli toscani nei colori di un erbario esotico, cannella, kummel, grigio timo. Ne sono nati tailleurs, cardigans grandi mantelli bloccati da sciarpe guardifante, che impiegano il visone, il persiano puro e lavorato a telaio, con inserti à jour di estrema leggerezza fino agli effetti di trasparenza nelle usse da sera, in persiano nero. Lucia Sollazzo Un modello di Centinaro con casacche alla russa (Team)

Luoghi citati: Roma, Russia