La mossa falsa dei colonnelli di Ennio Caretto

La mossa falsa dei colonnelli L'antefatto del colpo di Stato militare a Cipro La mossa falsa dei colonnelli Organizzando la lunga offensiva contro Makarios, fino alla brutale rivolta di Nicosia, il regime greco ha perduto l'appoggio tradizionale della popolazione cipriota - Ora, soltanto una feroce repressione potrà consentire agli insorti di rafforzare il loro potere, già in pericolo (Dal nostro inviato speciale) Atene, 16 luglio. La tragedia di Cipro, da due giorni dilaniata dalla guerra civile, ha un lungo antefatto. Ricorda, se pure in condizioni e con protagonisti diversi, quella del Cile. • Era nell'aria da almeno un anno, da quando Makarios, già scomodo principe della Chiese1, e statista indistruttibile (quindici anni di potere ininterrotto) aveva assunto, forse senza volerlo, il ruolo del grande oppositore dei colonnelli di Atene. Autocrate per temperamento, ma eletto e confermato più volte nella carica democraticamente, egli costituiva per il mondo ellenico il simbolo dell'alternativa alla dittatura. Le sue politiche si urtavano con i dogmi della giunta greca: rifiutavano il nazionalismo esasperato, aprivano un margine alle riforme sociali, tenevano conto della forza delle sinistre (il 40 per cento degli elettori) e poggiavano su un costante dialogo con l'Urss. L'approccio carismatico del sessantenne arcivescovo, attingeva, più che a una religiosità superstiziosa, a una difficile realtà interna, e a un logico equilibrio internazionale. La storia segreta del «golpe», cor. i suoi bagliori cileni, me l'hanno raccontata qui ad Atene, e, se è vero che Makarios non ha fatto la fine di Allende (ma i colonnelli l'avrebbero voluto), non è però escluso che Cipro stia per cadere nelle mani di un altro Pinochet. L'inizio risale forse al marzo dello scorso anno, quando il Santo Sinodo dell'isola tentò di destituire l'arcivescovo dalle sue cariche ecclesiastice, per incompatibilità con quelle pubbliche. Venne annunciato che Makarios era stato spretato, e fu montata contro di lui una violenta campagna. Egli sventò facilmente il tentativo: ma prese atto che nascondeva, nonostante i dinieghi ufficiali, gli intrighi dei colonnelli di Atene. «Fu il vescovo Jennadios d: Pafos a capeggiare la rivolta del Santo Sinodo», mi è stato detto. E' lo stesso che ieri ha avallato la nomina di Sampson a nuovo presidente di Cipro. E' un uomo dell'«Enosis», l'unione dell'isola alla Grecia, e dell'estrema destra. Se Makarios morisse o scegliesse l'esilio, Jennadios sarebbe premiato con la buii successione nelle cariche ecclesiastiche. Da allora, fu una lunga marcia verso il «golpe». Makarios si trovò schiacciato tra i suoi stessi vescovi e l'organizzazione dei guerriglieri Eoka, fautrice dell'cEnosis», separata dalla comunità turca da un odio atavico. Non ebbe dall'esercito — dodicimila uomini comandati da ufficiali di Atene, in base ad un accordo del '62 — l'appoggio che sperava. Creò un corpo di polizia ausiliaria, la «riserva tattica», armata con armi russe, nell'illusione di formarsi una basi militare. Ma la morsa continuò a stringersi. I 650 ufficiali greci dell'esercito facevano propaganda per l'«Enosis» e il leggendario Grivas, il terrorista dell'indipendenza dagli inglesi, aveva ormai consegnato l'Eoka nelle mani di un emissario di Atene. Makarios ottenne un momento di respiro all'inizio di quest'anno, quando Grivas morì (ne officiò le esequie il vescovo Jrnnadios). Ma si approssimava il confronto diretto con i colonnelli, dall'altra parte dell'Egeo. Mi hanno detto che ai motivi di tesione con Makarios altri se ne aggiunsero per il regime dittatoriale di Joannidis e Gizikis allorché la Turchia avanzò rivendicazioni sulle acque territoriali greche: «Lo scorso marzo, due bombardieri turchi compirono azioni dimostrative nell'Egeo centrale. Contemporaneamente, il partito comunista cipriota accentuò il suo appoggio all'arcivescovo». Forse, i colonnelli, fulminei nel porre in vista, come monito, le loro cannonie re. temettero di cadere da una posizione di forza in una di debolezza sia nei confronti di An kara sia di Nicosia. E' un fatto comunque che le pressioni su Makarios aumentarono, come era accaduto in Cile con Allende. Ma l'irriducibile prelato con t( va sulla presenza delle basi in g'esi e dei contingenti dell'Onu a Cipro e soprattutto sugli Usa per evitare la prova di forza. Negli ultimi mesi, mentre Kis singer portava a termine il suo capolavoro di pace in Medio Oriente, Makarios si è opposto con crescente disperazione ai colonnelli, rivolgendosi dietro le quinte anche agli americani e ai russi. Una settimana fa, messo ormai con le spalle al muro, ha inviato ad Atene la lettera, di stribuita anche alle ambasciale stianiere, che ha provocato la fatale crisi. Ne ho letto degli stralci: contiene violente accuse alla giunta militare di complotto contro il suo governo e di attentato alla sua vita, oltre a precise richieste di richiamo dei 650 ufficiali dell'esercito e di scioglimento dell'Eoka. Forse se non avesse scritto quella lettera, Ma- karios avrebbe evitato il «golpe». Ma a Cipro erano già scoppiati i sanguinosi scontri tra l'esercito e la polizia ausiliaria, e si riacccr devano i contrasti tra la popolazione di origine greca e quella di origine turca. Inoltre, l'aicivescovo sperava in un intervento delle grandi potenze e drll'opinione pubblica internazionale. La sorte dell'isola s'è decisa t'a martedì 9 luglio e ieri. Sono slati sei giorni di tormento e di suspense. Ad Atene, mentre i tre massimi funzionari del minisiero degli Esteri si dimettevano per protesta contro i colonnelli, apparivano sui muri, ispirati evidentemente dall'alto, dei manifesti contro «il traditore della nazione greca» Makarios. Gli organi di informazione attaccavano d'improvviso il governo cipriota, e si segnalavano movimenti di unità navali nell'Egeo. Il momento cruciale è stato sabato, quando Joannidis e Gizi¬ kis hanno convocato il consiglio supremo dello Stato, invitando da Cipro il comandante dell'esercito Denisis e l'ambasciatore Lcigakos. Nella notte di domenica, i carri armati dei golpisti hanno preso posizione a Nicosia, intorno al palazzo arcivescovile, alla radio e alla sede dell'aeroporto. Non c'è dubbio che almeno tre servizi segreti, quello cipriota, quello sovietico e quello americano, sapessero che un golpe fosse imminente. Makarios, già scampato a tre o quattro aldi attentati nella sua romanze¬ sca carriera, attendeva l'assalto, aveva preparato la fuga per un caso disperato, ed è riuscito a salvarsi. I sovietici si sono forse lasciati battere sul tempo. La Pravda è uscita ieri con un minaccioso editoriale contro «un colpo, di Stato militare» e «le brutali ingerenze di Atene e della Nato negli affari interni dell'isola». Una strana coincidenza, ma probabilmente il Cremlino avrebbe potuto agire con maggiore efficacia. E gli americani? Hanno fatto male i loro calcoli? I loro rapporti con i colonnelli, raffreddatisi da tempo, si sono guastati a un punto tale da impedire una loro presa di posizione? Queste sono domande che si rivolgono alcuni greci, e quasi tutti i ciprioti. Il golpe si doveva evitare: vicino alla polveriera del Medio Oriente, la miccia accesa di Cipro è troppo pericolosa. Come in Cile, così a Cipro, soltanto una feroce repressione consentirà ai militari di rafforzare il loro potere. Il loro obiettivo immediato è minimizzare gli eventi, è assicurare la continuità della politica di equilibrio interno ed esterno di Makarios, rinviando l'«Enosis» in modo da ti anquillizzare sia l'Urss sia la Turchia. Ma a questo disegno si fiappone lo scomodo principe della Chiesa, nonostante tutto ancora vivo, e deciso a non arrendersi. Oltre un anno di congiure non è bastato a sbarazzare i colonnelli di Atene dall'arcivescovo. E' opinabile che cosa sarebbe accaduto nel Cile di Pinochet se Allende fosse sfuggito al massacro. A Cipro, adesso potrebbe accadere qualsiasi cosa. La storia segreta del «golpe» non si è ancora conclusa nel modo auspicato ad Atene. Makarios sia mobilitando, sia pure in rittU'do, le grandi potenze e l'opinione pubblica internazionale e l'isola ha una sanguinaria tradizione di guerriglia. Da amica, la sua popolazione è diventata nemica della Grecia. I colonnelli un giorno potrebbero scoprire d'aver compiuto una mossa falsa. Ennio Caretto

Persone citate: Allende, Pinochet, Sampson