L'inverno austero non fa paura arrivano "accappatoi" divisone
L'inverno austero non fa paura arrivano "accappatoi" divisone L'inverno austero non fa paura arrivano "accappatoi" divisone Le sfilate dell'Alta Moda a Roma : i grandi sarti paiono dimenticare le nostre difficoltà economiche - L'esecuzione è raffinatissima: ma quante donne potranno acquistarli? (Nostro servizio particolare) Roma, 16 luglio. La linea morbida, fluida, orgogliosamente femminile, i consueti revivals degli anni trascorsi e recuperati fino all'altro ieri, continuano a nutrire una moda d'inverno, che ha la sua protagonista ideale in una donna non acerba, comunque convinta del suo sesso e con non poca dolcezza. Di nuovo c'è lo chic d'un folk raffinato, raccolto da immagini naives d'un mondo pittoresco, sempre più situato fra Ucraina e Kolkos per visite turistiche, ma con frequenti sconfinamenti in un clima Ottocento, con nobili Natasce e Tatiane all'epoca napoleonica. Folk rustico e gentile, con omaggio al far da sé manuale e colorito, è l'inserto del tricot in abiti e tailleurs dal mattino alle ore eleganti, la presenza di foulards e di sciarpe, quasi sempre in coppia come le volpi, il desiderio di umiliare, esaltandola subito dopo, la pelliccia sontuosa con impermeabili di plastica, scialli di mussola e usse trasparenti. L'unico a non eclissarsi, a non nascondersi, è il tessuto, abbondante nella sua leggerezza non solo nelle gonne arricciate o svasate ma nei mantelli che appaiono doppi grazie a pellegrine, maniche I immense, carré volanti. Sem- brano, ispirazione formale a parte, preannunciare un inverno siberiano. E dare, anche, la misura di una sensibilità molto particolare dei nostri sarti i quali tra veli, ricami, intarsi, chilometri di tessuto e paludamenti da Zarina, paiono lontani dalla realtà. Tiziani ha presentato stamani una collezione ricca di idee e assai piacevole specialmente nei modelli per il mattino. Gli scamiciati in impalpabile lana doublé, biondi, beige, ruggine, la ricchezza raccolta alla vita da alte cinture, posano su pullover eseguiti a mano in punti ricamo, gli spolverini alla Sherlock Holmes gettati su gonna e blusa da Ussaro, hanno richiami di colore nelle sciarpe lavorate a legaccio, lunghissime e trasparenti; mantelle, in straordinari colori albicocca o champagne, nascondono esili robemanteaux tutti abbottonati, facili, enfiati come grembiuli. Da Centinaro il lato folk si è acceso d'una vampata improvvisa: sono per la slitta i suoi mantelli sportivi dagli amplificati motivi trench che li fanno sembrare doppi, le sue giacche a mantellina sulla gonna ondeggiante, d'un bel colore mogano come gli immancabili stivali? A chiarire le idee il foulard avvolge la testa alla foggia russa e presto casacche alla russa in satin stampato a fiori su fondo nero si uniscono alla gonna di velluto e agli stivali neri o bluse in crèpe, di tono prezioso, poggiano su gonnella di chiffon. Poi ha sfilato Sarli e tutti i giochi sono caduti di colpo di fronte alla lineare, costruita sicurezza della sua visione che se insiste sugli Anni Cinquanta è per coerenza con un modo di realizzare l'eleganza femminile, netta, accurata, perfetta di colore e capace di raccogliere le molte voci nell'aria per un'armonia fatta di misura. Il doppio binario del classico e del folk è percorso, persino con maggiore alacrità, dalla pellicceria, ieri sera di scena con ben cinque creatori, di cui due torinesi, Viscardi e Tivioli. Giungono notizie, in clima di austerity e di rinnovati aumenti dei pellami, di una filatura che riuscirà a tessere il pelo del vecchio visone, dello smesso persiano per rifarli nuovi e inediti. La palma dell'inventiva va data a Tivioli, non perché ha coperto di plastica stampata in geometria identica a quella costruita in furibondo incastro di visone beige e grigio, i suoi mantelli o per l'abilità, fra certosina e cinese, delle sue pellicce alla Vasarely, pout-pourri di righe e quadretti, irti e cangianti; ma per aver realizzato, grazie ad altro lavoro di intarsio, così sottile da sostituire la natura nella creazione d'una pelle nuova, delle pellicce ampie e fluide ma tanto leggere che stanno nascoste in una borsa da viaggio. Eppure in tanto infuriare di trasformazioni, di interventi sulla materia prima della pelliccia, il racconto ucraino realizzato da Lattuada per Viscardi si è imposto con la forza dei modelli che captano i motivi nell'aria, se ne nutrono, non allontanandosi da una tradizione che è stile e omaggio alla bellezza intrinseca della pelliccia. Over-all di visone, lavorato tono su tono in seppia chiaro e scuro, lungo linee diagonali, su stretti pantaloni in tweed infilati negli stivali dello stesso tessuto, scamiciati in persiano beige su tailleurs in seta impermeabile come gli stivali firmati da Aldo Sacchetti, camicioni larghissimi di persiano su gonne contadine in tweed d'un marrone appena venato di viola. Lucia Sollazzo Roma. Un tailleur in swakara di Viscardi
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