Nanterre, tutto come prima sei anni dopo il "maggio,,? di Renato Rizzo

Nanterre, tutto come prima sei anni dopo il "maggio,,? Una visita alla celebre università parigina Nanterre, tutto come prima sei anni dopo il "maggio,,? "Non è cambiato niente", dicono gli studenti: trovano che la struttura universitaria è rimasta selettiva e discriminatoria - Opposizione alla "legge Fontanet", che prevede l'introduzione di un rapporto di merito fra "baccalauréat" e facoltà prescelta (Dai nostri inviati) Parigi, 15 luglio. La contestazione studentesca del '68 ha offerto all'Europa uno specchio dove scoprire il vero volto del proprio sistema d'istruzione superiore. Atenei sovraffollati e sull'orlo della paralisi, necessità di rinnovare quasi per intero il patrimonio immobiliare dekke università, alti costi per lo studio, programmi e sistemi d'insegnamento arcaici, nessun dialogo fra insegnante e allievo. La «tempesta di maggio» spinge i governi di allora, pressati dalla violenza degli avvenimenti, a concedere riforme che molti oggi giudicano frettolose e incomplete. L'iniziativa era sollecitata soprattutto da un senso di stretta giustizia per dare a tutti gli studenti uguali possibilità di istruzione. Non è stata, forse, tenuta presente l'esigenza di una società che intendeva realizzare razionalmente il suo obiettivo principale: una crescita armonica e progressiva. E' bastato costruire nuove e moderne università in campus residenziali decentrati dai grandi centri urbani? Consentire agli studenti come a Nanterre di partecipare alla gestione dei loro atenei? Sostituire l'esame tradizionalecon colloqui e contatti periodici tra allievi e insegnanti? A Nanterre, una delle 13 università parigine, punta avanzata della rivolta del maggio '68, gli studenti sono concordi: «Non è cambiato niente. Tanti discorsi di politici e fumo negli occhi. Studiare oggi come ieri, qui Nanterre o altrove, è ancora privilegio di chi Ha soldi. Sei anni ja Le Figaro scriveva: "La scuola è praticamente dissolta". Poche settimane dopo, con le riforme, Servati Schreiber ne annunciava la renaissance". Dov'è la rinascita?». All'Union nattonale étudiants de France (Unef) il maggior sindacato studentesco del paese, ci mostrano la copertina della rivista che hanno redatto il collaborazione con le forze politiche della sinistra. Riproduce una simbolica metropoli nel cuore della quale, circondata da sbarramenti, vicoli ciechi e segnali di senso vietato, sta l'Università francese. A Nanterre sono iscritti 22 mila studenti. Di questi circa 6 mila non frequentano le lezioni, (soltanto 2500 hanno la residenza negli alloggi del «campus». Questa è la prova migliore del fallimento dell'università — affermano all'Unef che ha una sede nell'ateneo sempre affollata di giovani in riunione. Una scuola realmente democratica non può essere realizzata che in una società dove siano soddisfatti i bisogni economici, sociali e culturali dei lavoratori e della nazione. Molti nostri camarades non possono studiare perché devono lavorare. L'università costa per ognuno 1 milione e 300 mila lire all'anno. Il contributo dello Stato per tasse, libri, trasporti, alloggi nella sede o nelle camere ammobiliate di Parigi, è insufficiente. Abbiamo chiesto aumenti da 75 a 250 franchi mensili, a seconda delle condizioni economiche familiari di ciascuno. Il ministero della Pubblica Istruzione ci ha risposto con un piano di alleggerimento della spesa attraverso una selezione ancora più dura nell'accesso alla scuola superiore». Il 60 per cento degli studenti di giurisprudenza non arriva alla laurea perché è nell'impossibilità economica di continuare. René Maurice, capo dell'Unef ci dice: «La selezione, già dura per chi ha mezzi, diventa in questi casi autentica discriminazione». La popolazione studentesca, fatta eccezione per qualche centinaio di giovani stranieri, proviene quasi esclusivamente dall'ottavo, sedicesimo e diciassettesimo arrondissement e di Ha periferia ovest della capitale. In dieci minuti il metro porta direttamente da Place de la Concorde o dalla Défense, alla stazione di «Nanterre Université» nel cuore stesso dell'ateneo. Il presidente René Remond dichiara: «Nanterre è oggi uno dei centri più qualificati della cultura e della ricerca francese». Il professor Larivaille ci precisa: «Negli anni scorsi, in certi ambienti borghesi, si è detto male di questa università: studenti hyppies, sempre pronti a scendere in piazza, una frangia di parassiti. Ma non è vero: c'è un grande fervore creativo, l'impegno è costante e severo, il rendimento superiore alla media. Anche i docenti che un tempo consideravano Nanterre solo come una sede di passaggio ed avevano l'occhio puntato alla Sorbona, oggi sono soddisfatti di arrivare qui e sapere che i loro inse¬ gnamenti non cadono nel vuoto». L'area dell'ateneo, che apparteneva al ministero della Difesa, è stata acquistata nel '64 da quello della pubblica istruzione. Dove oggi s'innalzano i gratta cieli dell'università, sino a 10 anni fa c'erano solo bidonvilles di algerini e marocchini attorno a una vecchia stazione ferroviaria. Nessun tessuto urbano, servizi e strade inesistenti. «Anni difficili — ci confessa il professor Larivaille — che solo l'entusiasmo degli insegnanti e dei primi studenti ha reso più sopportabili. Oggi il "campus" ha invece una fisionomia ben diversa: alloggi decorosi, impianti sportivi, biblioteca, teatro, cineteca, bar, mensa». Gli studenti (e in questo periodo anche parecchi professori) sono preoccupati per il progetto del ministro Fontanet. 11 punto che suscita le maggiori polemiche è l'introduzione, prevista per il 78, del nuovo baccalauréat selettivo. Oggi questo titolo di studio, corrispondente alla nostra maturità, dà immediato accesso agli atenei. Con il nuovo sistema l'ammissione sarà subordinata al conseguimento di risultati giudicati idonei. Ossia: occorrerà ottenere votazioni alte in quelle discipline corrispondenti all'orientamento degli studi che si intendono proseguire in sede universitaria. Inoltre, al momento dell'esame, i risultati scolastici degli anni precedenti avranno un peso determinante. Questo obbligherà i giovani a studiare con profitto sin dalle medie. «£' chiaro — osserva Rene Maurice — che i favoriti saranno ancora una volta i ceti sociali superiori. Le statistiche ufficiali non dicono dunque niente ai nostri politici? Un figlio di bracciante agricola su 100 e 9 figli di operai su 100 possono pensare di iscriversi all'università». Un discorso senz'altro fondato. Ma è anche vero che una scuola superiore per svolgere efficacemente la sua funzione, deve darsi leggi ferme: è indispensabile perché il malessere degli atenei non diventi cronico stabilire un certo obbligo di frequenza Né si può ipotizzare una continua dilatazione nella crescita delle università e delle masse studentesche. Gli studenti di Nanterre fanno un'altra considerazione: «Per rafforzare i quadri insegnanti delle nuove università, negli anni scorsi si è attinto a piene mani fra i professori delle medie superiori causando una sensibile dequalificazione di questo grado d'istruzione. Come pensa il ministro Fontanet ài operare già a questo livello una selezione così drastica e delicata?». Eros Mognon Renato Rizzo

Persone citate: Eros Mognon, Larivaille, Rene Maurice, René Maurice, René Remond, Schreiber

Luoghi citati: Europa, Nanterre, Parigi