I due delitti di Roma: esplosione di brutale violenza senza motivi di Liliana Madeo
I due delitti di Roma: esplosione di brutale violenza senza motivi Quando la criminalità diventa modello di vita I due delitti di Roma: esplosione di brutale violenza senza motivi Un giovane spacciatore di droga ucciso "a freddo" da un collaboratore - Un commerciante abbattuto a rivoltellate per strada dai teppisti che non ha provocato - Spaventa la facilità con cui si trovano armi e non si esita a usarle soltanto per una criminale bravata (Nostro servizio particolare) Roma, 15 luglio. Due delitti a Roma, fra venerdì notte e sabato sera. Le vittime sono due personaggi profondamente diversi fra loro. Li accomuna un unico elemento, la violenza brutale — inattesa — da cui sono stati sopraffatti. Per questo la loro fine turba profondamente, in una città sempre più pervasa da manifestazioni di aggressività, di intolleranza, di frustranti rivalse, di spirito competitivo, mentre — d'altro canto — ancora una volta ci si rende conto del gran numero di armi in circolazione e della facilità con cui ci si può rifornire di strumenti di morte. « In Italia armi e munizioni si trovano facilmente, come le caramelle » disse con protervia Alessandro D'Intino, l'estremista di destra sorpreso dai carabinieri sui monti del Reatino con un impressionante carico di esplosivi, pistola e mitra. Tito Caroselli, 25 anni e una carriera nella malavita non troppo prestigiosa anche se precoce, è morto in un suo « territorio », quel muretto di via delle Mura Gianicolensi dove spesso si recava per trattare affari. Lo ha ucciso uno che lavorava per lui, smerciando direttamente ai consumatori piccole dosi di droga leggera: Aldo Pierbattisti, 24 anni, detto nel giro «er camellone». « Mi picchiava sempre — ha detto l'assassino —. Mi doveva dei soldi e ogni volta che glieli chiedevo, rispondeva con colpi di bastone. Ero stanco di prendere botte ». E così, quando qualcuno gli ha messo fra le mani una pistola, non ha esitato a usarla, senza tener conto del fatto che altra gente passava di lì e che la fidanzata del Caroselli si trovava al suo fianco. Ancora più impressionante — e inspiegabile — è il delitto avvenuto la notte precedente sul piazzale Tiburtino. Giulio Fortuna — 27 anni, commerciante — è stato ucciso a bruciapelo, mentre usciva dal ristorante insieme con la moglie e gii amici, a conclusione di una sequenza rapidissima. Davanti alla pizzeria alcuni vandali armeggiano intorno a un'utilitaria. Hanno facce poco raccomandabili ed è notte. Il gruppo di Giulio Fortuna guarda e non dice niente, si avvia anzi verso le proprie macchine. Ma i teppisti gli si fanno contro provocatori, aggressivi. Scatta in loro la meccanica del « diverso », che cerca nella violenza una rivalsa. Dicono parole di sfida, eccitati dalla logica del gruppo che spinge l'uno a superare l'altro. Salta fuori un coltello a serramanico, poi una pistola. Volano i pugni, senza che gli aggrediti reagiscano. Nel silenzio generale partono i colpi dalla pistola. Il commerciante cade a terra e i teppisti si dileguano, lasciando sul posto le loro auto, lucida, di grossa cilindrata. A sparare sarebbe stato un sardo, Nino Pezzi, di 33 anni, pregiudicato, ricercato, una figura di secondo piano nel mondo del crimine. E' il delitto inutile, fine a se stesso. Ricorda lo stile dell'« arancia meccanica », ma avviene in un quartiere popolare di Roma, non in una metropoli americana. Carica di sospetti gli approcci più casuali e innocenti che possono verificarsi per strada, accrescendo il senso dell'insicurezza e dell'isolamento di ciascuno. Fa pensare agli episodi allarmanti di violenza registrati nei mesi scorsi, anche se per fortuna non mortali. Non può essere valutato prescindendo dal senso di impunità di cui sembrano godere i teppisti che la notte a volte scorazzano a bordo di moto potenti fra i tavolini di piazza Navona o piazzale delle Muse. Liliana Madeo
Persone citate: Aldo Pierbattisti, Alessandro D'intino, Giulio Fortuna, Nino Pezzi, Tito Caroselli
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