Due carabinieri affrontano 4 giovani che stavano per assaltare la Indesit

Due carabinieri affrontano 4 giovani che stavano per assaltare la Indesit A None, davanti allo stabilimento dove si pagavano gli operai Due carabinieri affrontano 4 giovani che stavano per assaltare la Indesit Sull'auto avevano pistole e passamontagna - La lunga marcia a piedi per portarli in caserma, sotto la minaccia dei mitra, con tentativi di fuga - Quattro rapine a Settimo, a Coazze, in via Bava e in via Porpora Due carabinieri hanno catturato ieri mattina quattro giovani che tentavano una rapina alla Indesit di None. Li hanno sorpresi davanti allo stabilimento con pistole e passamontagna. Dopo averli immobilizzati li hanno accompagnati in caserma, a piedi, in fila Indiana, sotto la minaccia dei mitra. Alle 11 due custodi della Indesit, Fedele Ricotta e Pasquale Follerò, hanno visto ferma davanti all'ingresso principale dello stabilimento una «124» rossa con quattro giovani a bordo. Raccontano: «Volti sospetti. Guardavano la palazzina degli uffici, controllavano il via vai delle auto e dei camion che entravano in fabbrica». Ieri si pagavano gli stipendi al circa 500 dipendenti, in cassa c'erano parecchi milioni. Aggiungono i due guardiani: «L'auto si è messa in moto, sì è spostata di qualche metro. Poi è tornata indietro. Uno dei giovani è sceso. Guardava l'orologio». Fedele Ricotta ha telefonato ai carabinieri. Ha risposto il maresciallo Francesco Sotgiu, 11 comandante, che è arrivato pochi minuti dopo con il carabiere Sebastiano Carboni. Ecco il loro racconto: «L'auto segnalata era ancora ferma nei pressi dello stabilimento. Abbiamo chiesto i documenti. Si sono subito messi a gridare, hanno tentato di fuggire». Uno solo aveva documenti: Nazzareno Bartolotta, 24 anni, giunto in mattinata da Catanzaro. Gli altri sono stati poi identificati per Alfredo Di Masi. 20 anni, Vittorio Elia. 26 arr.1, abitante a Torino senza fissa dimora e Salvatore Fiore, 25 anni, Moncalieri, corso Trieste 37. L'auto sulla quale si trovavano era rubata. Sul sedile posteriore, sotto un giubbetto nero, due pistole e due passamontagna rossi. Spiega il maresciallo: «Ero solo, con un carabiniere. Mi sono reso conto che la situazione poteva diventare difficile». E' passato un conoscente (un industriale della zona) il quale ha provveduto a dare l'allarme, telefonando in caserma, poi è rimasto sul posto per sorvegliare l'auto. «Noi ci siamo diretti verso il paese — continua il maresciallo — j quattro davanti, in fila indiana, noi due dietro, con il mitra spianato». I giovani hanno subito tentato la fuga: «Cosa volete da noi, stavamo passando per caso. L'auto era qui, ferma, le portiere aperte. Ci siamo saliti per controllarla». Vittorio Elia improvvisamente si è ribellato, ha tentato di disarmare il maresciallo. «Ti ammazzo — ha gridato — ti sparo in bocca». Il sottufficiale è riuscito a immobilizzarlo, dopo una furiosa lotta, ma è rimasto contuso a una mano. Il gruppetto ha ripreso la marcia. «Siamo andati avanti così, sul ciglio della strada, per quasi un chilometro — dice il maresciallo — anche Alfredo Dì Masi ha tentato la fuga, è partito di corsa, distatiziandoci di qualche metro. Ho sparato alcuni colpi per terra, verso i campi, per costringerlo a fermarsi. Il carabiniere Carboni è stato pronto: lo ha inseguito, immobilizzato. Credevo di non riuscire più a tenerli, quando finalmente sono giunti i rinforzi». Alcune pattuglie di carabinieri, una della stradale. Aggiunge il sottufficiale: «Finalmente abbiamo potuto ammanettarli, li abbiamo caricati sul nostro furgoncino e portati in caserma. Solo allora ho scoperto le armi sull'auto: erano cariche, .crebbero potuto fulminarci». L'Elia aveva in tasca circa 300 mila lire. «Sono mie — ha detto — forse è un reato avere del denaro?». Gli altri tre hanno aggiunto: «Non riusciamo a capire cosa volete da noi. E' tutto un equivoco. Le armi, i passamontagna che erano sull'auto? E che ne sappiamo? Noi abbiamo visto quell'auto aperta. Tutta quella roba era già sopra». ■k Due banditi armati di pistole e coltello hanno assaltato ieri gli uffici della ditta di Cesare Granelli, 36 anni, al terzo piano di via Sanzio 19 a Settimo, rapinando buste paga per quasi 5 milioni. « Verso le 17 — racconta un dipendente Franco Tommase'.li, 28 anni — hanno suonato alla porta. Ho aperto, un giovane a viso scoperto ha detto di avere un appuntamento con il principale. L'ho fatto entrare senza sospetti ». Pochi secondi dopo è di nuovo squillato il campanello. Questa volta il Tommaselli s'è trovato una pistola puntata contro il petto. « Avanti, non fare scherzi — ha minacciato il delinquente mascherato — andiamo alla cassa ». Razziati i soldi i due rapinatori hanno legato al tavolo il Granelli e l'aiutante, poi sono fuggiti, scendendo a rotta di collo le scale. Cesare Granelli, riuscito a liberarsi, ha imbracciato il suo fucile da caccia ed è corso sul balcone. « Ho mirato al più giovane — dice — ma poi ho pensato ai miei figli, non ho avuto il coraggio di premere il grilletto. Mi sono messo ad urlare ». Qualche passante ha abbozzato un in sdrdv3nplisasnSpdAfocolaatadctin;atpatmvprmndszhpsrvsrladCdntNclieMimmi i iiimmiimimmimiiii seguimento, ma i banditi si sono dileguati. ■k II portavalori delle « Cartiere riunite » di Coazze è stato aggredito ieri mattina da quattro giovani che lo hanno rapinato di 300 mila lire. I banditi credevano di impossessarsi del denaro per le buste paga (circa 30 milioni): non sapevano che era già stato preso un'ora prima da un altro impiegato. Il portavalori. Beniamino Usseglio, 52 anni, stava rientrando nello stabilimento sulla sua 128. Sulla circonvallazione è stato superato da una iBmwii a bordo della quale c'erano 1 rapinatori: | una potente moto. lo hanno costretto a fermarsi e si sono impadroniti della borsa. Insoddisfatti dello scarso bottino hanno percosso l'impiegato, fuggendo poi verso Giaveno. + Verso le 15 due banditi con pistole a tamburo hanno fatto irruzione negli uffici di una impresa edile di via Bava 1 bis. Avevano occhiali scuri e grossi cappelli, tipo « sombrero ». Hanno immobilizzato sotto minaccia delle armi il titolare, Alessandro Persano, 39 anni e sette impiegate, facendosi consegnare tre milioni, che servivano per le buste paga. Poi si sono allontanati su nScgsgMpacgsntnp Il maresciallo Sotgiu e il carabiniere Carboni che hanno arrestato Nazzareno Bartolotta - Beniamino Usseglio, rapinato + Rapina in via Porpora 40, nel deposito di bibite della ditta Sacca, bottino due milioni in contanti e un milione in assegni. Alle 20 tre persone, a volto scoperto, con la pistola in pugno, sono entrate nel magazzino. Mentre uno immobilizzava un dipendente. Pancrazio Orsini, gli altri due, nell'ufficio cassa, si facevano consegnare l'incasso della giornata. « I soldi erano ancora sul tavolo », dice Osvaldo Rodano uno dei titolari. Nell'ufficio si trovava anche Tiziana Caramellino, 21 anni, figlia dell'altro proprietario.

Luoghi citati: Catanzaro, Coazze, Giaveno, Indiana, Moncalieri, None, Torino