Colpo di Stato (greco) a Cipro Makarios ucciso? Si combatte di Alfredo Venturi

Colpo di Stato (greco) a Cipro Makarios ucciso? Si combatte Si riapre un focolaio di tensione nel Mediterraneo orientale Colpo di Stato (greco) a Cipro Makarios ucciso? Si combatte Incertezza sulla sorte dell'arcivescovo: la radio dei ribelli afferma che è stato abbattuto a raffiche di mitra, un'emittente in lingua turca lo dice vivo Sono stati gli ufficiali greci della guardia nazionale cipriota a ordinare l'assalto al palazzo presidenziale di Nicosia - Resistenza della polizia fedele a Makarios: scontri sanguinosi nelle città dell'isola - Un giornalista, deputato greco-cipriota di estrema destra, chiamato dai rivoltosi alla presidenza (Dal nostro inviato speciale) Atene, 15 luglio. Un colpo di Stato militare, diretto dai colonnelli di Atene, ha rovesciato oggi il governo di Makarios a Cipro. La sorte del sessantenne arcivescovo è incerta: Radio Nicosia, in mano ai golpisti, lo dà per morto, Radio Bandiera, in lingua turca, lo dice vivo, rifugiato presso il contingente dell'Orni da tre anni di stanza nell'isola. I militari — la guardia nazionale comandata da ufficiali greci — hanno proclamato una nuova «repubblica ellenica» e nominato un nuovo presidente, Nicos Sampson, quarantenne, deputato, editore di un giornale, appartenente all'estrema destra. Per tutta la giornata si è combattuto furiosamente nella capitale, Nicosia, nella storica Famagosta, a Pafo, e a Limassol. La « riserva tattica » della polizia, costituita di recente, e fedele a Makarios, e la comunità di origine turca hanno opposto un'aspra resistenza. Gravissime paiono le perdite da entrambe le parti, e copioso lo spargimento di sangue tra i civili. Aerei e mezzi motocorazzati hanno partecipato alla battaglia. L'esercito ha occupato subito la sede della radio, ma solo a tarda ora ha espugnato il palazzo presidenziale, dov'era asserragliata la polizia. Nella versione del nuovo governo, Makarios è morto alle otto e trenta, colpito da una raffica di mitra, e il comandante della « riserva tattica » Arghalis è stato arrestato a sera. La sorte del presidente di Cipro rimane avvolta dal mistero: è significativo che. qui ad Atene, i portavoce del regime non si siano ancora pronunciati. Un proclama dell'esercito, che invita la popolazione a collaborare, conferma che da stamane l'isola è praticamente in stato d'assedio. Circolano i trasporti militari e medici, l'aeroporto di Nicosia è occupato dalle truppe, i porti sono bloccati da unità navali. Le notizie si susseguono frammentarie e contraddittorie. Nella tormentata odissea di Cipro, membro un tempo dell'orgoglioso impero britannico, questo è uno dei capitoli più angosciosi. Geograficamente a pochissima distanza da'. Libano e da Israele, prona a conflitti fratricidi, di grande interesse per gli Usa come per l"Urss, Cipro potrebbe divenire un nuovo focolaio internazionale. Qualsiasi esito abbia il colpo di Stato di oggi, esso è destinato a riaccendere la guerriglia sulle montagne e a coinvolgere le grandi potenze, oltre alla Grecia e alla Turchia. L'esercito ha già rivolto un appello al «popolo ellenico» dicendo di essersi ribellato «per non cadere nelle mani di anarchici e di criminali... e per rimuovere un Presidente che aveva costituito un regime personale contro la volontà dei ciprioti greci». Ha aggiunto di avere istituito «un governo di salvezza nazionale» coi seguenti obbiettivi: 1) ripristino dell'unità spirituale dei ciprioti greci e pacificazione della Chiesa cipriota; 2) proseguimento degli attuali negoziati intercomunitari per la soluzione dei problemi dell'isola, inclusi quelli trascurati dal deposto regime; 3) organizzazione di elezioni generali entro un anno; 4) mantenimento di relazioni amichevoli con tutti i Paesi in una rigorosa neutralità. Ma l'obbiettivo principale sembra essere stato taciuto: è l'unione alla Grecia, a cui Makarios si opponeva, qualsiasi forma essa assumesse. Forse è proprio l'irrequieta indipendenza dell'arcivescovo, manifestatasi anche nell'aperto confronto con la Chiesa dell'isola, che invano tentò di fargli deporre la veste (è la frattura a cui alludeva l'«appello»), ad avere spinto i colonnelli di Atene ad agire d'improvviso. L'alba di sangue di Cipro ha scosso la fittizia tranquillità del Mediterraneo sudorientale. Mentre oggi ad Atene si riuniva il massimo Consiglio di Stato, ad Ankara il ministro della Difesa, Assan Isik, ha presieduto consultazioni di emergenza. L'antagonismo greco-turco, tradizionalmente accentrato su Cipro, è stato di recente esasperato da una contesa, tuttora non risolta, sullo sfruttamen¬ to dei giacimenti petroliferi nel mare Egeo. Alleati nella Nato, ma divisi dalla storia, i due Paesi sono impegnati in una corsa al riarmo l'uno contro l'altro. Ankara ha immediatamente messo in stato d'allarme le sue forze, a Cipro, e in stato di vigilanza l'esercito, la marina e l'aviazione in patria. Qui ad Atene nulla traspare del «golpe». La radio e i giornali hanno riferito soltanto notizie censurate da Nicosia. Sulla pista dell'aeroporto, è in attesa di partire, quando giungerà il permesso, un aereo delle linee cipriote. Secondo le ultime informazioni, la battaglia nell'isola si va spegnendo: ma questo non significa che essa non continui wmm. per giorni, forse settimane, forse mesi, sotto forma di guerriglia, sulle montagne, l'abituale teatro delle rivalità. Si spera che domani, quando la situazione si sarà chiarita, si avrà un resoconto preciso dell'accaduto, e soprattutto un annuncio definitivo sulla sorte di Makarios, un eroe nazionale, oltre che una figura carismatica, assurto al potere nel 1959, ma già alla ribalta della politica isolana dal 1950, allorché organizzò un referendum non ufficiale tra la popolazione greca. Particolare importanza al destino dell'arcivescovo attribuisce l'Unione Sovietica, che lo attendeva per una visita entro la fine i del mese, e che, soltanto ieri, j sulla Pravda, lo aveva difeso dalle «brutali ingerenze» del governo di Atene e degli ambienti militari della Nato. Il colpo di Stato conclude tragicamente la prova di forza incominciata un anno fa tra il presidente Makarios e i colonnelli greci, e accentua i pericoli di un conflitto tra Atene e Ankara. Con le sue tensioni razziali tra la comunità di origine ellenica e quella di origine turca (l'80 e 20 per cento della popolazione rispettivamente) Cipro è sempre stata il «ventre molle» del Mediterraneo sudorientale, quest'area di enorme importanza strategica per la Nato. La presenza dei «caschi blu» dell'Onu, pacieri tra le fazioni e garanti per Atene e Ankara, non è mai valsa a risolvere i problemi. Makarios aveva già visto minare la sua autorità dal ritorno nell'isola di Grivas nel 1971, e dal rilancio dell'Eoka, l'organizzazione di guerriglia per la «Enosis» o unione con la Grecia. L'anno scorso, s'era reso conto che i 650 ufficiali .greci della guardia nazionale, preposti a circa 12.000 ciprioti in base agli accordi d3l 1962, avrebbero potuto esautorarlo. Come contromisura, aveva costituito perciò una «riserva tattica» della polizia, un potente corpo paramilitare, e aveva cercato con qualche successo l'appoggio del partito comunista di Cipro, Akel. Il confronto tra Makarios e i colonnelli di Atene era parso attutirsi alla morte di Grivas, qualche mese fa. Ma il vecchio guerrigliero, che aveva lottato contro gli inglesi per la libertà dell'isola, lasciava l'Eoka nelle mani di un ex alto ufficiale greco. Nonostante i gesti conciliatori dell'arcivescovo (Grivas venne sepolto a Limassol, 50 membri della sua organizzazione vennero amnistiati) le pressioni per la Enosis non diminuivano, e il comando della guardia nazionale mostrava anzi di favorirle. Makarios era costretto ad irrigidirsi. Lo faceva il primo luglio, riducendo la ferma militare obbligatoria a Cipro, e dimezzando così gli effettivi della guardia stessa. Poi, martedì passato, scriveva una lettera al generale Fedon Gizikis, chiedendo il richiamo in patria dei 650 ufficiali greci, entro il 20 luglio. «Un rifiuto... ad accettare queste decisioni» affermava «significherebbe la dissoluzione dello Stato cipriota, e ciò non può essere ammesso». Makarios sottolineava che la notte tra il 3 e 4 luglio era scoppiata a Nicosia una sanguinosa battaglia tra la sua «riserva tattica» e la guardia nazionale. Forse, il colpo di Stato fu deciso lo scorso sabato ad Atene in seguito a questa lettera. Quel giorno, infatti, si riunì nella capitale greca, in sessione straordinaria, il massimo Consiglio dello Stato. Il presidente Gizikis aveva convocato da Cipro il generale Denisis, comandante della guardia nazionale, e l'ambasciatore Lagakos, ed era presente l'intero stato maggiore. Venne inviato un ultimatum a Makarios, l'arcivescovo lo respinse; o la giunta dei colonnelli stabilì di agire senza preavviso? Lo si ignora. Di certo v'è soltanto che stamane all'alba contingenti della guardia nazionale hanno attaccato il palazzo presidenziale dove si trovava Makarios, e che sono scoppiati i combattimenti. Il mondo esterno ne ha avuto notizia verso le 9 (le otto in Italia) allorché Cipro ha chiuso gli aeroporti e troncato le comunicazioni. Un'ora più tardi, radio Nicosia annunciava che Makarios era stato ucciso. Nell'impossibilità di raggiungere Cipro dove la guardia nazionale ha imposto il coprifuoco, ogni ricostruzione del dramma di oggi diviene incerta, o approssimativa. L'unica testimonianza diretta è quella della radio, che è controllata dai «golpisti». Da stamane, essa alterna l'annuncio della morte di Makarios a trasmissioni di marce militari e a veri e propri bollettini di guerra, tutto intervallato dalla frase «Qui la repubblica ellenica di Cipro». La radio ha affermato che la guardia nazionale «ha assunto il potere nell'isola per salvarla dalla guerra civile», e che essa «è arbitra della situazione»; ha minacciato di «fucilazione sul posto quanti resisteranno alle forze armate cipriote», ammettendo che «restano alcuni nidi di opposizione»; e ha ammonito indirettamente la Turchia a non intervenire, proclamando che «si tratta di una questione puramente interna e che riguarda esclusivamente i ciprioti». Ma come escludere che la radio abbia taciuto qualcosa, o ne abbia deformate altre? Le ambasciate di alcuni Paesi di questa parte del Mediterraneo, che sono riuscite a mettersi in contatto con Nicosia, forniscono un quadro meno tranquillizzante e più sanguinoso della vicenda odierna. Esse parlano di scontri aspri e prolungati, con mezzi motocorazzati e a corpo a corpo, nei quartieri sudorientali della città, dove ha sede il governo, tra la «riserva tattica» e la .guardia nazionale; e di una furibonda resistenza nei rioni abitati dalla popolazione di discendenza turca. Hanno appreso inoltre che l'esile truppa dell'Onu e i militari della base inglese nell'isola hanno mobilitato il loro apparato medico. Non si fanno bilanci, ma i morti e i feriti sarebbero molto numerosi. Sembra che il palazzo presidenziale sia stato bombardato dall'aviazione; la sede della guardia stessa ha preso fuoco. Ennio Caretto che aveva brevemente sospeso le emissioni dopo aver ripetuto che Makarios era vivo. La radio ha trasmesso un discorso in cui una profonda voce maschile (si tratterebbe appunto di quella di Makarios) dice: « Non sono morto, sono vivo e finché vivo la cricca dei ribelli non governerà Cipro ». Secondo quanto si apprende da Ottawa, il ministro degli Esteri canadese Mitchell Sharp ha dichiarato che l'arcivescovo Makarios è vivo. Egli ha detto di aver avuto la notizia dal segretario dell'Onu Waldheim, con il quale ha parlato per telefono. (Ansa-Upi) Atene, 15 luglio. La Grecia ha ordinato stasera lo stato di preallarme delle forze armate. Il portavoce governativo, rompendo il silenzio ufficiale mantenuto per tutta la giornata, ha affermato di essere a conoscenza delle notizie provenienti dall'isola circa l'allontanamento di Makarios per opera della guardia nazionale. (Ansa) Ankara, 15 luglio. Le forze armate turche sono state poste in stato di massima allerta questa sera in seguito alla situazione venutasi a creare a Cipro. (Ap) Bruxelles, 15 luglio. Il segretario generale della Nato Joseph Luns ha espresso la propria preoccupazione ai rappresentanti greco e turco presso l'alleanza in seguito al colpo di Stato. ( Ansa-Reuter ) (A pag. 3: articoli di Andrea Barbato e Alfredo Venturi).

Persone citate: Akel, Andrea Barbato, Ennio Caretto, Fedon Gizikis, Isik, Mitchell Sharp, Nicos Sampson, Radio Bandiera