Brescia: perché scarsi controlli e la piazza è stata subito pulita? di Giuliano Marchesini

Brescia: perché scarsi controlli e la piazza è stata subito pulita? Sconcertanti interrogativi sulla strage fascista Brescia: perché scarsi controlli e la piazza è stata subito pulita? (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 12 luglio. Le polemiche sul servizio d'ordine in piazza della Loggia, dove la bomba fascista ha seminato la morte, hanno provocato un altro scossone nell'ambiente della questura bresciana: dopo il trasferimento del vicequestore Agnello Diamare e del funzionario Mario Purificato, ora sono stati destinati ad altri incarichi il capo ripartizione dell'ufficio politico, Vincenzo Via, e il suo diretto collaboratore Francesco Lamanna. Messi a disposizione della seconda divisione, aspettano di sapere quale sarà la loro destinazione. Continuano a piovere domande su quelli che dovevano essere i controlli in piazza della Loggia, il 28 maggio, per la grande manifestazione antifascista che s'è conclusa nel sangue. Il sostituto procuratore Vino, che si occupa dell'inchiesta sulla strage, ha avuto nei giorni scorsi un colloquio con Diamare. Il vicequestore si difende, si considera in sostanza vittima di una situazione della quale lui non era responsabile. «Del resto — ha detto il funzionario di polizia — per quella matti¬ na le disposizioni non preve-1 devano misure speciali. Io mi \ sono limitato ad eseguire il servizio d'ordine come mi era stato impartito, e con le forze che mi erano state messe a disposizione». Ma quali erano, queste forze? Secondo quanto si è potuto sapere, erano in tutto venti uomini della polizia, ai quali era affidato l'incarico della sorveglianza per una manifestazione alla quale partecipavano centinaia di persone. Pare che il numero di agenti e funzionari fosse quello previsto per altre dimostrazioni di piazza. Insomma, si sarebbe trattato di qualcosa che rientrava nella «normale amministrazione». Ma una serie di episodi precedenti mostrava chiaramente che la situazione a Brescia era tutt'altro che normale. C'erano state qui e là incur- sioni di fascisti, erano stati deposti ordigni davanti ad un grande magazzino e poco lon-tano dalla sede della federa- zione socialista, già sconvolta lo scorso anno da un'esplosio- ne. E nove giorni prima del-l'eccidio di piazza della Loggia, lo studente neofascista Silvio Ferrari era rimasto ucciso dalla bomba che stava trasportando nel bauletto del- j la «Vespa» j Brescia dunque era inquie- ta, molto tesa. Eppure la tute- ; la di quel corteo di operai, di i sindacalisti che andava radu-| nandosi nella piazza era affi- data ad una ventina di uomi- ni. Ma il particolare più scon- \ certante viene da alcune indi screzioni: non sarebbe stata data alcuna disposizione perché fossero eseguite ispezioni in tutti gli angoli della piazza, nei tombini e nei cestini per ì ] da allora, il feroce commando fascista ha avuto tutto il tempo di collocare l'ordigno, allontanarsi, far perdere le proprie tracce. A proposito di tracce, sono j state cancellate anche quelle i poche che si sarebbero potute I mettere insieme subito dopo 1 la tremenda esplosione che ha falciato il corteo antifasci i sta: qualcuno ha richiesto l'intervento dei vigili del fuo1 co, che in pochi istanti hanno rifiuti. i Cosi, l'unico controllo è sta-1 to eseguito da un netturbino, I durante il suo normale giro | per la città. Ma erano le 6,50:1 spazzato via tutto con gli idranti. Non sono rimasti, sul terreno, nemmeno i pezzi della colonna sbrecciata dallo scoppio, gli infissi in ferro del cestino portarifiuti. E adesso tentare di stabilire di che genere fosse l'ordigno deposto dai terroristi neri è diventata un'impresa quasi impossibile. Forse si riuscirà soltanto ad accertare di quale tipo era l'esplosivo, ma non si saprà com'era confezionata la bomba, quale era il meccanismo di accensione, Quindi, questa inchiesta sull'incursione fascista che ha fatto otto vittime e oltre no j vanta feriti deve annaspare qui e là nel difficile tentativo di raccogliere qualcosa, I Mentre procedevano le in j dagini sui piani «golpisti» dei i le «squadre d'azione Mussoli- | ni» di Carlo Fumagalli, c'è stato un dramma nel gruppo di fascisti rinchiusi nel carcere bresciano di Canton Mombello. Uno degli arrestati ha tentato il suicidio ingerendo una dose massiccia di barbiturici. E' Gianni Colombo, 28 anni, di Mandello sul Lario. Ritenuto uno dei maggiori j collaboratori di Fumagalli, j era stato arrestato il 10 giù- gno scorso: qualcuno dice che ; era stato lui stesso a preseni tarsi ai carabinieri, | Questa notte, Gianni Ce lombo ha compiuto il dram matico gesto. Come sia verni\ to in possesso delle pastiglie di barbiturici, è anche questo un mistero. Sono accorsi gli agenti di custodia, l'uomo è stato trasportato nel reparto neurologico dell'ospedale civi] le, sotto scorta. Oggi le sue i condizioni sono sensibilmente 1 migliorate, per cui è probabi I le che in serata venga trasfe | rito all'infermeria del carce1 re. Giuliano Marchesini

Persone citate: Agnello Diamare, Carlo Fumagalli, Francesco Lamanna, Fumagalli, Gianni Colombo, Lario, Mandello, Mario Purificato, Silvio Ferrari, Vincenzo Via

Luoghi citati: Brescia, Canton Mombello