Situazione drammatica in Portogallo

Situazione drammatica in Portogallo Situazione drammatica in Portogallo Dimissioni È la prima dei "centristi,, crisi a Lisbona Si sono ritirati il premier e i cinque ministri della tendenza moderata - Ancora vaghe le ragioni della crisi, ma divergenze si erano già manifestate nel governo - Spinola avrebbe concesso ancora una giornata al premier, per revocare le dimissioni L'urto tra forze moderate e forze di sinistra, che sembrava dovesse verificarsi solo tra qualche mese, al primo appuntamento elettorale del Portogallo postsalazarista (le elezioni per l'Assemblea costituente, che i militari s'erano impegnati a tenere all'inizio del 75), è in realtà avvenuto molto prima. Per ora, in apparenza, a cedere sono stati i cosiddetti «tecnocrati». Col presidente del Consiglio Palma Carlos sono usciti infatti dal governo provvisorio i cinque elementi di maggiore spicco della tendenza moderata (collocabili, secondo schemi italiani, tra il pri e il psdi), cui erano stati affidati i compiti più importanti e difficili in materia economica e di riorganizzazione dello Stato. Le ragioni delle dimissioni del gruppo sono ancora vaghe: secondo una dichiarazione di Palma Carlos, egli avrebbe chiesto ai Consiglio di Stato (organo cui spetta di approvare i decreti più rilevanti del governo provvisorio) un margine più ampio di azione, e il Consiglio glielo avrebbe negato. In realtà, si tratta di altro Forti divergenze erano ormai apparse tra il gruppo dei dimissionari (capeggiato non tanto da Palma Carlos, figura di secondo piano, ma dal vicepresidente del Consiglio, Carneiro, e dal ministro dell'Economia, Vieira De Almeida) e altre due componenti della struttura di potere uscita dalla «rivoluzione dei fiori »: le sinistre (de e ps) e i «capitani» del movimento delle forze armate. Tali divergenze riguardavano i temi di fondo della situazione portoghese: ripresa economica, ordine pubblico e problema delle colonie. Non che le sinistre, seguendo le esortazioni del segretario del pcp Alvaro Cunhal, avessero in alcun modo tentato un braccio di ferro con la componente moderata. La linea del pcp è in questo senso nettissima: collaborazione con le altre forze antifasciste sino all'instaurazione d'una vera democrazia, linea che ha portato i comunisti più malvolentieri i socialisti) a qualche compromesso sullo sbocco della guerra coloniale, nel senso che le sinistre hanno da qualche settimana ammorbidito la loro posizione iniziale sul problema, che era, com'è noto, «indipendenza totale e immediata». Ma malgrado le dimostrazioni di buona volontà da parte del pc e del ps, le divergenze restavano notevoli, e rese più pesanti, per i «tecnocrati», dalle interferenze della «commissione politica» del movimento delle forze armate, che, pur non avendo veste istituzionale, tende ad esercitare una qualche tutela sull'azione dei politici. Uno dei pretesti della crisi è stata la legge che limita il diritto di sciopero. Tutte le componenti del governo, comunisti compresi, erano giunte a un accordo sulla necessità di porre un argine alia serie ininterrotta di scio peri che si sono verificati in Portogallo dalla fine di aprile in poi. Ma dal governo erano venuti fuori due progetti di legge: uno del ministro del Lavoro (comunista), elaborato in collaborazione con l'«Intersindacale» (la confederazione di sindacati che si è appena formata), e un altro progetto del vice primo ministro, Sa Carneiro, naturalmente molto più restrittivo. La confederazione degli industriali non s'era pronunciata sul progetto dei moderati; ma su quello delle sinistre sì, affermando che esso era inaccettabile. La crisi ha tuttavia alcuni aspetti che restano oscuri. Cosa si attendono infatti i «tecnocrati» dalla sortita di ieri? La decomposizione del governo provvisorio e la formazione d'un nuovo governo senza le sinistre? Essi affermano di no, che lo scopo non è questo. Volevano mettere in difficoltà Spinola e il suo progetto gollista? Neppure, perché se nel governo c'erano degli uomini legati al generale-presidente, questi erano Sa Carneiro, Magalhaes Mota e Vieira De Almeida. Dunque? Risposte precise, per ora, è difficile darne. Ma se si guarda al resto degli avvenimenti portoghesi di questi giorni è possibile ricavare qualche ipotesi. Ieri, per la prima volta, il governo (ma sarebbe più giusto dire la giunta dei generali e il suo leader, il capo di stato maggiore Costa Gomes) ha proibito una manifestazione di piazza indetta dai gruppi di estrema sinistra. Per la prima volta, il migliaio di persone che si era radunato nella piazza Pombal s'è trovato circondato dalle truppe isc in assetto di guerra, e ha dovuto sciogliersi quando ha capito che i soldati avevano ordine di agire con decisione, nel caso il corteo non si fosse dissolto. L'impressione, insomma, è che il processo di normalizzazione che sembrava in moto (governo di coalizione, elezioni per la Costituente, quindi legislative) si sia ormai inceppato. E che se il «Movimento dei capitani» non mostrerà una vitalità di cui molti già dubitano, Spinola e i generali dovrebbero poter imporre un passo, e uno stile, di «norma¬ lizzazione», diversi da quelli promossi all'indomani del golpe. Ciò che dovrebbe portare, come conseguenza, alla fine della collaborazione ccn le sinistre. Sandro Viola Adelino da Palma Carlos

Luoghi citati: Lisbona, Portogallo