Trecento agenti di ps e carabinieri battono le colline dell'entroterra

Trecento agenti di ps e carabinieri battono le colline dell'entroterra Trecento agenti di ps e carabinieri battono le colline dell'entroterra Si esclude che i rapitori abbiano rischiato di percorrere la litoranea dove avrebbero potuto incappare in posti di blocco - Giunto da Roma un dirigente della Criminalpol che si era interessato del "caso" Sossi (Dal nostro inviato speciale) Alassio, 9 luglio. Trecento uomini fra pubblica sicurezza, carabinieri e guardie di Finanza, con l'ausilio di cani poliziotti giunti da Torino e di tre elicotteri, stanno setacciando tutto l'entroterra di Alassio alla ricerca del possibile nascondiglio dei rapitori di Mario Berrino, uno dei titolari del Caffè Roma, sequestrato la notte scorsa al suo rientro a casa sulle alture della città. Le indagini e le ricerche per ora si svolgono senza un indirizzo preciso. « Non abbiamo nessuna traccia, stiamo perlustrando i boschi », ha detto oggi pomeriggio il tenente colonnello Caputo, comandante il gruppo carabinieri di Savona, che è stato uno dei primi ad arrivare ad Alassio appena denunciata la scomparsa del pittore. Da Roma il capo della polizia ha inviato il dott. Li Donni, dirigente della Criminalpol, il quale si era già interessato del rapimento Sossi. L'arrivo di questo alto funzionario ha fatto pensare che Mario Berrino sia vittima di un'azione delle Brigate rosse, ma gli stessi inquirenti sembrano dare poco credito a questa traccia. Il fatto che i rapitori si siano premurati, un paio d'ore dopo il rapimento, di telefonare (anche se nessuno conferma questo particolare) per chiedere il riscatto di trecento milioni, non è nei metodi dei fantomatici brigatisti rossi. Proprio questa sollecitudine a farsi vivi con i familiari, anzi, indurrebbe, escludendo motivi politici, a rivolgersi verso un'altra pista, quella di delinquenti comuni. Ad Alassio oggi qualcuno Alassio. Luisa Berrino, una delle figlie dell'imprenditore rapito, insieme con il fidanzato (telefoto « La Stampa ») diceva: « Sono banditi di messa tacca, si accontentano di trecento milioni quando la famiglia Berrino potrebbe disporre d'una cifra di gran lunga superiore», In efletti il solo valore del Caffè Roma (bar, roof-garden, night club) si calcola in un miliardo e mezzo. Altre voci si accavallano in questa giornata: Mario Berrino è prigioniero di un racket dei locali pubblici, essendosi rifiutato di pagare la tangente; ci sarebbe un'organizzazione, scoperta a. fine maggio, i cui aderenti avrebbero preparato una lista di facoltosi alassini da ricattare. Sgombriamo subito questo terreno. Il racket dei locali pubblici effettivamente ha trovato ad Alassio, almeno fino allo scorso anno, un terreno abbastanza fertile. Il titolare d'un ritrovo era stato selvaggiamente picchiato, altri avevano ammesso o apertamente denunciato tentativi di estorsione. I fratelli Berrino però non sono mai stati importunati: forse la notorietà del loro locale, conosciuto in campo internazionale, ha indotto i taglieggiatori a non includerli nella lista dei « protetti ». Circa l'organizzazione che agirebbe in questa zona, se ne parla dalla fine di maggio in seguito ad un episodio che ebbe come protagonista un giovane e sprovveduto meridionale. Questi si era recato dal sindaco di Alassio, Sergio Gaibisso, presentandosi come esponente d'una banda in grado di fornirgli protezione. Gli aveva chiesto 200 mila lire per comprare un mitra e quando si ripresentò qualche giorno dopo per ritirare la somma fu arrestato. Il rapimento di Mario Berrino dunque è opera di una banda abbastanza organizzata e che conosce alla perfezione la zona. Non si esclude neppure, tra gli inquirenti, che abbia avuto l'appoggio d'un basista residente ad Alassio. Le ricerche si svolgono senza una traccia precisa. In base al percorso seguito dai rapitori ci si rivolge essenzialmente verso l'entroterra. Dalla frazione Moglio, dove è stata ritrovata la « 500 » bianca con la quale i rapitori si sono allontanati da villa Berrino, la strada continua verso l'entroterra fino al piccolo centro di Testico: da qui si possono prendere due vie, una che riporta all'Aurelia all'altezza dell'abitato di Andora, l'altra che scende verso la Val Lerrone fino a Garlenda, sede del campo golf. Si esclude che la vettura con a bordo il Berrino abbia fatto ritorno sulla litoranea, dove avrebbe potuto incappare in posti di blocco. Più facile, pensano gli inquirenti, che la banda si sia diretta nell'entroterra. Seguita la strada fino a Garlenda, dunque, i rapitori avrebbero avuto due alternative: attraverso Villanova d'Albenga dirigersi verso la costa, salvo deviare verso Zuccarello e la statale per Garessio; l'altra alternativa, puntare sulla provinciale che salendo al passo del Ginestro giunge alla statale del Colle San Bartolomeo, da dove ci si può dirigere su Imperia, oppure scendere a Pieve di Teco e, risalendo il Colle di Nava, prendere la via del Piemonte. Da notare che nella zona di Pieve di Teco ci sono molti boschi fitti, uno dei quali, quello di Rezzo, per le sue caratteristiche, si presta benissimo ad un eventuale nascondiglio, così come era stato un per- fetto alleato dei partigiani nel periodo della Resistenza. Purtroppo la scena del rapimento non ha avuto testimoni. Un solo per quanto labile indizio. Un dipendente del Caffè Roma, il diciannovenne Alfredo Filesina, smontato dal lavoro a mezzanotte, si è recato a casa in motoretta. Il ragazzo abita a Moglio e ha raccontato che poco dopo la mezzanotte, appunto, ha notato nei pressi del cimitero della frazione un'auto blu, non grande, con tre giovani all'esterno. E' ripassato poco dopo, mentre con due amici tornava ad Alassio per una passeggiata, e il terzetto era sempre nello stesso posto, così come lo hmricadsivtrdtosippsemrdticvi [ 11:111MI ! 11111 ( i 1 i I : I i M11111 : Il IM1111H111M1 11111 ha notato verso le 2 al momento in cui il Filesina è rientrato definitivamente a casa. Data l'ora in cui i tre individui erano ancora in prossimità del luogo dove è avvenuto presumibilmente il trasbordo di Mario Berrino dalla « 500 » ad un'altra auto, sembrerebbe da escludersi che possano essere complici dei rapitori. Avrebbero però potuto notare qualcosa, se effettivamente non si sono mossi dai pressi del cimitero. Al momento questi tre individui non sono ancora stati identificati. Gl'inquirenti continuano a dire che si muovono in pratica alla cieca. Le indagini sono dirette 11111l 11 ■ i I ) 11111111111 [ 111111111 i 11111111111111 dal dott. Carola, dirigente il comitato di p. s. di Alassio, ma in città ci sono anche il comandante del gruppo carabinieri di Savona, il questore dott. Berardo, il procuratore capo presso il tribunale di Savona, dott. Tartufo, e, come s'è detto, il questore Li Donni, della Criminalpol. Da parte loro comunque finora nessuna indicazione alle pressanti richieste dei numerosi giornalisti precipitatisi ad Alassio. Da Padova nel primo pomeriggio è giunto un reparto speciale di pubblica sicurezza per effettuare i posti di blocco stradali. Non si trascura nulla, ma risultati, per ora, nessuno. Vittorio Preve 1 ■ I ■ 11111111111 1111111 il 11 i I II i : ! i r : 1 111 c ! 1 : M11 ■