Oggi Kissinger è in tribunale testimone per l'affare Ellsberg di Vittorio Zucconi

Oggi Kissinger è in tribunale testimone per l'affare Ellsberg Lo studio psichiatrico fu "violato,, dalla Casa Bianca Oggi Kissinger è in tribunale testimone per l'affare Ellsberg Nel '71 agenti della presidenza cercarono la cartella clinica di Ellsberg, che aveva rivelato i documenti sull'Indocina - Uno ha detto: "Ci hanno mandati Ehrlichmann e Kissinger" (Dal nostro corrispondente) Washington, 9 luglio. Kissinger davanti al giudice, domani a Washington. Il segretario di Stato, che rientrerà in nottata dal suo viaggio europeo, dovrà presentarsi domattina come «testimone per la difesa » davanti al giudice Gesell, nel processo contro l'ex assistente per gli affari interni di Nixon, e una delle figure centrali del caso Watergate, John Ehrlichmann. Da Londra, penultima tappa del giro europeo di Kissinger, è giunta notizia che, dopo aver tentato inutilmente di evitare l'intimazione a comparire («sub poemi»), egli ha accettato, per evitare una sicura incriminazione per « oltraggio alla Corte ». Anche il segretario di Stato fa così il suo ingresso ufficiale nello scandalo Watergate. Ve una sorta di vistoso simbolismo in questo passaggio immediato di Kissin¬ ger dalla grande diplomazia alla sbarra dei testimoni, un ammonimento a lui (come ieri è partito dalla Corte Suprema per Nixon) che per quante miglia il capo dello Stato e il suo « ministro degli Esteri » possano coprire, vi sarà sempre Watergate ad attenderli, al ritorno. La testimonianza che attende Kissinger domattina nella «Corte distrettuale» di Washington è delicatissima. Vediamo il perché. Il processo in corso contro Ehrlichmann (e altre figure minori di coimputati) riguarda l'irruzione notturna compiuta nel 1971 da agenti della Casa Bianca nello studio psichiatrico di un dottore in California, il dottor Fielding. Questi era stato il medico curante di Daniel Ellsberg, il giovane, tormentato funzionario del Pentagono che diede ai giornali materiale segreto sulla guerra in Indocina (i famosi Pentagon papers). L'operazione, volta a trovare e pubblicare precedenti psicopatologici del giovane per screditarlo, e quindi annullare l'eco del suo gesto, non ebb? successo. Ma da quella irruzione, ovviamente illegale, prese il via l'inchiesta giudiziaria che, secondo l'accusa, mise in luce che l'ordine di scassinare la cassaforte dello psichiatra partì dalla Casa Bianca, addirittura da Ehrlichmann, il più stretto collaboratore del Presidente insieme con Haldemann. Ehrlichmann (forse con l'approvazione dello stesso Nixon, la questione è all'esame della commissione giustizia) ordinò ai due funzionari della Casa Bianca — citiamo sempre l'accusa — incaricati di bloccare le fughe di notizie pericolose, Young e Krogh (erano i cosiddetti plumbers, gli stagnini) di organizzare il colpo e telefonò alla «Cia» chiedendo al servizio di controspionaggio carta bianca per Young e Krogh. Nei giorni scorsi, testimoniando al processo per l'accusa, Young, il «superteste», ha dichiarato di avere in effetti ricevuto l'ordine di attaccare lo studio psichiatrico «da Ehrlichmann e Kissinger». Ma Ehrlichmann non ha accettato questo evidente «scaricabarile», ha negato, sia pure goffamente («non ricordo» ha risposto a tutte le domande imbarazzanti) e ha chiamato Kissinger a sostegno della sua tesi. Ma, domattina, Kissinger si muoverà su un terreno minato. Infatti, egli non potrà che negare le accuse, tanto a sé che ad Ehrlichmann (se a sua volta «scaricasse» su Ehrlichmann questi non manchereb be di restituirgli il favore), Ma se la giuria, alla fine del processo, dovesse credere a Young e condannare gli impu tati, immediatamente Kissinger diverrebbe incriminabile per «falsa testimonianza», ed egli è già accusato di avere mentito su un'altra operazione condotta dagli stessi «stagnini», la sorveglianza telefonica su funzionari e giornalisti di Washington, sempre allo scopo di bloccare la fuga di notizie sulla politica estera americana, che egli conduceva all'epoca C69-'70-'71) non come segretario di Stato ma come assistente di Nixon. Per avere intera la drammaticità della posizione di Kissinger si deve infine tenere conto di un ultimo, rilevan¬ te aspetto: costretto a negare tutto, come abbiamo visto per non auto-incriminarsi, Kissinger non può, eventualmente, continuare l'operazione dello «scaricamento» delle responsabilità. Sopra di sé, infatti, v'è soltanto un uomo che avrebbe potuto ordinare il colpo in California: Richard Nixon. Dunque, in questo come nel caso delle intercettazioni telefoniche, il segretario di Stato si trova tra l'incudine delle testimonianze «dal basso» che lo accusano, e il martello delle dichiarazioni «dall'alto» di Nixon che respinge ogni insinuazione su un suo ruolo nella vicenda. Certo, ufficialmente Kissinger è soltanto un testimone, ma nello spiccio sistema giudiziario americano, la sbarra del testimone può trasformarsi in poche ore nella sedia dell'imputato. La violenta reazione del segretario di Stato a Salisburgo, sulla via del Medio Oriente, quando minacciò di dimettersi, dimostra come Kissinger sia perfettamente conscio della serietà della sua posizione. Secondo amici personali del segretario di Stato, la minaccia di dimissioni non è affatto rientrata ed egli sarebbe deluso per la scarsa collaborazione offertagli da Nixon nella sua personale « Watergate ». Vittorio Zucconi