Il vero campione si ritira di Giorgio Viglino
Il vero campione si ritira Il vero campione si ritira Il « K L » '74 è Iniziato nel modo peggiore. E' morto uno sciatore, non un campione, ma un uomo, e l'incidente pone interrogativi che si ripetono troppo spesso nelle diverse discipline sportive, portate ad esasperazione assoluta dalla ricerca del risultato di valore e prestigio assoluti. Ci si chiede quanto valga la vita di un uomo, anzi di molti uomini, che gareggiano e quindi rischiano tutti, si cerca di quantificare in termini monetari — e quale altra misura esiste nella nostra società? — limitandosi da parte dei più accorti organizzatori a togliere i rischi accessori, e sperando poi nella fortuna per tutti gli altri ineliminabili. L'errore sta proprio nell'accettazione di questo margine d'imponderabile, sotto la pressione di interessi, diversi ma coincidenti, facilmente identificabili nella pubblicità che alla stazione viene da una manifestazione di questo tipo, nella propaganda che questo o quel materiale ottiene da un successo, nello stimolo economico attuato nei confronti dei protagonisti. Il discorso è analogo a quello che qui accanto accenniamo riguardante il pilota motociclistico Grassetti, che speriamo ancora possa riuscire a superare il difficile momento. Identifichiamo gli orrori di Cervinia, se possibile. Dopo il mortale incidente che stroncò la vita di Walter Mussner nel 1965 le misure di sicurezza lungo la pista sono notevolmente migliorate, anzi portate al limite massimo tecnicamente realizzabile su quel ghiaccialo. Il tracciato è largo, ben livellato, gli ostacoli eliminati tutto attorno. Il rischio ineliminabile è costituito dalla velocità in se stessa e dalla Impossibilità di rendere compatta anche la neve fuori dalla pista. Manca quindi un ragionevole margine di recupero per uomini normali, per sciatori appena più che mediocri, ammessi In gara a fianco di quel pochissimi specialisti che hanno innata o acquisita la capacità di resistere alle velocità e correggere l'eventuale errore. La colpa sta proprio nella leggerezza con cui si ammette, per dar corpo allo spettacolo, a fianco di quei dieci o dodici specialisti della velocità pura, una pletora di volenterosi incapaci. La colpa, sempre In termini giuridici e quindi non il dolo, è anche nel prendere con una certa faciloneria decisioni tecniche che sembrano al momento fin troppo semplici, ma che poi finiscono per far scattare il rischio oltre il limite di sicurezza. Sul povero Beguelin è scattata la trappola dell'ambizione. Che cosa magnifica per uno sconosciuto sciatore svizzero battere nientemeno che II primatista mondiale Sandro Casse! Quindi giù a rotta di collo stimolato da un regolamento che prevede gara quasi senza limiti là dove I limiti sono Insiti nel materiale stesso che si usa, quello normale, un paio di sci da discesa, un casco semplice, abbigliamento ordinario. Le prove di questi giorni dovevano fornire elementi di studio per i tecnici, rimanendo però nel limiti di velocità ragionevoli, e 160 all'ora non è certo media affrontabile da tutti. La selezione giusta e graduale che si fa nei successivi giorni di prove riduceva il numero del protagonisti fino a ridurlo a coloro che sono veramente capaci di scendere a medie da brivido. Quest'anno si è voluto strafare subito, portando un Beguelin a velocità che sarebbero pericolose anche per Gustavo Thoeni o Piero Gros che in velocità pura non hanno la capacità di Casse, Vachet, Roude, dei Meynet, dei giapponesi Moshino e Morlshita, di Hakkinen e pochi altri. Dal tragico evento di oggi la manifestazione esce mutilata, non certo nella sua credibilità, ma nella completezza piuttosto. Alessandro Casse impressionato dalla morte del compagno, ha deciso di ritirarsi dalla gara e dallo sport attivo. Con lui lascia anche il fratello Alberto che ancora non aveva raggiunto livelli di vertice, forse proprio perché conscio dei rischi si abituava gradualmente allo sfruttamento delle proprie eccellenti qualità tecniche. Sandro è sposato da poco più di un anno e ieri ha visto la sua giovanissima Patrizia sconvolta dal pensiero che sorte analoga possa toccare a lui. Ha capito che non vale la pena di rischiare, anche se lui che è il più bravo e II più preparato è quello che va giù più sicuro. Ha detto basta perché probabilmente sarebbe sufficiente quel margine di incertezza nelle proprie forze, la mancanza di una serenità assoluta, a togliergli tutta la sicurezza. Il ritiro dei fratelli Casse, due di quei pochi che possono affrontare una competizione del genere toglie buona parte dell'attrattiva alla gara. Soprattutto con l'uscita dalla scena di Sandro si chiude un capitolo non lungo, ma di predominio assoluto, da parte di un vero campione di questa specialità che non è più o meno valida di quelle tradizionali, ma soltanto diversa. Casse ha saputo vincere con sci di marche diverse, l'anno scorso addirittura con attrezzi sperimentali all'esordio. Ogni volta la sua discesa record o vincente, era caratterizzata da un particolare', la compattezza di posizione, la scelta di una via leggermente diversa dagli altri, Il favoloso anticipo con cui lo scorso anno risolse il difficile passaggio della cunetta posta all'Inizio del pendio finale. Sandro Casse è stato un fuoriclasse in questa specialità che sembra tanto facile finché tutto va bene, ma che sa selezionare sempre i migliori, e crudelmente non perdona peccati di presunzione. Giorgio Viglino
Persone citate: Alessandro Casse, Grassetti, Gustavo Thoeni, Hakkinen, Meynet, Piero Gros, Sandro Casse, Vachet, Walter Mussner
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