La superstar è Beckenbauer

La superstar è Beckenbauer Crescendo ad ogni gara ha guidato i compagni al trionfo La superstar è Beckenbauer I tedeschi sono tra i più ricchi professionisti d'Europa (il titolo ha fruttato venti milioni a testa), ma quando è il momento dì lottare nessuno si tira indietro - Il coraggio di Schoen, che ha vinto rischiando (Dal nostro inviato speciale) Monaco, 8 luglio. La ' superstar » è Franz Beckenbauer: Cruyff è mancato proprio all'appello più Importante con la sua svogliatezza agonistica, che non è apatia — come potrebbe sembrare — ma un concetto tattico portato all'esasperazione. Beckenbauer, Invece, ha avuto un rendimento In salita: una partenza lenta, poi una progressione notevole quasi come l'Intera squadra, trascinata dal suo fuoriclasse verso la meta più bella. Beckenbauer era atteso alla prova più difficile quasi con Ironia: vedremo, si dicevano In molti, cosa riuscirà a fare nel « fourblllon » degli olandesi. Ebbene, si è visto II divino Franz picchiare addirittura, lui che gioca solitamente con tocchi accademici che smarcano I compagni ed Irritano I tifosi. Nella prova del fuoco, dunque, ha estratto da un ripostiglio segreto anche la grinta, completando così il suo bagaglio tecnico. Ora la Germania di Schoen può festeggiare il suo titolo avendolo legittimato proprio contro I favoriti, anche se la fortuna le ha dato spesso una mano. A cancellare ogni considerazione negativa comunque resta II fatto che In svantaggio dopo neppure un minuto I tedeschi sono riusciti a rimontare e segnare due gol all'unico portiere Imbattuto del mon diali (la rete incassata da Jongbloed contro la Bulgaria portava la firma di un suo terzino, Krol). Una grande prova di temperamento, come gli stessi olandesi hanno riconosciuto, che non si scopre certamente ora nel calcio tedesco. Eppure, a cominciare da Beckenbauer per finire all'ultimo della covata, il giovane Bonhof (22 anni, come Breltner ed Hoeness), si tratta di gente che ha tanti milioni In banca e che con questo successo ne ha Incamerati altri venti: ciò però non significa che al momento di giocare o di lottare qualcuno si tiri Indietro, anzi è proprio la volta In cui le forze sembrano centuplicarsi. SI fa dunque della facile demagogia quando si tirano in ballo I milioni che renderebbero fiacchi e molli i calciatori: Olanda e Germania possiedono I professionisti più ricchi d'Europa, eppure guardate che calcio vibrante e drammatico hanno saputo offrire al telespettatori di tutto il mondo (anche se ancora una volta II piccolo schermo ha forse dato un'Impressione errata dell'Incontro facendo apparire bello quello mediocre di sabato fra Brasile e Polonia e tecnicamente scarso quello di Ieri, risultato invece bellissimo oltre che ricco di suspense). L'armata di Schoen è apparsa più compatta di quella olandese, tradita dalla sua presunzione e dal pronostico della viglila: potente In difesa, perché attorno ad uno stilista come Beckenbauer ha saputo Inserire combattenti sul tipo di Vogts e Schwarzenbeck oltre che il maratoneta-goleador Breltner. A centrocampo, l'anziano Overath, e giovani talenti come Hoeness e Bonhof. All'attacco l'esperto Grabowski ed un Imprevedibile Muller, I cui tre gol valgono sicuramente I nove segnati In Messico. Helmut Schoen ha avuto coraggio scartando nomi che sulla carta potevano dare garanzia — è // caso di Netzer — per gettare nella mischia elementi poco conosciuti e non certo apprezzati dalla critica. Hoelzenbeln, ad esempio, che non è certamente un fuoriclasse, ma che ha saputo svolgere alla perfezione il suo lavoro sulle lasce laterali, oltre che tamponare sul nascere II gioco degli avversari. Schoen, nel momento di lasciare le scene calcistiche (è vecchio e stanco) ha giocato le sue carte con accortezza affidandosi all'esperienza dell'uomo giusto, Beckenbauer. La marcatura VogtsCruyff, ad esemplo, è partita da un suo suggerimento: un noto tecnico italiano il giorno prima l'aveva definita « la fine della Germania ». Eravamo In molti ad essere scettici, forse perché sino a domenica Vogts aveva agito da difensore fluidificante, senza peraltro sfoderare quella grinta da picchiatore che si è notata nel match con l'Olanda. Vogts ha Imparato subito la lezione dopo il primo, sconvolgente minuto: si è messo ad anticipare Cruyff anche se il pallone era distante piombandogli fra le gambe, senza mai abbandonarlo. Era quella specie di • ballo nel 'mattone » che noi fra II serio ed il faceto avevamo indicato come arma ■ migliore ' per contenere la classe dell'olandese. Anche Cruyff sull'altro fronte agiva In stretta collaborazione col suo tecnico, Michels. Il calcio ormai è latto cosi: un tecnico in panchina, un campione in campo che sappia Interpretare le direttive ed eventualmente apportare I ritocchi resi necessari da motivi contingenti. L'assolutismo di chi sta sulla panchina e superato da un collettivi¬ smo in piena regola: BeckenbauerSchoen, Cruyff-MIchels. « Datemi un fuoriclasse — diceva anni fa Schoen — e attorno a lui creerò una squadra In grado di conquistare II titolo mondiale ». // campione ce l'aveva, avendolo lanciato nella mischia quando aveva appena 20 anni: la squadra gli è sorta attorno spontanea, accettandone i suggerimenti e le direttive. Beckenbauer, Indubbiamente, possiede molto talento e oltretutto ha anche doti profetiche: « Quest'anno — aveva anticipato ad Inìzio di stagione — vincerò lo scudetto, la Coppa dei Campioni e il titolo mondiale ». C'è riuscito dapprima col Bayern e poi con la nazionale, che In pratica è un Bayern riveduto e corretto. E' anche per questo che Monaco ha accolto la vittoria con toni particolari di gioia esibendo tutta la sua natura meridionalistica. Proprio nel giorno del trlonto la Germania calcistica appare divisa perché al nord, la soddisfazione è mitigata dalle tradizionali rivalità regionali. Giorgio Gandolfi