Si è partiti da un "colonnello" delle Brigate rosse e si è arrivati a un gruppuscolo di colore ambiguo

Si è partiti da un "colonnello" delle Brigate rosse e si è arrivati a un gruppuscolo di colore ambiguo Un filo che si dipana ormai su tutta la mappa delle associazioni eversive Si è partiti da un "colonnello" delle Brigate rosse e si è arrivati a un gruppuscolo di colore ambiguo L'inchiesta avviata su Paolo Ferrari è finita su Giovanni Fresia e Francesco Tolino - Si dicono "comontisti" - Ad esso affermavano di appartenere i rapitori di Fausto Carello, delinquenti comuni - Fresia era già stato condannato a sei mesi per le "castagnole" con cui voleva molestare il corteo del Primo Maggio -1 magistrati affermano: "L'inchiesta promette sviluppi del massimo interesse" Il box di via Bardonecchia 95 con armi, bombe, volantini e un piano per una evasione dal carcere, appartiene a un gruppo eversivo di non chiara collocazione politica, che poco o nulla, però, c'entra con le Brigate rosse. Tuttavia, alla scoperta del covo e all'arresto dei due giovani che ne avevano fatto il loro quartier generale, polizia e magistratura sono giunte partendo dalla inchiesta sui sedicenti brigatisti, primo fra tutti il « colonnello » Paolo Maurizio Ferrari. Queste sono le due grosse novità sulla clamorosa operazione compiuta dall'Ufficio politico della Questura, diretto dal dottor Fiorello con la collaborazione del dott. Crisaiolo. La pista rossa si interseca con le trame nere o grigie; gli ideologi dell'attacco al cuore dello Stato, i teorizzatori del sequestro di persona a scopo politico si confondono con i giovani bombardieri esperti in attentati, spedizioni punitive, esercitazioni militari. Del due estremisti arrestati — Giovanni Fresia e Francesco Tolino — 11 primo taceva parte, anni fa, del gruppo dei « comontisti » (che significa: essenza comune degli uomini) con Carlo Ventura, il leader della disciolta organizzazione « consiliare », frangia estremista ed anarcoide di uno del tanti movimenti rivoluzionari che sorsero negli anni '69-'70. Nel rifugio di via Bardonecchia, oltre ad armi, munizioni e bombe a mano che gli esperti definiscono » micidiali », la polizia ha trovato anche una quarantina di volantini ciclostilati sui sequestri di Sossi e di Amerio, sull'Irruzione nella sede del centro don Sturzo a Torino e nei locali dell'organizzazione di Sogno a Milano. Tracce di inchiostro e altri particolari non rivelati dagli inquirenti, consentirebbero di affermare che nel garage funzionava, fino a poco tempo fa, una macchina per 11 ciclostile. Come si conciliano tutti questi elementi tra loro? Quale parte avevano, nel complicato labirinto del terrorismo di questi ultimi tempi Fresia e Tolino? Anarchici estranei ad ogni etichetta? Sovversivi di destra che camuffano le loro azioni dietro la stella a cinque punte delle Brigate rosse? Transfughi delle Brigate rosse, infiltratisi in altre organizzazioni come potrebbe essere, secondo alcuni, lo stesso Ferrari? A questi ed altri interrogativi cercano di dare una risposta il giudice istruttore Caselli e il sostituto procuratore generale della Repubblica, Caccia. Che la scoperta dell'altro giorno sia importante, lo si deduce dal nervosismo, forse eccessivo, dimostrato dai due magistrati, in particolare il secondo. Il quale, l'altro giorno, ha minacciato di mettere sotto processo mezza Questura se una sola notizia fosse stata data ai giornalisti. La cronaca di ieri. Le indagini. La polizia ha arrestato una terza persona, Antonio D'Andrea, 27 anni, via Monginevro 267. E' uno dei quattro giovani che rientravano da Varazze col Tolino. Nel suo appartamento sono state trovate munizioni da guerra e un nastro per mitragliatore con 10 colpi. Figura di secondo plano, dal suo interrogatorio non sarebbe emerso nulla di interessante. All'esame della polizia e dei periti balistici il materiale rinvenuto nel box di via Bardonecchia: nove pistole di cui una da guerra, munizioni, un mitra col calcio segato; un contenitore con 5 granate fabbricate con tritolo e biglie di acciaio in grado di provocare una strage. Secondo un funzionario, parte dell'arsena- le « rappresenterebbe una pesante prova a carico degli arrestati, in merito ad un recente atto terroristico tuttora insoluto ». Non sono state fomite indicazioni su quale possa essere que- rii■ ri111111111■ i 11111111111 i r111) sto attentato. A Torino, insoluto e abbastanza recente da poter rientrare nel quadro di questa inchiesta, c'è solo quello all'Anpi, avvenuto nello scorso febbraio. Se si trattasse di questo, si porrebbero gravi interrogativi. Co 1■ 11[111 i 1111111111ii■ 11111111111ii 11 i munque, il materiale trovato in i via Bardonecchia (in particolare le granate con biglie e tritolo) viene considerato dagli inquirenti una traccia preziosa. Oltre alle armi, la polizia ha trovato due radio ricetrasmittenti sintonizzate 11(111iimli111 1119111111111111n111111111i111ti n ii i 111 sulle frequenze usate dalla que- i cstura, I personaggi. Giovanni Fresia, 25 anni, ex studente di scienze politiche, faceva parte, come si è detto, del gruppo « consiliare » poi diventato «comontista». Fran- lgttFd11i111 i i m 111 i 1111 m m 111m 111i 111; i [u 111] m m im11r11 ! [11;11 cesco Tolino, 24 anni, operaio al¬ la Siemens di Leini, conosceva gli anarchici del gruppo di Ventura, ma partecipava all'attività dei « rivoluzionari-anarchici ». Fresia, nel dicembre '71, fu condannato dal Tribunale a 6 mesi 111 ì!11111■ 1111 >11111111 [mit11 m t: ì11 m 1111111 r ; > : 11ì di carcere per aver fabbricato, senza licenza, insieme con Carlo Ventura, una miscela esplosiva. Spiegò: « Poiché le bombe molotov non hanno grande effetto, abbiamo deciso di fabbricarci ordigni più fragorosi. Volevamo sperimentarli sul corteo del Primo Maggio ». Il gruppo consiliare teorizzò le proprie idee su un periodico, Acheronte, oggi sotto inchiesta per istigazione a delinquere. Ecco alcuni slogans: « I detenuti nel carcere di Torino esigono la libertà perché i fatti da loro commessi non costituiscono reato »; « Noi proletari non dobbiamo restare inerti ma reagire violentemente, saccheggiando ed appropriandoci di tutto ciò che ci serve »; « E' assurdo che gli studenti comperino i libri quando È possìbile rubarli, che le massaie acquistino le merci quando è possibile saccheggiare i supermercati »; « Noi siamo i vandali notturni che tutto distruggono: "teppistizzlamoci" ». L'evasione dalle « Nuove ». Tra i volantini sequestrati nel box, la polizia esamina una. serie di foglietti formato quaderno, scritti da alcuni detenuti e indirizzati al Fresia e al Tolino. Si è pensato, in un primo momento, di aver messo le mani sul programma della fantomatioa « Arancia meccanica », il cui scopo è di provocare sommosse a catena nelle carceri italiane, tumulti ed evasioni in massa. Nulla di tutto ciò. Il piano è molto più « domestico »: il mittente delle lettere (non si sa come abbiano potuto eludere la censura carceraria) sarebbe Piantamore, il giovane condannato con gli amici Dorigo e Zuccaro per il sequestro di Tony Carello. Il terzetto deve comparire in Assise d'appello venerdì prossimo: in quell'occasione, Fresia e Tolino, con la complicità di altri, avrebbero dato l'assalto al cellulare e liberato Piantamore, il loro ex compagno di lotta nel gruppuscolo « comontista ». La notizia, ovviamente, non è confermata dalla polizia e dalla magistratura. Il programma di fuga conterrebbe anche un elenco di nomi di detenuti i quali avrebbero avuto uno scambio di lettere sia con Fresia sia con Tolino. Una indiretta conferma dell'esistenza di questa scottante corrispondenza si è avuta l'altro pomeriggio quando 11 dott. Caccia è accorso In carcere appena saputo di un principio di sommossa. Il Piantamore si trova infatti da qualche giorno alle u Nuove », In attesa del processo, proveniente da « Regina Coeli ». Gli sviluppi dell'inchiesta. «Clamorosi» secondo il capo dell'Ufficio politico, Fiorello. « Una scoperta importante, che darà i suoi frutti », è il parere del giudice istruttore Caselli. Sull'interrogatorio dei due arrestati il riserbo, ovviamente, è assoluto. Ma gli indizi a loro carico sarebbero pesanti. L'accusa, per il momento, parla di « costituzione di bande armate e detenzione dt armi e materiali esplodenti ». Ma l'esito delle perizie balistiche potrebbero portare ad altre, più gravi imputazioni. Intanto 1 magistrati hanno fatto trasferire tutti i « brigatisi » finora arrestati, nel carcere di Torino, per averli a disposizione nel prossimi interrogatori e ricognizioni di persona: sono gli operai Raffaele e Muraca, i coniugi Savino e 11 Ferrari. Esistono dei legami, e di quale tipo, tra questi « veri » brigatisti e i due indefinibili Fresia e Tolino? C'è già chi definisce gli arrestati di via Bardonecchia « brigatisti neri ». Adesso, però, le etichette non contano più: bisogna scoprire il volto autentico di chi attacca « il cuore dello Stato », con 1 sequestri e con le bombe. Il box dove sono stati scoperti dalla polizia armi e documenti - Due degli arrestati: Francesco Tolino, 24 anni, e Antonio D'Andrea, 27 anni

Luoghi citati: Ferrari, Leini, Milano, Torino, Varazze