Calabresi fu ucciso mentre indagava su un grosso traffico d'armi fascista? di Gino Mazzoldi
Calabresi fu ucciso mentre indagava su un grosso traffico d'armi fascista? Avrebbe preparato un'inchiesta, ora introvabile Calabresi fu ucciso mentre indagava su un grosso traffico d'armi fascista? Numerosi confidenti della polizia, coi quali il commissario s'era consultato, avrebbero rivelato che era emerso un commercio d'armi, che, attraverso le frontiere francese e svizzera, raggiungeva Milano, Torino e Genova ■ Collegamenti con i messaggi delle "Brigate rosse"? (Dal nostro corrispondente) Milano, 4 luglio. Il commissario capo Luigi Calabresi quando venne assassinato il 17 maggio di due anni or sono davanti alla propria abitazione di via Cherubini-, pare stesse indagan- do su un vasto traffico di armi da parte di neofascisti. Questa circostanza sarebbe emersa nel corso della inchiesta giudiziaria che il giudice istruttore Antonio Lombardi sta conducendo sull'attentato compiuto davanti alla questura da Gianfranco Bertoli, durante la cerimonia per il primo anniversario della morte del funzionario della squadra politica milanese. Il magistrato ha interrogato in questi ultimi giorni numerosi confidenti della polizia ed ha saputo che il dottor Calabresi era a conoscenza di alcuni particolari su un vasto traffico d'armi che si svolgeva attraverso la frontiera francese e quella elvetica con alcune città d'Italia tra cui Milano, Genova e Torino. Il commissario sembra stesse già raccogliendo importanti indizi che avrebbero potuto portare a clamorosi colpi di scena. Di questa sua inchiesta tuttavia pare non sia stata trovata alcuna traccia in questura; ma alcune precise circostanze sono state ora raccolte dal giudice istruttore Lombardi, che le ha trasmesse al giudice istruttore Giuseppe Patrone che si occupa dell'uccisione del funzionario. Di questo probabile traffico d'armi da parte di elementi legati all'estrema destra si era già parlato quando il 20 settembre del 1972 vennero bloccati al valico italo-elvetico di Brogeda a bordo di un'auto carica d'armi ed esplosivo Gianni Nardi, Bruno Luciano Stefano e la tedesca Gudrum Kiess, nei confronti dei quali il sostituto procuratore della Repubblica Libero Riccardelli ha poi spiccato mandato di cattura per l'uccisione del commissario. I tre però da pochi giorni rimessi in libertà provvisoria per decorrenza del termine della carcerazione preventiva sono riusciti a sottrarsi alla cattura. Lo Stefano e la Kiess hanno raggiunto la Spagna dove sono stati arrestati la scorsa settimana nei pressi di Malaga. Il Nardi, che pare fosse ancora nascosto in Italia quando venne compiuta la strage di Brescia, si troverebbe ora in Cile dove può contare su amici della sua famiglia, nota negli ambienti industriali internazionali. Di questo traffico d'armi pare fosse a conoscenza anche la questura di Genova, come ha fatto sapere in un messaggio il « commando » delle sedicenti « brigate rosse », che ha tenuto prigioniero il magistrato Mario Sossi. In quel documento si insinuava il sospetto che qualcuno volesse addirittura coprire questo traffico e la tempestività della fuga del Nardi, dello Stefano e della Kiess proprio qualche ora prima che il dott. Riccardelli spiccasse nei loro confronti mandato di cattura per l'uccisione di Calabresi. Quel documento può avvalorare l'ipotesi, avanzata in parecchi ambienti, che qualcuno abbia avvertiti i tre del grosso provvedimento che stava per essere preso. I magistrati milanesi spe- rano ora che lo Stefano e la giovane tedesca vengano e- stradati in Italia per poterli ascoltare: dal loro interroga-torio potrebbero scaturire elementi preziosissimi per le indagini sia sull'uccisione di Calabresi sia sull' attentato alla questura. Gino Mazzoldi
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