La comunità negra in Usa non crede all'ipotesi del gesto isolato di un folle di Vittorio Zucconi

La comunità negra in Usa non crede all'ipotesi del gesto isolato di un folle Tensione per l'assassinio della madre di Luther King La comunità negra in Usa non crede all'ipotesi del gesto isolato di un folle (Dal nostro corrispondente) Washington, 1 luglio. L'assassinio di Alberta Christina King, la madre di Martin Luther King, avvenuto ieri mattina in una chiesa di Atlanta (Georgia) ha riportato di colpo sull'America di Watergate l'ombra e il ricordo delle rivolte razziali degli Anni 60, la psicosi della « cospirazione » politica omicida, la paura di nuove, tragiche pagine di sangue. Il precario equilibrio in « bianco e nero », raggiunto da pochi anni affronta la sua prima prova. L'assassino di Alberta Christina King è un giovane negro di 23 anni, Marcus Chenault, e questo ha evitato immediate esplosioni di collera, ma già stamani, a 24 ore di distanza, la teoria del complotto di cui Chenault sarebbe soltanto il braccio sta acquistando credito: « Dietro questo povero pazzo — ha detto il reverendo Abernathy, il successore di Martin Luther King — vi sono quegli stessi che uccisero John e Bob Kennedy, che assassinarono Martin, che annegarono il fratello William (trovato morto in una piscina nel '69) ». La prova è una lista di 10 vittime designate che Chenault avrebbe avuto dai « mandanti », ove, dopo la madre di Martin Luther erano lo stesso Abernathy ed altri leader dei movimenti negri. In sé, la cronaca della morte di Alberta Christina, mamma King come era conosciuta nel ghetto di Atlanta, non lascia ombre di dubbio. Ieri mattina, mentre il reverendo Calvin Morris (un collaboratore della vedova di Martin Luther, Coretta King) predicava nella chiesta battista di Ebezener davanti a 400 uomini e donne negri, un giovane di colore è entrato e si è seduto in un banco esattamente alla destra del piccolo organo elettrico che mamma King suonava, il posto che i fedeli chiamano «l'angolo dell'amen» il più vicino al pulpito. Dopo pochi minuti, il giovane, Marcus Chenault, ha sfoderato una pistola, ha sparato quasi a bruciapelo al viso di mamma King (non distava più di un metro), ha rivolto l'arma contro i suoi vicini di banco, sparando ancora e uccidendo un uomo di 50 anni, Edward Boykin, il sacrestano della chiesa e ferendone un altro non gravemente, Johnny Mitchell, di 65 anni. Mentre l'assassino tentava di ricaricare la pistola, un gruppo di persone gli si è lanciato contro, finalmente fermandolo. Nella chiesa di Ebezener, una sorta di santuario per la .gente di colore poiché qui predicava lo stesso Martin, era anche Daddy King, il marito di Alberta Christina e il padre del leader ucciso nel '68. Daddy King, papà King (il cui nome è identico a quello del figlio, Martin Luther) ha accompagnato la moglie morente all'ospedale, mentre nella chiesa scoppiavano scene di isteria. Il solo calmo era proprio il vecchio King senior, come se il lungo addestramento alla tragedia l'avesse ormai rassegnato: ha visto uccidere il figlio maggiore Martin, morire misteriosamente annegato il secondo figlio, e ieri assassinare la moglie. Il calmo coraggio del vecchio King e della figlia Christina, che ha rivolto parole di moderazione ai suoi fratelli di colore, ha impedito un'immediata reazione della comunità negra d'Atlanta, dove, da ormai dieci giorni, si susseguivano episodi di intolleranza, di scontri con la polizia, di manifestazioni, culminati con uno scambio di accuse fra il sindaco (negro) e il capo della polizia (bianco). Entrambi rimproverano all'altro di «fomentare» i disordini. Quando si è appreso poi che l'assassino era arrivato in città soltanto il giorno prima, in autobus, dalla sua casa di Dayton (Ohio) e che su di lui è stata trovata la lista delle esecuzioni da compiere, la parola «complotto» ha attraversato fulminea tutta l'America nera. I leaders, da Abernathy a Jackson, l'hanno rilanciata, la polizia l'ha smentita senza alcun successo. Interrogato stamani, il giovane omicida ha detto di aver ucciso per « odio verso tutti i cristiani » aggiungendo di essere «ebreo». Chi lo conosce, afferma che Chenault è un «giovane religioso» ma di una religiosità confusa e personale, non assimilabile a nessuna setta o chiesa ufficiale. Ma il vero interrogativo, stasera, è- se Atlanta sarà la scintilla di una nuova rivolta negra o rimarrà un altro, ma isolato, episodio nella tragica storia del popolo nero d'America. Vittorio Zucconi