Il leader dei socialisti portoghesi è ritornato a Lisbona dall'esilio di Aldo Rizzo

Il leader dei socialisti portoghesi è ritornato a Lisbona dall'esilio Soares festeggiato da centinaia di persone Il leader dei socialisti portoghesi è ritornato a Lisbona dall'esilio Clima festoso nella capitale, ma si cercano ancora gli agenti della disciolta polizia politica Slogan e manifesti dei gruppi giovanili radicali - Appello alla pacificazione del gen. Spinola (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 28 aprile. Diverse centinaia di persone hanno accolto nel primo pomeriggio, alla stazione Santa Apolonia, il leader del partito socialista portoghese Mario Soares, di ritorno in patria dopo lunghi anni di deportazione e di esilio. Quando Soares è apparso nell'atrio della stazione, la folla, nella quale erano molti ex detenuti politici appena liberati, gli si è stretta intorno applaudendo, poi è risuonato a più riprese un grido che è ormai lo slogan di questa primavera portoghese: «Vittoria». Una decina di soldati ha circondato Soares per proteggerlo dalla stretta degli amici e dei compagni di fede. Quando il leader socialista è uscito sul piazzale antistante la stazione per entrare in una macchina, le scene di entusiasmo si sono ripetute. La folla, all'esterno, si era un po' diradata dopo ore di attesa (il «Sud Express» proveniente da Parigi era in forte ritardo), ma tutti i balconi e le finestre che danno sulla piazza, compresi quelli del museo militare che fronteggia la stazione, erano gremiti. Molti fiori, garofani rossi, e alcuni striscioni. Su uno era scritto: «Onore a chi ha preferito l'esilio alla viltà». Soares è il primo e il più illustre di una serie di esuli politici ai quali si sono riaperte, dopo il colpo di Stato che ha rovesciato il regime fascista, le porte di casa. Il suo ritorno a Lisbona è un'altra prova dei profondi cambiamenti in atto nel Portogallo, una speranza in più che non si tratti di una svolta apparente e transeunte, ma di un'occasione sostanziale per il ripristino della democrazia. In un'intervista concessa in treno alla radio nazionale, Soares si è fatto interprete di questa speranza, promettendo tutta la sua collaborazione e la sua buona volontà. Lisbona, stdmane, tre giorni dopo il «golpe», aveva un'aria distesa e festosa. Allo stadio, dalle 11, sì svolgeva regolarmente la partita Benfica-Oriental, derby cittadino. I carri armati che presidiavano i centri vitali della città sono quasi tutti scomparsi, solo si scorgono, qua e là, gruppi di soldati con il fucile mitragliatore. Ogni tanto passa un camion miniare, la gente applaude, soldati e civili si scambiano saluti e risuona il grido consueto: «Vittoria». La «Praca do Carmo», con l'ex quartier generale della Guardia Repubblicana, ultimo rifugio di Gaetano e Thomas prima della resa, è chiusa al traffico. Isolata, poco distante, nella parte alta della città, è anche la ex sede della «Direcao General da Segu;idade», dove la polizia politica aveva tentato, l'altro ieri, una estrema, sanguinosa resistenza. Alcuni gruppi di cittadini stazionano tuttavia nelle adiacenze: si dice che la sede della DGS disponesse di passaggi sotterranei e che in essi vi sia ancora nascosto qualcuno. L'odio verso quella che fu definita la Gestapo portoghese, ora sciolta dalla giunta militare insieme con altre istituzioni del regime fascista, stenta a placarsi. Sui muri, appaiono molte falci e martello e appuntamenti per il 1" maggio, spesso firmati da movimenti giovanili di ultrasinistra. Si ha l'impressione che, mentre i partiti faticano a emergere, sia pure in prospettiva, i gruppuscoli più radicali tentino di occuparne anzitempo lo spazio. Ieri sera ci sono stati brevi disordini nel centro della città, i soldati hanno sparato colpi in aria, episodi analoghi sono accaduti a Oporto. Niente di grave, ma si teme che la calma e la serenità che oggi dimostra la stragrande maggioranza della popolazione possa essere turbata. E questo potrebbe provocare un contraccolpo negli stessi ambienti militari, o fra quelli oggi meno entusiasti del processo di liberalizzazione. E naturalmente, nel clima adatto, una strategia della tensione potrebbe essere messa in atto dalla stessa destra, militare e civile. Il generale Spinola, nell'incontro di ieri con i direttori dei giornali, ha lanciato un appello: «Aiutatemi a ristabilire un clima di pacificazione, sensibilizzate il paese perché possa scegliere in libertà il regime in cui intende vivere». I giornali hanno accolto l'appello. Dice il «Diario de Noticias»; «A nessuno si impedisce più di esprimere pubblicamente le proprie idee, ma è indispensabile che tutti lo facciano nell'ordine». E poi: «I prossimi giorni saranno decisivi per la sorte di questo generoso tentativo di restituire al popolo portoghese i suoi diritti di base». Aldo Rizzo Lisbona. Il capo socialista Mario Soares tornato dall'esilio accolto in trionfo (Telefoto United Press International) Il leader dei socialisti portoghesi è ritornato a Lisbona dall'esilio Soares festeggiato da centinaia di persone Il leader dei socialisti portoghesi è ritornato a Lisbona dall'esilio Clima festoso nella capitale, ma si cercano ancora gli agenti della disciolta polizia politica Slogan e manifesti dei gruppi giovanili radicali - Appello alla pacificazione del gen. Spinola (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 28 aprile. Diverse centinaia di persone hanno accolto nel primo pomeriggio, alla stazione Santa Apolonia, il leader del partito socialista portoghese Mario Soares, di ritorno in patria dopo lunghi anni di deportazione e di esilio. Quando Soares è apparso nell'atrio della stazione, la folla, nella quale erano molti ex detenuti politici appena liberati, gli si è stretta intorno applaudendo, poi è risuonato a più riprese un grido che è ormai lo slogan di questa primavera portoghese: «Vittoria». Una decina di soldati ha circondato Soares per proteggerlo dalla stretta degli amici e dei compagni di fede. Quando il leader socialista è uscito sul piazzale antistante la stazione per entrare in una macchina, le scene di entusiasmo si sono ripetute. La folla, all'esterno, si era un po' diradata dopo ore di attesa (il «Sud Express» proveniente da Parigi era in forte ritardo), ma tutti i balconi e le finestre che danno sulla piazza, compresi quelli del museo militare che fronteggia la stazione, erano gremiti. Molti fiori, garofani rossi, e alcuni striscioni. Su uno era scritto: «Onore a chi ha preferito l'esilio alla viltà». Soares è il primo e il più illustre di una serie di esuli politici ai quali si sono riaperte, dopo il colpo di Stato che ha rovesciato il regime fascista, le porte di casa. Il suo ritorno a Lisbona è un'altra prova dei profondi cambiamenti in atto nel Portogallo, una speranza in più che non si tratti di una svolta apparente e transeunte, ma di un'occasione sostanziale per il ripristino della democrazia. In un'intervista concessa in treno alla radio nazionale, Soares si è fatto interprete di questa speranza, promettendo tutta la sua collaborazione e la sua buona volontà. Lisbona, stdmane, tre giorni dopo il «golpe», aveva un'aria distesa e festosa. Allo stadio, dalle 11, sì svolgeva regolarmente la partita Benfica-Oriental, derby cittadino. I carri armati che presidiavano i centri vitali della città sono quasi tutti scomparsi, solo si scorgono, qua e là, gruppi di soldati con il fucile mitragliatore. Ogni tanto passa un camion miniare, la gente applaude, soldati e civili si scambiano saluti e risuona il grido consueto: «Vittoria». La «Praca do Carmo», con l'ex quartier generale della Guardia Repubblicana, ultimo rifugio di Gaetano e Thomas prima della resa, è chiusa al traffico. Isolata, poco distante, nella parte alta della città, è anche la ex sede della «Direcao General da Segu;idade», dove la polizia politica aveva tentato, l'altro ieri, una estrema, sanguinosa resistenza. Alcuni gruppi di cittadini stazionano tuttavia nelle adiacenze: si dice che la sede della DGS disponesse di passaggi sotterranei e che in essi vi sia ancora nascosto qualcuno. L'odio verso quella che fu definita la Gestapo portoghese, ora sciolta dalla giunta militare insieme con altre istituzioni del regime fascista, stenta a placarsi. Sui muri, appaiono molte falci e martello e appuntamenti per il 1" maggio, spesso firmati da movimenti giovanili di ultrasinistra. Si ha l'impressione che, mentre i partiti faticano a emergere, sia pure in prospettiva, i gruppuscoli più radicali tentino di occuparne anzitempo lo spazio. Ieri sera ci sono stati brevi disordini nel centro della città, i soldati hanno sparato colpi in aria, episodi analoghi sono accaduti a Oporto. Niente di grave, ma si teme che la calma e la serenità che oggi dimostra la stragrande maggioranza della popolazione possa essere turbata. E questo potrebbe provocare un contraccolpo negli stessi ambienti militari, o fra quelli oggi meno entusiasti del processo di liberalizzazione. E naturalmente, nel clima adatto, una strategia della tensione potrebbe essere messa in atto dalla stessa destra, militare e civile. Il generale Spinola, nell'incontro di ieri con i direttori dei giornali, ha lanciato un appello: «Aiutatemi a ristabilire un clima di pacificazione, sensibilizzate il paese perché possa scegliere in libertà il regime in cui intende vivere». I giornali hanno accolto l'appello. Dice il «Diario de Noticias»; «A nessuno si impedisce più di esprimere pubblicamente le proprie idee, ma è indispensabile che tutti lo facciano nell'ordine». E poi: «I prossimi giorni saranno decisivi per la sorte di questo generoso tentativo di restituire al popolo portoghese i suoi diritti di base». Aldo Rizzo Lisbona. Il capo socialista Mario Soares tornato dall'esilio accolto in trionfo (Telefoto United Press International)

Persone citate: Carmo, Mario Soares, Soares, Spinola

Luoghi citati: Lisbona, Oporto, Parigi, Portogallo