Anastasi trascinai Altafini suggella di Giovanni Arpino

Anastasi trascinai Altafini suggella La Juventus vittoriosa a Cesena vuol difendere lo scudetto fino in fondo Anastasi trascinai Altafini suggella I bianconeri subito in vantaggio con il centravanti al 5' - Poi un'accorta difesa con una grande prestazione di Salvadore - Nella ripresa il brasiliano, subentrato a Bettega, realizza il gol della sicurezza - Lo Bello sorvola su due interventi da rigore di Zoff e Boranga - Stadio gremito in una giornata quasi estiva Cesena Juventus 0 2 CESENA: Boranga E; Danova 6, Ammoniaci 6 (dal 46' Catania 6); Festa 6, Zanlboni 6, Cera 6; Orlandi 6, Brignanl 6, Tombolato 6, Savoldl 6, Toschi 6. JUVENTUS: Zoff 7; Spinosi 6, Longobucco 6; Gentile 7, Morirli 5, Salvadore 7; Causio 5, Cuccureddu 5, Anastasi 7, Capello 5, Bettega 5 (dal 61' Aitaf ini 7). ARBITRO: Lo Bello 7. RETI: Anastasi al 5' e Altarini al 69'. (Dal nostro inviato speciale) Cesena, 7 aprile. Al Cesena va II fumo, benché profumato, e alla Juventus va l'arrosto, assai più sostanzioso. Ecco il succo della gara disputatasi sul campo romagnolo, gremito fino all'inverosimile, In un sole da bagni di mare. La Juve prosegue con tenacia il suo inseguimento alla Lazio ma non può dirsi soddisfatta del gioco, rimasticato, talora confuso, che il « forcing ■ della squadra di casa soffocava continuamente nell'area di Zoff. Dopo varie ed anche amene discussioni notturne sul colore della maglia, gli uomini di Borsellini rivestono il loro classico bianconero rinun¬ ciando al ■ minacciato > granata, e i campioni infilano la divisa blu. I tubolari, che con molta bonarietà possiamo definire spalti, sostengono a stento più di 40 mila persone convenute a Cesena: non sapremo mai la cifra esatta, perché la costruzione dello stadio non è agibile e per non incorrere in chissà quali guai la società romagnola ogni domenica ■ decapita » il numero globale dei suoi spettatori, naturalmente confidando che quelle assurde ramificazioni di tubi si sorreggano e cementino anche con la pubblica nota passione tifosa. E' un grave rischio, e bisogna pure indicarlo, malgrado tutto il rispetto e la tenerezza che proviamo verso il magnìfico - Stato libero di Romagna ». Tutti aspettavano di più dalla Juventus, tutti credevano, pur non nascondendo gli antichi affetti per l'avversarlo torinese, che il Cesena sfoderasse la sua famosa marcia in più. E questa marcia esiste, fa trottare uomini e pallone, spinge il vecchio Cera a fluidificare in zona d'ala o al centro, ma arrivati al limite dell'area juventlna, il Cesena si perde, balbetta, non spara un tiro, non sa inventare l'ultimo tocco o l'ultimo corridoio per l'uomo libero. La Juve, segnato il gol al 5', si permette un'esagerazione di mosse difensive, lascia completamente scoperto o addirittura vuoto il centrocampo, fa ragnatela e trincea In quindici metri. I soli a dannarsi l'anima portano i nomi di Anastasi, Salvadore, Spinosi, e quel Gentile che Imperversa avanti e Indietro come un tarantolato, ricuce e mette una pezza alle trame romagnole, invadenti, ma prevedibili, larghe e però anche prive di fosforo. Convinta di sè, della posta in gioco, desiderosa di fare bottino pieno, la Juventus non offre gran spettacolo: regge sugli uomini che abbiamo appena citato, ma da Capello a Causio, da Cuccù a Bettega non fa manovra, non si libera convenientemente, non si distende come dovrebbe. Le ben note involuzioni della squadra vengono fuori, acuite dalla preoccupazione immediata di tesoreggiare quel gol, arrivato così presto. Raccontiamolo: è appena il 5', batte una punizione Causio quasi dalla bandierina del corner alla destra di Boranga, il suo tiro è basso, nell'Intrico di gambe In area romagnola il portiere si tuffa, respinge, acrobaticamente raccoglie Anastasi e infila da pochi metri. Di qui e fino alla fine del tempo, tranne due buone azioni impostate da Longobucco e Gentile per Anastasi intorno al 20', si assiste ad un monologo dei vari Savoldi, Festa, Brignani. Ouesti ultimi due, non sempre liberi di impostare e defilarsi per dettare il passaggio, mentre Tombolato, un ragazzetto, impegna Morini, come se fosse Muller. Le retrovie torinesi patiscono questi assalti, che solo il vecchio Bill-/ sbroglia con la propria rabbia agonistica, rischiando le rotule e facendole rischiare agli al- tri. Ignaro dei fischi che gli piovono addosso, la buona quercia di Salvadore si oppone alle rifiniture dell'ultimo schema romagnolo, mettendo la zampa, il petto, la falce adeguata. Molti juventini sembrano ben volenterosi ma anche smarriti e forse un po' cotti dal sole. Bettega non riesce a costruire II benché minimo affondo, Capello sta troppo indietro, Cuccù e Causio corrono al ritmo di Lo Bello, onorevole in pacato passeggio da pic-nic. La partita sembra avviarsi ad un monotono destino, se non fosse per il famoso orecchio teso al famoso campo di Napoli. Qualcuno dice: questi romagnoli sgambettano ma non entrano in area, se appena uno vi capita e casca, chi ci salverà da un rigore? Altri aggiungono: non sanno tirare, Zoff se la sbriga con facilità, su palloni che gli arrivano da lontano, ma intanto piovono calci d'angolo, punizioni dal limite, se appena aumenta la « bagarre » come terrà la Juve? E invece la squadra campione, via via, attendendo che gli avversari spremano fino all'ultima goccia di sudore, pensa a consumare con astuzia la sua partita. La ripresa prosegue con identico volto, anche se il Cesena deve sostituire una pedina importante quale Ammoniaci con Catania. Sono sempre i romagnoli a tentare abbordaggi continui, che il pacchetto arretrato juventino assorbe con disinvoltura di volta in volta più convinta. Annotiamo tre episodi: al 5' Anastasi filtra tra due difensori, batte su Boranga in uscita, recupera e tocca per Causio solo, il • barone > con superba distrazione sbatte fuori un ottimo pallone-gol. Al diavolo, pensano in molti. Eccoci al 9': Festa se ne va via soletto In una fuga da rugby, sette juventini stanno a guardare ruotando pacifici sui talloni, e Zoff che deve precipitarsi a valanga fino al limite per «placcare » uomo e pallone. Qualcuno vuol vedere gli estremi di un rigore. Ma l'onorevole, che fa l'indifferente, viene salvato al 20' da Boranga, che per imitare il più celebre collega torinese, vola, abbranca Anastasi In identica maniera. Sono gli unici fatterelli che condiscono con un po' di pepe la partita, ormai stentatissima, che vede Cera fare il regista avanzato e sbattere via anche palloni che con minor fretta sarebbero assai più convenienti per il Cesena. Al 61', per dar più fiato ai difensori, Vycpalek immette Altaflni al posto di Bettega. Passano sette minuti e il prof. José ci pensa lui a vibrare il tocco di spada decisivo: azione di Causio (toh, chi si rivede), palla appena sfiorata da Capello per il brasiliano appostato nell'area romagnola che non si fa pregare ma inventa un diagonale perfetto. Rete e tutti a casa a bere Trebbiano o Sangiovese. Il Cesena si liquefa a poco a poco, tra gli stenti di offensive che porterebbero il gol forse a luglio. Tutti dicono: fatta la prima rete la Juventus si è accontentata di amministrare o addormentare la partita. Sono le solite frasi di gergo. A parte il fatto che una gara si addormenta a centrocampo, non pericolosamente a dieci-quindici metri da Zoff, rimane questo sugo: che l'addormentamento è generale, dai trespoli pericolanti alle poltroncine di tribuna. Ribattono gli amici e I colleghi che scendevano a Cesena dopo la partita di sabato a Verona tra I gialloblù di Cade e il Milan: questa è una finale da Coppa Campioni, rispetto al calcio condotto da Benetti e Chiarugl. Anche in foot ball, come si vede, la relatività è tutto. La Juventus porta via il bottino pieno dall'erba dolce di Romagna, vede la Lazio a tre punti e può sperare, può accanirsi nell'inseguimento, come è logico e doveroso. Ma il suo calcio avaro non si libera da molti dubbi. Gol a parte, ricordiamo due, forse tre azioni degne di questo nome, e l'impegno isolato di alcuni uomini. Dopo la seconda segnatura, con il Cesena ormai opaco e torpido, naturalmente sono venuti fuori Cau¬ sio con qualche spunto, Capello a riordinare un minimo di manovra in avanti. Un po' poco, anche se la concentrazione della vigilia ha fatto sì che — trovandosi in vantaggio — i torinesi abbiano accettato di svolgere un compito più oscuro e pur utile. Non è il « jet » ma un onesto autobus, che fa fruttare le sue fermate obbligatorie. Però, per recuperare quei tre punti che la distanziano dalla Lazio, sarà indispensabile un maggior volume di gioco e di schemi appropriati. Se la Lazio lo consente, è naturale. Dice un amico romagnolo: « Mah, abbiamo due di pressione ». E ovviamente una squadra di scarsa esperienza e pur lodevole come il Cesena, se ha due di pressione non può offrire Incautamente il petto al bisturi juventino. Che tutto può sbagliare ma non il momento del gol. Il 90' cade con il pallone che capita sui piedi di Altaflni. Prontamente il professor José lo depone tra le mani dell'onorevole fischiettante. Lo Bello gli fa compiere un volo di quindici metri, come in un passaggio di basket. Forse era stufo, come alcuni delibatori di foot ball locali, ma ingiustamente. Dopo tutto non era un'amichevole, ma gara da paragonare ad una scacchistica « mossa d'alfiere ». Saltando un ostacolo, la Juve rivede la coda biancoceleste della Lazio in fuga. Farà ancora caldo per questo scudetto. Giovanni Arpino Cesena. Il centravanti della Juventus Anastasi con un guizzo anticipa di testa l'intervento di Zaniboni (Telefoto) Anastasi trascinai Altafini suggella La Juventus vittoriosa a Cesena vuol difendere lo scudetto fino in fondo Anastasi trascinai Altafini suggella I bianconeri subito in vantaggio con il centravanti al 5' - Poi un'accorta difesa con una grande prestazione di Salvadore - Nella ripresa il brasiliano, subentrato a Bettega, realizza il gol della sicurezza - Lo Bello sorvola su due interventi da rigore di Zoff e Boranga - Stadio gremito in una giornata quasi estiva Cesena Juventus 0 2 CESENA: Boranga E; Danova 6, Ammoniaci 6 (dal 46' Catania 6); Festa 6, Zanlboni 6, Cera 6; Orlandi 6, Brignanl 6, Tombolato 6, Savoldl 6, Toschi 6. JUVENTUS: Zoff 7; Spinosi 6, Longobucco 6; Gentile 7, Morirli 5, Salvadore 7; Causio 5, Cuccureddu 5, Anastasi 7, Capello 5, Bettega 5 (dal 61' Aitaf ini 7). ARBITRO: Lo Bello 7. RETI: Anastasi al 5' e Altarini al 69'. (Dal nostro inviato speciale) Cesena, 7 aprile. Al Cesena va II fumo, benché profumato, e alla Juventus va l'arrosto, assai più sostanzioso. Ecco il succo della gara disputatasi sul campo romagnolo, gremito fino all'inverosimile, In un sole da bagni di mare. La Juve prosegue con tenacia il suo inseguimento alla Lazio ma non può dirsi soddisfatta del gioco, rimasticato, talora confuso, che il « forcing ■ della squadra di casa soffocava continuamente nell'area di Zoff. Dopo varie ed anche amene discussioni notturne sul colore della maglia, gli uomini di Borsellini rivestono il loro classico bianconero rinun¬ ciando al ■ minacciato > granata, e i campioni infilano la divisa blu. I tubolari, che con molta bonarietà possiamo definire spalti, sostengono a stento più di 40 mila persone convenute a Cesena: non sapremo mai la cifra esatta, perché la costruzione dello stadio non è agibile e per non incorrere in chissà quali guai la società romagnola ogni domenica ■ decapita » il numero globale dei suoi spettatori, naturalmente confidando che quelle assurde ramificazioni di tubi si sorreggano e cementino anche con la pubblica nota passione tifosa. E' un grave rischio, e bisogna pure indicarlo, malgrado tutto il rispetto e la tenerezza che proviamo verso il magnìfico - Stato libero di Romagna ». Tutti aspettavano di più dalla Juventus, tutti credevano, pur non nascondendo gli antichi affetti per l'avversarlo torinese, che il Cesena sfoderasse la sua famosa marcia in più. E questa marcia esiste, fa trottare uomini e pallone, spinge il vecchio Cera a fluidificare in zona d'ala o al centro, ma arrivati al limite dell'area juventlna, il Cesena si perde, balbetta, non spara un tiro, non sa inventare l'ultimo tocco o l'ultimo corridoio per l'uomo libero. La Juve, segnato il gol al 5', si permette un'esagerazione di mosse difensive, lascia completamente scoperto o addirittura vuoto il centrocampo, fa ragnatela e trincea In quindici metri. I soli a dannarsi l'anima portano i nomi di Anastasi, Salvadore, Spinosi, e quel Gentile che Imperversa avanti e Indietro come un tarantolato, ricuce e mette una pezza alle trame romagnole, invadenti, ma prevedibili, larghe e però anche prive di fosforo. Convinta di sè, della posta in gioco, desiderosa di fare bottino pieno, la Juventus non offre gran spettacolo: regge sugli uomini che abbiamo appena citato, ma da Capello a Causio, da Cuccù a Bettega non fa manovra, non si libera convenientemente, non si distende come dovrebbe. Le ben note involuzioni della squadra vengono fuori, acuite dalla preoccupazione immediata di tesoreggiare quel gol, arrivato così presto. Raccontiamolo: è appena il 5', batte una punizione Causio quasi dalla bandierina del corner alla destra di Boranga, il suo tiro è basso, nell'Intrico di gambe In area romagnola il portiere si tuffa, respinge, acrobaticamente raccoglie Anastasi e infila da pochi metri. Di qui e fino alla fine del tempo, tranne due buone azioni impostate da Longobucco e Gentile per Anastasi intorno al 20', si assiste ad un monologo dei vari Savoldi, Festa, Brignani. Ouesti ultimi due, non sempre liberi di impostare e defilarsi per dettare il passaggio, mentre Tombolato, un ragazzetto, impegna Morini, come se fosse Muller. Le retrovie torinesi patiscono questi assalti, che solo il vecchio Bill-/ sbroglia con la propria rabbia agonistica, rischiando le rotule e facendole rischiare agli al- tri. Ignaro dei fischi che gli piovono addosso, la buona quercia di Salvadore si oppone alle rifiniture dell'ultimo schema romagnolo, mettendo la zampa, il petto, la falce adeguata. Molti juventini sembrano ben volenterosi ma anche smarriti e forse un po' cotti dal sole. Bettega non riesce a costruire II benché minimo affondo, Capello sta troppo indietro, Cuccù e Causio corrono al ritmo di Lo Bello, onorevole in pacato passeggio da pic-nic. La partita sembra avviarsi ad un monotono destino, se non fosse per il famoso orecchio teso al famoso campo di Napoli. Qualcuno dice: questi romagnoli sgambettano ma non entrano in area, se appena uno vi capita e casca, chi ci salverà da un rigore? Altri aggiungono: non sanno tirare, Zoff se la sbriga con facilità, su palloni che gli arrivano da lontano, ma intanto piovono calci d'angolo, punizioni dal limite, se appena aumenta la « bagarre » come terrà la Juve? E invece la squadra campione, via via, attendendo che gli avversari spremano fino all'ultima goccia di sudore, pensa a consumare con astuzia la sua partita. La ripresa prosegue con identico volto, anche se il Cesena deve sostituire una pedina importante quale Ammoniaci con Catania. Sono sempre i romagnoli a tentare abbordaggi continui, che il pacchetto arretrato juventino assorbe con disinvoltura di volta in volta più convinta. Annotiamo tre episodi: al 5' Anastasi filtra tra due difensori, batte su Boranga in uscita, recupera e tocca per Causio solo, il • barone > con superba distrazione sbatte fuori un ottimo pallone-gol. Al diavolo, pensano in molti. Eccoci al 9': Festa se ne va via soletto In una fuga da rugby, sette juventini stanno a guardare ruotando pacifici sui talloni, e Zoff che deve precipitarsi a valanga fino al limite per «placcare » uomo e pallone. Qualcuno vuol vedere gli estremi di un rigore. Ma l'onorevole, che fa l'indifferente, viene salvato al 20' da Boranga, che per imitare il più celebre collega torinese, vola, abbranca Anastasi In identica maniera. Sono gli unici fatterelli che condiscono con un po' di pepe la partita, ormai stentatissima, che vede Cera fare il regista avanzato e sbattere via anche palloni che con minor fretta sarebbero assai più convenienti per il Cesena. Al 61', per dar più fiato ai difensori, Vycpalek immette Altaflni al posto di Bettega. Passano sette minuti e il prof. José ci pensa lui a vibrare il tocco di spada decisivo: azione di Causio (toh, chi si rivede), palla appena sfiorata da Capello per il brasiliano appostato nell'area romagnola che non si fa pregare ma inventa un diagonale perfetto. Rete e tutti a casa a bere Trebbiano o Sangiovese. Il Cesena si liquefa a poco a poco, tra gli stenti di offensive che porterebbero il gol forse a luglio. Tutti dicono: fatta la prima rete la Juventus si è accontentata di amministrare o addormentare la partita. Sono le solite frasi di gergo. A parte il fatto che una gara si addormenta a centrocampo, non pericolosamente a dieci-quindici metri da Zoff, rimane questo sugo: che l'addormentamento è generale, dai trespoli pericolanti alle poltroncine di tribuna. Ribattono gli amici e I colleghi che scendevano a Cesena dopo la partita di sabato a Verona tra I gialloblù di Cade e il Milan: questa è una finale da Coppa Campioni, rispetto al calcio condotto da Benetti e Chiarugl. Anche in foot ball, come si vede, la relatività è tutto. La Juventus porta via il bottino pieno dall'erba dolce di Romagna, vede la Lazio a tre punti e può sperare, può accanirsi nell'inseguimento, come è logico e doveroso. Ma il suo calcio avaro non si libera da molti dubbi. Gol a parte, ricordiamo due, forse tre azioni degne di questo nome, e l'impegno isolato di alcuni uomini. Dopo la seconda segnatura, con il Cesena ormai opaco e torpido, naturalmente sono venuti fuori Cau¬ sio con qualche spunto, Capello a riordinare un minimo di manovra in avanti. Un po' poco, anche se la concentrazione della vigilia ha fatto sì che — trovandosi in vantaggio — i torinesi abbiano accettato di svolgere un compito più oscuro e pur utile. Non è il « jet » ma un onesto autobus, che fa fruttare le sue fermate obbligatorie. Però, per recuperare quei tre punti che la distanziano dalla Lazio, sarà indispensabile un maggior volume di gioco e di schemi appropriati. Se la Lazio lo consente, è naturale. Dice un amico romagnolo: « Mah, abbiamo due di pressione ». E ovviamente una squadra di scarsa esperienza e pur lodevole come il Cesena, se ha due di pressione non può offrire Incautamente il petto al bisturi juventino. Che tutto può sbagliare ma non il momento del gol. Il 90' cade con il pallone che capita sui piedi di Altaflni. Prontamente il professor José lo depone tra le mani dell'onorevole fischiettante. Lo Bello gli fa compiere un volo di quindici metri, come in un passaggio di basket. Forse era stufo, come alcuni delibatori di foot ball locali, ma ingiustamente. Dopo tutto non era un'amichevole, ma gara da paragonare ad una scacchistica « mossa d'alfiere ». Saltando un ostacolo, la Juve rivede la coda biancoceleste della Lazio in fuga. Farà ancora caldo per questo scudetto. Giovanni Arpino Cesena. Il centravanti della Juventus Anastasi con un guizzo anticipa di testa l'intervento di Zaniboni (Telefoto)