Un pauroso aumento dei prezzi minaccia la ripresa economica di Marco Tosatti

Un pauroso aumento dei prezzi minaccia la ripresa economica Si fanno previsioni mentre si commentano i risultati del 1973 Un pauroso aumento dei prezzi minaccia la ripresa economica "La crescita dei prezzi, ha detto Colombo, rischia di mettere l'Italia fuori dal mercato" - La tendenza al rincaro non accenna ad attenuarsi: in marzo, a Torino, il costo della vita è salito del 3,19 per cento - Se l'impennata fosse uguale in tutto il Paese, nel '74 il potere d'acquisto diminuirebbe di oltre il 20 per cento (Nostro servizio particolare) Roma, 31 marzo. Il reddito nazionale è aumentato nel 1973 del 5,9 per cento, ed il reddito da lavoro dipendente è cresciuto del 20 per cento. Sono dati soddisfacenti. « Ma — ha dichiarato il ministro Colombo — vi sono da notare due aspetti che devono essere di giudizio ed ammonimento per il 1974: nel 1973 c'è stato un aumento dei pressi del 12,6 per cento ed è aumentato il grado della vostra dipendenza dall'estero. L'aumento dei prezzi rischia di mettere l'Italia fuori dal mercato se non verrà riassorbito dall'aumento della produzione e dall'incremento della produttività». Le prospettive per il 1974 non si presentano favorevoli; lo scorso mese l'organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione internazionale ha previsto che nell'anno in corso, in Italia, il reddito nazionale salirà del 4 per cento (1,9 in meno di quello del '73) mentre l'Economist limita la previsione di crescita a valori vicini al 3 per cento, e mette in rilievo la presenza sempre maggiore di una spinta inflazionistica, che, se nello scorso anno ha aiutato una certa ripresa industriale (esportazioni) ora si fa sentire in tutta la sua durezza all'interno. I prezzi sono sotto accusa. Dall'inizio dell'anno si sono verificati numerosi aumenti; la benzina (da 200 a 260 lire il litro la super, da 190 a 247 la normale), l'olio combustibile (da 20 a 35 lire al chilo), il gasolio per riscaldamento (da 46 a 70 lire al chilo), il gasolio per trazione (diesel, da 113 a 135 lire al litro), lo zucchero, l'olio d'oliva (per quello extravergine è stato concesso il prezzo libero), l'olio di semi, i formaggi e gli insaccati. L'effetto si è fatto sentire immediatamente. Gli esperti ai quali spetta il compito di determinare l'indice del costo della vita « sindacale », prevedono, per il 1° maggio, uno scatto della contingenza nell'ordine dei 9-10 punti. La contingenza farebbe registrare uno scatto ancora maggiore se il Consiglio dei ministri di ieri avesse deciso di applicare le nuove tariffe ferroviarie a breve termine, e non il 15 maggio com'è avvenuto. Infatti, tra le «spese varie» del «paniere» di beni e servizi che concorrono a formare l'indice del costo della vita, sono compresi 320 chilometri annui di viaggio sulle ferrovie dello Stato. La stessa preoccupazione ha probabilmente fatto sì che venisse lasciato a 50 lire il prezzo di affrancamento della lettera normale (unica spesa postale compresa nel «paniere») mentre sono state modificate le altre tariffe, che sono in vigore da oggi. Le incognite che il governo dovrà affrontare, in materia di prezzi sono grandi. Il costo della vita è aumentato a Torino, nel mese di marzo, del 3,19 per cento; è un dato isolato, ma è stato definito «terrificante». Infatti sulla base dell'aumento registrato a febbraio, (1,7 per cento) era stato calcolato per il 1974, un aumento del 20 per cento nel costo della vita. Questa previsione, di per sé abbastanza cupa, sembra, se la cifra riferita a Torino si rivelerà valida anche per il resto del Paese, superata in peggio ed ampiamente. Inoltre la buona stagione e il massiccio afflusso di turisti hanno provocato, negli anni passati, un incremento nei consumi e il rincaro «estivo» di alcuni prodotti: anche questo elemento, oltre ai possibili effetti negativi dell'inasprimento del costo dell'Iva sui generi «non essenziali», che dovrà essere definito nei particolari, renderanno ancora più dura la lotta che il governo vuole combattere in campo economico. E' una battaglia più difficile di quanto i dati, in parte ottimistici per il 1973, possano far credere. Mai dal dopoguerra a oggi, il costo della vita era cresciuto così bruscamente, com'è avvenuto nel 1973. La ripresa della produzione industriale dell'anno scorso viene considerata dagli economisti poco rassicurante. Fu una ripresa «drogata», favorita dalla svalutazione della lira che aiutava le esportazioni permettendo agli stranieri di acquistare i nostri prodotti a prezzi più bassi. Ma, con la lira svalutata, ci costavano più care le importazioni di generi alimentari e di materie prime per le industrie. Nel corso del 1974 risentiremo più chiaramente di questo contraccolpo negativo. Le conseguenze della svalutazione (già sentite dal consumatore) colpiranno più duramente le industrie: scatta vorticosamente la contingenza (ogni punto di contingenza costa 50 miliardi l'anno all'industria), mentre i lavoratori chiedono aumenti di salari per compensare l'aumento del costo della vita. Marco Tosatti Un pauroso aumento dei prezzi minaccia la ripresa economica Si fanno previsioni mentre si commentano i risultati del 1973 Un pauroso aumento dei prezzi minaccia la ripresa economica "La crescita dei prezzi, ha detto Colombo, rischia di mettere l'Italia fuori dal mercato" - La tendenza al rincaro non accenna ad attenuarsi: in marzo, a Torino, il costo della vita è salito del 3,19 per cento - Se l'impennata fosse uguale in tutto il Paese, nel '74 il potere d'acquisto diminuirebbe di oltre il 20 per cento (Nostro servizio particolare) Roma, 31 marzo. Il reddito nazionale è aumentato nel 1973 del 5,9 per cento, ed il reddito da lavoro dipendente è cresciuto del 20 per cento. Sono dati soddisfacenti. « Ma — ha dichiarato il ministro Colombo — vi sono da notare due aspetti che devono essere di giudizio ed ammonimento per il 1974: nel 1973 c'è stato un aumento dei pressi del 12,6 per cento ed è aumentato il grado della vostra dipendenza dall'estero. L'aumento dei prezzi rischia di mettere l'Italia fuori dal mercato se non verrà riassorbito dall'aumento della produzione e dall'incremento della produttività». Le prospettive per il 1974 non si presentano favorevoli; lo scorso mese l'organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione internazionale ha previsto che nell'anno in corso, in Italia, il reddito nazionale salirà del 4 per cento (1,9 in meno di quello del '73) mentre l'Economist limita la previsione di crescita a valori vicini al 3 per cento, e mette in rilievo la presenza sempre maggiore di una spinta inflazionistica, che, se nello scorso anno ha aiutato una certa ripresa industriale (esportazioni) ora si fa sentire in tutta la sua durezza all'interno. I prezzi sono sotto accusa. Dall'inizio dell'anno si sono verificati numerosi aumenti; la benzina (da 200 a 260 lire il litro la super, da 190 a 247 la normale), l'olio combustibile (da 20 a 35 lire al chilo), il gasolio per riscaldamento (da 46 a 70 lire al chilo), il gasolio per trazione (diesel, da 113 a 135 lire al litro), lo zucchero, l'olio d'oliva (per quello extravergine è stato concesso il prezzo libero), l'olio di semi, i formaggi e gli insaccati. L'effetto si è fatto sentire immediatamente. Gli esperti ai quali spetta il compito di determinare l'indice del costo della vita « sindacale », prevedono, per il 1° maggio, uno scatto della contingenza nell'ordine dei 9-10 punti. La contingenza farebbe registrare uno scatto ancora maggiore se il Consiglio dei ministri di ieri avesse deciso di applicare le nuove tariffe ferroviarie a breve termine, e non il 15 maggio com'è avvenuto. Infatti, tra le «spese varie» del «paniere» di beni e servizi che concorrono a formare l'indice del costo della vita, sono compresi 320 chilometri annui di viaggio sulle ferrovie dello Stato. La stessa preoccupazione ha probabilmente fatto sì che venisse lasciato a 50 lire il prezzo di affrancamento della lettera normale (unica spesa postale compresa nel «paniere») mentre sono state modificate le altre tariffe, che sono in vigore da oggi. Le incognite che il governo dovrà affrontare, in materia di prezzi sono grandi. Il costo della vita è aumentato a Torino, nel mese di marzo, del 3,19 per cento; è un dato isolato, ma è stato definito «terrificante». Infatti sulla base dell'aumento registrato a febbraio, (1,7 per cento) era stato calcolato per il 1974, un aumento del 20 per cento nel costo della vita. Questa previsione, di per sé abbastanza cupa, sembra, se la cifra riferita a Torino si rivelerà valida anche per il resto del Paese, superata in peggio ed ampiamente. Inoltre la buona stagione e il massiccio afflusso di turisti hanno provocato, negli anni passati, un incremento nei consumi e il rincaro «estivo» di alcuni prodotti: anche questo elemento, oltre ai possibili effetti negativi dell'inasprimento del costo dell'Iva sui generi «non essenziali», che dovrà essere definito nei particolari, renderanno ancora più dura la lotta che il governo vuole combattere in campo economico. E' una battaglia più difficile di quanto i dati, in parte ottimistici per il 1973, possano far credere. Mai dal dopoguerra a oggi, il costo della vita era cresciuto così bruscamente, com'è avvenuto nel 1973. La ripresa della produzione industriale dell'anno scorso viene considerata dagli economisti poco rassicurante. Fu una ripresa «drogata», favorita dalla svalutazione della lira che aiutava le esportazioni permettendo agli stranieri di acquistare i nostri prodotti a prezzi più bassi. Ma, con la lira svalutata, ci costavano più care le importazioni di generi alimentari e di materie prime per le industrie. Nel corso del 1974 risentiremo più chiaramente di questo contraccolpo negativo. Le conseguenze della svalutazione (già sentite dal consumatore) colpiranno più duramente le industrie: scatta vorticosamente la contingenza (ogni punto di contingenza costa 50 miliardi l'anno all'industria), mentre i lavoratori chiedono aumenti di salari per compensare l'aumento del costo della vita. Marco Tosatti

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino