Bretagna: scoppia un'epidemia di afta di Loris Mannucci
Bretagna: scoppia un'epidemia di afta Abbattuti 30 mila capi Bretagna: scoppia un'epidemia di afta Parigi, 24 marzo. Sale da ballo chiuse, aule scolastiche deserte, fiere e mercati vietati, come gli incontri sportivi e tutte le manifestazioni che possono radunare più di cinquecento persone, la inessa non viene più celebrata per ordine delle autorità: queste sono alcune delle conseguenze dell'afta epizootica che ha colpito la Bretagna. Centodieci focolai d'infezio- ne sono stati segnalati e in ognuno tutti gli animali, anche sani, sono stati uccisi. Non si hanno ancora le cifre esatte ma esse sarebbero di ventimila suini, 2500 bovini, un migliaio di ovini. E' una strage contro la quale protestano i contadini. Alcuni dei quali affermano che, alle volte, i servizi veterinari hanno fatto uccidere anche i conigli, i cani, i gatti e il pollame benché queste bestie non possano essere contagiate. Negli allevamenti dove il male non si è ancora manifestato i contadini vivono rinchiusi, escono il meno possibile per paura di riportare a casa il morbo con le loro scarpe. Né mandano % figli a scuola benché all'ingresso sia prescritto un pediluvio per disinfettarsi. Anche nelle chiese coloro che si vogliono confessare devono strofinare bene i piedi su un tappeto intriso di disinfettante. E una precauzione analoga è attuata in certi municìpi che, inoltre, consigliano di rimandare i matrimoni e vietano comunque i pranzi nuziali. La Bretagna è la zona di maggiore produzione per i suini ed una delle più importanti per i bovini con, rispettivamente 3.600.000 e 2 milioni 600.000 capi. L'epidemia, se sarà stroncata rapidamente, non sarà un disastro per l'intera regione (per ora meno di trentamila animali sono stati uccisi) se le vendite del bestiame potranno continuare, ma le autorità comunitarie hanno soppresso per questo bestiame il marchio « C.E.E. » che permette l'esportazione nei Paesi estranei al Mercato comune e gli otto soci della Francia hanno chiuso le loro frontiere agli animali provenienti dalla Bretagna. Loris Mannucci Bretagna: scoppia un'epidemia di afta Abbattuti 30 mila capi Bretagna: scoppia un'epidemia di afta Parigi, 24 marzo. Sale da ballo chiuse, aule scolastiche deserte, fiere e mercati vietati, come gli incontri sportivi e tutte le manifestazioni che possono radunare più di cinquecento persone, la inessa non viene più celebrata per ordine delle autorità: queste sono alcune delle conseguenze dell'afta epizootica che ha colpito la Bretagna. Centodieci focolai d'infezio- ne sono stati segnalati e in ognuno tutti gli animali, anche sani, sono stati uccisi. Non si hanno ancora le cifre esatte ma esse sarebbero di ventimila suini, 2500 bovini, un migliaio di ovini. E' una strage contro la quale protestano i contadini. Alcuni dei quali affermano che, alle volte, i servizi veterinari hanno fatto uccidere anche i conigli, i cani, i gatti e il pollame benché queste bestie non possano essere contagiate. Negli allevamenti dove il male non si è ancora manifestato i contadini vivono rinchiusi, escono il meno possibile per paura di riportare a casa il morbo con le loro scarpe. Né mandano % figli a scuola benché all'ingresso sia prescritto un pediluvio per disinfettarsi. Anche nelle chiese coloro che si vogliono confessare devono strofinare bene i piedi su un tappeto intriso di disinfettante. E una precauzione analoga è attuata in certi municìpi che, inoltre, consigliano di rimandare i matrimoni e vietano comunque i pranzi nuziali. La Bretagna è la zona di maggiore produzione per i suini ed una delle più importanti per i bovini con, rispettivamente 3.600.000 e 2 milioni 600.000 capi. L'epidemia, se sarà stroncata rapidamente, non sarà un disastro per l'intera regione (per ora meno di trentamila animali sono stati uccisi) se le vendite del bestiame potranno continuare, ma le autorità comunitarie hanno soppresso per questo bestiame il marchio « C.E.E. » che permette l'esportazione nei Paesi estranei al Mercato comune e gli otto soci della Francia hanno chiuso le loro frontiere agli animali provenienti dalla Bretagna. Loris Mannucci
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