Un tonfo sulla traversa di Fulvio Cinti

Un tonfo sulla traversa Tre uomini, tre momenti (due fortunati) Un tonfo sulla traversa Zoff amaro, Spinosi sincero, Morini perseguito (Dal nostro inviato speciale) Verona, 24 marzo. Il legno di una traversa, un braccio (destro per la precisione), un cartellino giallo. La traversa appartiene alla porta difesa nel secondo tempo da Dino Zoff, il braccio a Luciano Spinosi, il cartellino giallo all'arbitro Serafini ma passa idealmente a « Ciccio » Morini che se l'è visto sventolare sotto il naso. Nel filone di una avversa tradizione quinquennale, la « vecchia signora » raccoglie una manciata di buona sorte, lasciando inalterata l'usanza di non vincere a Verona. D'altra parte, ad essere onesti e sinceri, non l'avrebbe meritato. Così come la fortuna, per essere tale, non è del tutto casuale. Cominciamo con la traversa. Zoff assurge al ruolo di protagonista in una partita che, per via di considerazioni più o meno logiche, avrebbe dovuto invece vederlo nei panni di prezioso comprimario. Ma, mancando all'appuntamento Anastasi, che sette giorni avanti s'era prepotentemente proposto quale condottiero dei bianconeri nella non ipotetica rincorsa allo scudetto, il reparto difensivo ha sopportato l'oneroso peso di una stuzzicante ed insidiosa offensiva di Zigoni e Luppi. E' vero che incontro e risultato rivalutano nella giusta misura un reparto che in passato aveva la colpa di subi- re troppi gol; però, senza quella provvidenziale traversa frappostasi alla traiettoria del tiro di Zigoni, adesso quello stesso reparto non potrebbe vantare un'inviolabilità riconquistata da tre domeniche. E' tuttavia doveroso osservare che Zoff non meritava lo « sgarbo ». Almeno tre suoi interventi, alcuni dei quali spettacolari, avevano impedito al Verona di prendere il sopravvento, su quel saettante pallone di Zigoni egli s'era innalzato quasi a sfiorarlo. « Ho udito il tonfo del pallone sul legno, ho detto d'istinto, mamma è passata ». Di quella traversa Zoff ha questo ricordo, ma ciò è causale per avviare, in poche parole, come è sua abitudine, un'analisi amara del momento bianconero. Zoff è scontento. Non lo ammette apertamente, ma 10 fa intuire pur parlando a voce piatta e misurando le parole col contagocce di un farmacista. « Adesso giriamo dietro », osserva e sottolinea poiché in quel « dietro » c'è anche lui; e conclude, sempre con voce neutra: «Poi torneranno a girare davanti. Purché, non sia troppo tardi ». 11 braccio di Luciano Spinosi, quello destro, s'è trovato sulla traiettoria di un pallone ravvicinato, qualche metro, scagliato verso rete in piena area da Zigoni. Al cui proposito diremo che mai prima lo avevamo visto tanto in forma, pieno di «verve» e centrato nel tiro. « Che dovevo fai. L'avevo incollato al fianco e non l'ho mosso ». A suffragare l'affermazione, romanescamente, Spinosi si mette in posizione proprio come era in quel momento. Quelli del Verona hanno reclamato il calcio di rigore, di quest'altro penalty il buon Cade (« E' già 11 terzo in questo sofferto campionato che ci negano », dirà poi) ne fa oggetto di lunga e piagnulocosa recriminazione. Se però Serafini, che non era distante, ha giudicato il « mani » del tutto involontario, Spinosi ha ottime ragioni per sostenerne la veridicità. Un braccio non fluttuante, dunque; un braccio non colpevole. « Che me lo debbo tajià come Muzio Scevola? », si chiede Spinosi, cercando comprensione in chi lo ascolta. Ogni volta che incontro Morini mi sento dire: «A meraviglia », cioè a lui va a meraviglia.Vi sono stati però momenti della partita che per lo stopper non sono stati entusiasmanti. Zigoni lo faceva impazzire e, quando lo scontro avveniva entro i confini del calcio di rigore, la gente bianconera e i compagni di squadra avvertivano il gelo sul filo della schiena. Quello dello « stopper », si sa, è un gran brutto mestiere. Essere corretti ed educati coll'avversario che si deve fermare a tutti i costi non basta: si dovrebbe essere evangelici. Morini conosce il mestiere e i pericoli del mestiere, però è nella lista dei diffidati. Cosicché in una giornata nella quale si trovava a tu per tu con un caratterino come Zigoni, a gioco lungo s'è beccata l'ammonizione. Serafini gli ha messo sotto il naso il cartellino giallo, con tale insistenza da far temere una espulsione tanto di Morini quanto di Zigoni che in quell'occasione era l'unico e vero colpevole. «A meraviglia», ripeterà Ciccio lasciando lo stadio. La meraviglia di aver subito un'ammonizione senza meritarla. Fulvio Cinti Dino Zoff Un tonfo sulla traversa Tre uomini, tre momenti (due fortunati) Un tonfo sulla traversa Zoff amaro, Spinosi sincero, Morini perseguito (Dal nostro inviato speciale) Verona, 24 marzo. Il legno di una traversa, un braccio (destro per la precisione), un cartellino giallo. La traversa appartiene alla porta difesa nel secondo tempo da Dino Zoff, il braccio a Luciano Spinosi, il cartellino giallo all'arbitro Serafini ma passa idealmente a « Ciccio » Morini che se l'è visto sventolare sotto il naso. Nel filone di una avversa tradizione quinquennale, la « vecchia signora » raccoglie una manciata di buona sorte, lasciando inalterata l'usanza di non vincere a Verona. D'altra parte, ad essere onesti e sinceri, non l'avrebbe meritato. Così come la fortuna, per essere tale, non è del tutto casuale. Cominciamo con la traversa. Zoff assurge al ruolo di protagonista in una partita che, per via di considerazioni più o meno logiche, avrebbe dovuto invece vederlo nei panni di prezioso comprimario. Ma, mancando all'appuntamento Anastasi, che sette giorni avanti s'era prepotentemente proposto quale condottiero dei bianconeri nella non ipotetica rincorsa allo scudetto, il reparto difensivo ha sopportato l'oneroso peso di una stuzzicante ed insidiosa offensiva di Zigoni e Luppi. E' vero che incontro e risultato rivalutano nella giusta misura un reparto che in passato aveva la colpa di subi- re troppi gol; però, senza quella provvidenziale traversa frappostasi alla traiettoria del tiro di Zigoni, adesso quello stesso reparto non potrebbe vantare un'inviolabilità riconquistata da tre domeniche. E' tuttavia doveroso osservare che Zoff non meritava lo « sgarbo ». Almeno tre suoi interventi, alcuni dei quali spettacolari, avevano impedito al Verona di prendere il sopravvento, su quel saettante pallone di Zigoni egli s'era innalzato quasi a sfiorarlo. « Ho udito il tonfo del pallone sul legno, ho detto d'istinto, mamma è passata ». Di quella traversa Zoff ha questo ricordo, ma ciò è causale per avviare, in poche parole, come è sua abitudine, un'analisi amara del momento bianconero. Zoff è scontento. Non lo ammette apertamente, ma 10 fa intuire pur parlando a voce piatta e misurando le parole col contagocce di un farmacista. « Adesso giriamo dietro », osserva e sottolinea poiché in quel « dietro » c'è anche lui; e conclude, sempre con voce neutra: «Poi torneranno a girare davanti. Purché, non sia troppo tardi ». 11 braccio di Luciano Spinosi, quello destro, s'è trovato sulla traiettoria di un pallone ravvicinato, qualche metro, scagliato verso rete in piena area da Zigoni. Al cui proposito diremo che mai prima lo avevamo visto tanto in forma, pieno di «verve» e centrato nel tiro. « Che dovevo fai. L'avevo incollato al fianco e non l'ho mosso ». A suffragare l'affermazione, romanescamente, Spinosi si mette in posizione proprio come era in quel momento. Quelli del Verona hanno reclamato il calcio di rigore, di quest'altro penalty il buon Cade (« E' già 11 terzo in questo sofferto campionato che ci negano », dirà poi) ne fa oggetto di lunga e piagnulocosa recriminazione. Se però Serafini, che non era distante, ha giudicato il « mani » del tutto involontario, Spinosi ha ottime ragioni per sostenerne la veridicità. Un braccio non fluttuante, dunque; un braccio non colpevole. « Che me lo debbo tajià come Muzio Scevola? », si chiede Spinosi, cercando comprensione in chi lo ascolta. Ogni volta che incontro Morini mi sento dire: «A meraviglia », cioè a lui va a meraviglia.Vi sono stati però momenti della partita che per lo stopper non sono stati entusiasmanti. Zigoni lo faceva impazzire e, quando lo scontro avveniva entro i confini del calcio di rigore, la gente bianconera e i compagni di squadra avvertivano il gelo sul filo della schiena. Quello dello « stopper », si sa, è un gran brutto mestiere. Essere corretti ed educati coll'avversario che si deve fermare a tutti i costi non basta: si dovrebbe essere evangelici. Morini conosce il mestiere e i pericoli del mestiere, però è nella lista dei diffidati. Cosicché in una giornata nella quale si trovava a tu per tu con un caratterino come Zigoni, a gioco lungo s'è beccata l'ammonizione. Serafini gli ha messo sotto il naso il cartellino giallo, con tale insistenza da far temere una espulsione tanto di Morini quanto di Zigoni che in quell'occasione era l'unico e vero colpevole. «A meraviglia», ripeterà Ciccio lasciando lo stadio. La meraviglia di aver subito un'ammonizione senza meritarla. Fulvio Cinti Dino Zoff

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