Forse sono organizzati da Luciano Liggio i clan mafiosi dell'"Anonima sequestri,, di Francesco Santini

Forse sono organizzati da Luciano Liggio i clan mafiosi dell'"Anonima sequestri,, Difficilmente Girolamo Piromalli è il cervello della banda Forse sono organizzati da Luciano Liggio i clan mafiosi dell'"Anonima sequestri,, Un filo unico lega il rapimento di Paul Getty jr. a quello di Rossi di Montelera ed agli altri - Come i cugini Piromalli difendono "don Mommo", che è riuscito a far perdere le sue tracce - E' sempre latitante Saverio Mammoliti (Dal nostro inviato speciale) Gioia Tauro, 24 marzo. Nell'abusivismo desolato di Gioia Tauro la «villa» è la casa dei Pieromalli. Un giardino minuscolo e verde, cintato da un'inferriata bianca e nera, la separa dalle case attigue, polverose e senza intonaco. Nello spazio che fronteggia la palazzina, la figlia grandicella di don Mommo gioca con degli strani nani di terracotta e a chi si avvicina dice: «Papà, partendo, non ci ha raccomandato altro: non parlare con nessuno e, tanto meno, con i giornalisti. Ma, — aggiunge — se volete chiamo i cugini». Antonio e Gioacchino Piromalli, cotti dal sole, arrivano a passo veloce: cravatta a fiori vistosi, giacca e pantaloni gessati, vestono nella foggia degli italo-americani degli Anni Trenta: «Un equivoco, una vendetta: don Mommo con il rapimento non ha nulla a che vedere. Guardate qua», dice Antonio, «guardate la villa: lui sta bene come i Getty, è ricco come loro, non ha bisogno di sequestri ». — Ma gli è stata trovata una banconota da 100 mila lire, serie H 073560, che fa parte del miliardo e 700 milioni del riscatto pagato dai Getty... «La perquisizione è del 15 gennaio scorso; è molto strano che per ricordarsene il magistrato abbia aspettato due mesi. E ancora, perché nel verbale di perquisizione gli agenti non indicarono la serie e i numeri dei biglietti sequestrati? Se qualcuno avesse voluto incastrarlo avrebbe potuto sostituire una banconota "pulita" con una di quelle sequestrate a Lamanna. Un gioco semplice per eliminare una persona degna di rispetto, che si è conquistato una fortuna con le sue mani. Se in passato ha commesso un omicidio, se ha fatto cinque anni di soggiorno obbligato, questo non deve influire: don Mommo, oggi, ha le mani pulite». Salvatore Tafuro, funzionario di polizia al distretto di Gioia Tauro, è di parere diverso: «Quella dei Piromalli — dice — è la famiglia più potente della piana. Don Mommo è il capo mafia di Gioia e lo sanno anche i ragazzi delle elementari. Abbiamo nutrito dei sospetti contro di lui non appena si è accertato che elementi della zona avevano operato nel sequestro Paul Getty. Qui, si sa, non possono essere prese iniziative senza la protezione di Piromalli; la delinquenza locale non può operare a sua insaputa». — Ma le prove? «La banconota da centomila, a parer mio è una prova schiacciante e tale l'ha ritenuta il giudice istruttore di Lagonegro, che ha firmato il mandato di cattura. Un'unica banconota, un'ingenuità forse per un uomo del suo calibro; una buccia di banana sulla quale lui, il potente don Mommo, è scivolato». «Non siamo riusciti a provare le sue attività nel contrabbando — dice il funzionario — ci è sfuggito per il traffico della droga, ma è caduto sulla storia del rapimento: il nostro lavoro è stato premiato, i nostri sforzi sono andati in porto». Mentre si delinea un legame tra i rapimenti operati in Italia dall'«Anonima sequestri», polizia e magistratura tentano da qualche giorno di approdare ai cervelli dell'organizzazione. Arrestato Piromalli il problema è provarne la colpevolezza e sono in molti a dubitare che ciò possa riuscire al magistrato di Lagonegro sulla base si un'unica banconota. Il giro comunque si allarga e dopo il primo contatto ormai accertato tra Giacomo Taormina, implicato nel sequestro Montelera, e Vincenzo Mammoliti, in carcere per il rapimento Getty, gl'inquirenti tentano di scoprire un più importante legame: quello che dovrebbe unire a Girolamo Piromalli il latitante Saverio Mammoliti. «E' lui un personaggio di primissimo piano — dice il dottor Tafuro —; è lui che si deve catturare. Certo non possiamo paragonare il clan dei Mammoliti a quello dei Piromalli, ma un dato è ormai certo: i due non possono aver agito separatamente; sono due pezzi da novanta e ciò fa supporre che qualcuno, ancora più in alto, li abbia messi assieme». Ecco, perciò, che dalla frase del funzionario di polizia emerge, ancora una volta, il sospetto che a guidare le fila dell'industria del rapimento in Italia sia l'inafferrabile Luciano Liggio, che i rapporti riservati giunti alla direzione generale della p.s. localizzano in Svizzera. Francesco Santini Una delle ultime fotografie del "boss" Luciano Liggio Forse sono organizzati da Luciano Liggio i clan mafiosi dell'"Anonima sequestri,, Difficilmente Girolamo Piromalli è il cervello della banda Forse sono organizzati da Luciano Liggio i clan mafiosi dell'"Anonima sequestri,, Un filo unico lega il rapimento di Paul Getty jr. a quello di Rossi di Montelera ed agli altri - Come i cugini Piromalli difendono "don Mommo", che è riuscito a far perdere le sue tracce - E' sempre latitante Saverio Mammoliti (Dal nostro inviato speciale) Gioia Tauro, 24 marzo. Nell'abusivismo desolato di Gioia Tauro la «villa» è la casa dei Pieromalli. Un giardino minuscolo e verde, cintato da un'inferriata bianca e nera, la separa dalle case attigue, polverose e senza intonaco. Nello spazio che fronteggia la palazzina, la figlia grandicella di don Mommo gioca con degli strani nani di terracotta e a chi si avvicina dice: «Papà, partendo, non ci ha raccomandato altro: non parlare con nessuno e, tanto meno, con i giornalisti. Ma, — aggiunge — se volete chiamo i cugini». Antonio e Gioacchino Piromalli, cotti dal sole, arrivano a passo veloce: cravatta a fiori vistosi, giacca e pantaloni gessati, vestono nella foggia degli italo-americani degli Anni Trenta: «Un equivoco, una vendetta: don Mommo con il rapimento non ha nulla a che vedere. Guardate qua», dice Antonio, «guardate la villa: lui sta bene come i Getty, è ricco come loro, non ha bisogno di sequestri ». — Ma gli è stata trovata una banconota da 100 mila lire, serie H 073560, che fa parte del miliardo e 700 milioni del riscatto pagato dai Getty... «La perquisizione è del 15 gennaio scorso; è molto strano che per ricordarsene il magistrato abbia aspettato due mesi. E ancora, perché nel verbale di perquisizione gli agenti non indicarono la serie e i numeri dei biglietti sequestrati? Se qualcuno avesse voluto incastrarlo avrebbe potuto sostituire una banconota "pulita" con una di quelle sequestrate a Lamanna. Un gioco semplice per eliminare una persona degna di rispetto, che si è conquistato una fortuna con le sue mani. Se in passato ha commesso un omicidio, se ha fatto cinque anni di soggiorno obbligato, questo non deve influire: don Mommo, oggi, ha le mani pulite». Salvatore Tafuro, funzionario di polizia al distretto di Gioia Tauro, è di parere diverso: «Quella dei Piromalli — dice — è la famiglia più potente della piana. Don Mommo è il capo mafia di Gioia e lo sanno anche i ragazzi delle elementari. Abbiamo nutrito dei sospetti contro di lui non appena si è accertato che elementi della zona avevano operato nel sequestro Paul Getty. Qui, si sa, non possono essere prese iniziative senza la protezione di Piromalli; la delinquenza locale non può operare a sua insaputa». — Ma le prove? «La banconota da centomila, a parer mio è una prova schiacciante e tale l'ha ritenuta il giudice istruttore di Lagonegro, che ha firmato il mandato di cattura. Un'unica banconota, un'ingenuità forse per un uomo del suo calibro; una buccia di banana sulla quale lui, il potente don Mommo, è scivolato». «Non siamo riusciti a provare le sue attività nel contrabbando — dice il funzionario — ci è sfuggito per il traffico della droga, ma è caduto sulla storia del rapimento: il nostro lavoro è stato premiato, i nostri sforzi sono andati in porto». Mentre si delinea un legame tra i rapimenti operati in Italia dall'«Anonima sequestri», polizia e magistratura tentano da qualche giorno di approdare ai cervelli dell'organizzazione. Arrestato Piromalli il problema è provarne la colpevolezza e sono in molti a dubitare che ciò possa riuscire al magistrato di Lagonegro sulla base si un'unica banconota. Il giro comunque si allarga e dopo il primo contatto ormai accertato tra Giacomo Taormina, implicato nel sequestro Montelera, e Vincenzo Mammoliti, in carcere per il rapimento Getty, gl'inquirenti tentano di scoprire un più importante legame: quello che dovrebbe unire a Girolamo Piromalli il latitante Saverio Mammoliti. «E' lui un personaggio di primissimo piano — dice il dottor Tafuro —; è lui che si deve catturare. Certo non possiamo paragonare il clan dei Mammoliti a quello dei Piromalli, ma un dato è ormai certo: i due non possono aver agito separatamente; sono due pezzi da novanta e ciò fa supporre che qualcuno, ancora più in alto, li abbia messi assieme». Ecco, perciò, che dalla frase del funzionario di polizia emerge, ancora una volta, il sospetto che a guidare le fila dell'industria del rapimento in Italia sia l'inafferrabile Luciano Liggio, che i rapporti riservati giunti alla direzione generale della p.s. localizzano in Svizzera. Francesco Santini Una delle ultime fotografie del "boss" Luciano Liggio

Luoghi citati: Gioia Tauro, Italia, Lagonegro, Svizzera