Gli ex dirigenti dell'Asti Nord davanti ai giudici di appello

Gli ex dirigenti dell'Asti Nord davanti ai giudici di appello La vicenda della cantina sociale fallita Gli ex dirigenti dell'Asti Nord davanti ai giudici di appello Il processo giovedì a Torino - Dieci amministratori condannati, in primo gradoper bancarotta e falso in bilancio - Sette assolti per insufficienza di prove (Dal nostro corrispondente) Asti, 17 marzo. (v. m.) La vicenda della Consociazione Cantine Sociali Asti-Nord sarà rievocata giovedì prossimo davanti alla corte d'appello di Torino dove si svolgerà il processo di secondo grado nei confronti degli ex amministratori che si sono appellati avverso la sentenza di condanna inflitta dal tribunale di Asti nel giugno scorso. Dieci ex amministratori erano stati condannati, per bancarotta e falso in bilancio, a pene varianti dai 2 ai 5 anni di reclusione; altri sette erano stati assolti per insufficienza di prove e tre per non avere commesso il fatto. L'esito del processo di appello è atteso anche per definire una vertenza che è in corso da diversi anni. L'ufficio liquidazione dell'AstiNord aveva promosso una causa civile nei confronti di dieci cantine aderenti alla Consociazione, per ottenere la restituzione di 707 milioni, somma che sarebbe stata versata in più per conferimenti di vino. Le cantine in questione si oppongono, sostenendo fra l'altro che la Consociazione doveva versare alle cantine stesse mezzo miliardo, somma rappresentata per il vino non pagato al momento del crack delall'Asti-Nord. Le trattative, per addivenire ad una soluzione della pen fia di a e i, a in oa ao no lea vicenda, non sono concluse. Le cantine stesse sarebbero disposte a versare dieci mi lioni ciascuna, ma ad una condizione e cioè che le ban che rinuncino a far valere le fidejussioni rilasciate dalle cantine per prestiti concessi dell'Asti-Nord. Quando nacque la Consociazione, nell'aprile del 1958, cinque istituti di credito avevano concesso 800 milioni per l'acquisto di macchinari per la lavorazione del vino, che veniva conferito dalle cantine, e per il relativo imbottigliamento. Gli istituti bancari pretesero allora delle fidejussioni che gravano ancora sulle spalle di circa 4 mila agricoltori. Gli ex dirigenti dell'Asti Nord davanti ai giudici di appello La vicenda della cantina sociale fallita Gli ex dirigenti dell'Asti Nord davanti ai giudici di appello Il processo giovedì a Torino - Dieci amministratori condannati, in primo gradoper bancarotta e falso in bilancio - Sette assolti per insufficienza di prove (Dal nostro corrispondente) Asti, 17 marzo. (v. m.) La vicenda della Consociazione Cantine Sociali Asti-Nord sarà rievocata giovedì prossimo davanti alla corte d'appello di Torino dove si svolgerà il processo di secondo grado nei confronti degli ex amministratori che si sono appellati avverso la sentenza di condanna inflitta dal tribunale di Asti nel giugno scorso. Dieci ex amministratori erano stati condannati, per bancarotta e falso in bilancio, a pene varianti dai 2 ai 5 anni di reclusione; altri sette erano stati assolti per insufficienza di prove e tre per non avere commesso il fatto. L'esito del processo di appello è atteso anche per definire una vertenza che è in corso da diversi anni. L'ufficio liquidazione dell'AstiNord aveva promosso una causa civile nei confronti di dieci cantine aderenti alla Consociazione, per ottenere la restituzione di 707 milioni, somma che sarebbe stata versata in più per conferimenti di vino. Le cantine in questione si oppongono, sostenendo fra l'altro che la Consociazione doveva versare alle cantine stesse mezzo miliardo, somma rappresentata per il vino non pagato al momento del crack delall'Asti-Nord. Le trattative, per addivenire ad una soluzione della pen fia di a e i, a in oa ao no lea vicenda, non sono concluse. Le cantine stesse sarebbero disposte a versare dieci mi lioni ciascuna, ma ad una condizione e cioè che le ban che rinuncino a far valere le fidejussioni rilasciate dalle cantine per prestiti concessi dell'Asti-Nord. Quando nacque la Consociazione, nell'aprile del 1958, cinque istituti di credito avevano concesso 800 milioni per l'acquisto di macchinari per la lavorazione del vino, che veniva conferito dalle cantine, e per il relativo imbottigliamento. Gli istituti bancari pretesero allora delle fidejussioni che gravano ancora sulle spalle di circa 4 mila agricoltori.

Luoghi citati: Asti, Torino