Portogallo: i ribelli avevano futili senza munizioni

Portogallo: i ribelli avevano futili senza munizioni Perché è fallito il tentativo golpista della settimana scorsa a Lisbona Portogallo: i ribelli avevano futili senza munizioni Alla prima reazione della polizia hanno dovuto cedere - Arrestato un colonnello pluridecorato amico del gen. De Spinola (Nostro servizio particolare) Lisbona, 17 marzo. La polizia portoghese si sta scatenando contro i promotori del tentativo di rivolta che varie centinaia di ufficiali e allievi ufficiali hanno invano tentato di porre in atto sabato scorso. Come primo provvedimento è stato arrestato anche il tenente colonnello Joao Almeida Bruno, l'ufficiale che ha avuto il maggior numero di decorazioni nella guerra coloniale che il Portogallo sta conducendo da tredici anni su tre fronti, l'Angola, il Mozambico e la Guinea Portoghese. L'alto ufficiale è un fedelissimo del generale Antonio Re Spinola, l'ex vice capo di Stato Maggiore generale destituito giovedì scorso per avere scritto: «Il Portogallo ed il suo futuro», un volumetto in cui ha detto chiaramente che le guerre coloniali tipo Vietnam non possono essere vinte quando i guerriglieri possono ritirarsi dietro le frontiere dei Paesi confinanti, e che pertanto l'unica soluzione politicamente possibile c quella di trattative dirette ad una federazione, a parità di diritti fra Portogallo e le sue colonie, chiamate ufficialmente province ultramarine. Il tentativo di ammutinamento ha avuto inizio a Caldas Da Rainha, sede di una scuola militare a un centinaio di chilometri a Nord di Lisbona. Varie centinaia di ufficiali e di allievi ufficiali, dopo aver messo agli arresti il loro comandante e tre altri ufficiali superiori, si sono messi in marcia a bordo di automezzi militari verso Lisbona nella mattinata di sabato. Contavano di sostenere il generale De Spinola, ma le armi che brandivano con entusiasmo, erano praticamente prive di munizioni, che in Portogallo, fin dai tempi di Salazar, vengono gelosamente custodite in depositi vigilati da reparti scelti della polizia. Nelle loro intenzioni era una edizione portoghese del famoso sbarco di Napoleone in Francia, all'inizio dei Cento giorni, in cui non venne sparato neppure un colpo. Ma, i ri| belli, giunti a circa 20 chilo¬ metri da Lisbona, si sono visti affrontare da truppe fedeli al governo del Primo ministro Marcelo Caetano e da forti contingenti di polizia, appoggiati da carri armati, e, quel che più conta, abbondantemente provvisti di munizioni. Per cui la colonna ribelle è tornata nella caserma di Caldas Da Rainha, che è stata immediatamente circondata dalla Guardia nazionale repubblicana e da reparti di artiglierìa, minacciata di essere sottoposta a bombardamento ed infine costretta ad arrendersi. I ribelli sono stati tradotti a Lisbona, in un carcere militare sulle sponde del Tago. Non è esatto affermare che la tentata sollevazione sia stata del tutto incruenta. Due ufficiali sono rimasti uccisi e quattordici altri feriti dallo scoppio di una bomba a mano nella scuola di «commandos» di Lamego. Fonti ufficiali affermano che si è trattato di uno scoppio accidentale, ma le bombe a mano che scoppiano per caso mentre in varie parti del Paese si cerca di sobillare le truppe contro il governo oltranzista di Caetano, appaiono perlomeno sospette. La stessa agenzia di stampa governativa «Ani» afferma che i vari tentativi di sobillazione sono stati effettuati, senza successo, in varie parti del Paese. La «rigorosa consegna» che aveva confinato in caserma i ventimila uomini delle forze armate residenti nel Portogallo metropolitano, è stata ridotta stasera ad una specie di mezza consegna: in altre parole il cinquanta per cento delle truppe potià andare in libera uscita. I generali De Spinola e Costa Gomes sono rimasti a casa loro, a Lisbona. Spinola è uscito di casa per recarsi alla messa domenicale, ma si è rifiutato di parlare con i molti giornalisti stranieri che lo attendevano al varco. Uno dei membri del suo entourage ha detto semplicemente: «Il generale Spinola si assume la piena responsabilità di quanto ha scritto nel suo libro», il che è un altro guanto di sfida lanciato al governo. Roberto Traili Portogallo: i ribelli avevano futili senza munizioni Perché è fallito il tentativo golpista della settimana scorsa a Lisbona Portogallo: i ribelli avevano futili senza munizioni Alla prima reazione della polizia hanno dovuto cedere - Arrestato un colonnello pluridecorato amico del gen. De Spinola (Nostro servizio particolare) Lisbona, 17 marzo. La polizia portoghese si sta scatenando contro i promotori del tentativo di rivolta che varie centinaia di ufficiali e allievi ufficiali hanno invano tentato di porre in atto sabato scorso. Come primo provvedimento è stato arrestato anche il tenente colonnello Joao Almeida Bruno, l'ufficiale che ha avuto il maggior numero di decorazioni nella guerra coloniale che il Portogallo sta conducendo da tredici anni su tre fronti, l'Angola, il Mozambico e la Guinea Portoghese. L'alto ufficiale è un fedelissimo del generale Antonio Re Spinola, l'ex vice capo di Stato Maggiore generale destituito giovedì scorso per avere scritto: «Il Portogallo ed il suo futuro», un volumetto in cui ha detto chiaramente che le guerre coloniali tipo Vietnam non possono essere vinte quando i guerriglieri possono ritirarsi dietro le frontiere dei Paesi confinanti, e che pertanto l'unica soluzione politicamente possibile c quella di trattative dirette ad una federazione, a parità di diritti fra Portogallo e le sue colonie, chiamate ufficialmente province ultramarine. Il tentativo di ammutinamento ha avuto inizio a Caldas Da Rainha, sede di una scuola militare a un centinaio di chilometri a Nord di Lisbona. Varie centinaia di ufficiali e di allievi ufficiali, dopo aver messo agli arresti il loro comandante e tre altri ufficiali superiori, si sono messi in marcia a bordo di automezzi militari verso Lisbona nella mattinata di sabato. Contavano di sostenere il generale De Spinola, ma le armi che brandivano con entusiasmo, erano praticamente prive di munizioni, che in Portogallo, fin dai tempi di Salazar, vengono gelosamente custodite in depositi vigilati da reparti scelti della polizia. Nelle loro intenzioni era una edizione portoghese del famoso sbarco di Napoleone in Francia, all'inizio dei Cento giorni, in cui non venne sparato neppure un colpo. Ma, i ri| belli, giunti a circa 20 chilo¬ metri da Lisbona, si sono visti affrontare da truppe fedeli al governo del Primo ministro Marcelo Caetano e da forti contingenti di polizia, appoggiati da carri armati, e, quel che più conta, abbondantemente provvisti di munizioni. Per cui la colonna ribelle è tornata nella caserma di Caldas Da Rainha, che è stata immediatamente circondata dalla Guardia nazionale repubblicana e da reparti di artiglierìa, minacciata di essere sottoposta a bombardamento ed infine costretta ad arrendersi. I ribelli sono stati tradotti a Lisbona, in un carcere militare sulle sponde del Tago. Non è esatto affermare che la tentata sollevazione sia stata del tutto incruenta. Due ufficiali sono rimasti uccisi e quattordici altri feriti dallo scoppio di una bomba a mano nella scuola di «commandos» di Lamego. Fonti ufficiali affermano che si è trattato di uno scoppio accidentale, ma le bombe a mano che scoppiano per caso mentre in varie parti del Paese si cerca di sobillare le truppe contro il governo oltranzista di Caetano, appaiono perlomeno sospette. La stessa agenzia di stampa governativa «Ani» afferma che i vari tentativi di sobillazione sono stati effettuati, senza successo, in varie parti del Paese. La «rigorosa consegna» che aveva confinato in caserma i ventimila uomini delle forze armate residenti nel Portogallo metropolitano, è stata ridotta stasera ad una specie di mezza consegna: in altre parole il cinquanta per cento delle truppe potià andare in libera uscita. I generali De Spinola e Costa Gomes sono rimasti a casa loro, a Lisbona. Spinola è uscito di casa per recarsi alla messa domenicale, ma si è rifiutato di parlare con i molti giornalisti stranieri che lo attendevano al varco. Uno dei membri del suo entourage ha detto semplicemente: «Il generale Spinola si assume la piena responsabilità di quanto ha scritto nel suo libro», il che è un altro guanto di sfida lanciato al governo. Roberto Traili