Uccisa la moglie la gettò nel Po

Uccisa la moglie la gettò nel Po Il delitto nei pressi di Pavia Uccisa la moglie la gettò nel Po L'imputato, un operaio di 31 anni, rinviato a giudizio - La vittima aveva 21 anni (Nostro servizio particolare) Pavia, 3 marzo. (f.m.) Antonio Campana, l'operaio trentunenne che nell'agosto scorso strangolò in auto la moglie ventunenne dinanzi al figlioletto di pochi mesi, gettandone poi il cadavere nel Po, è stato rinviato a giudizio per uxoricidio. In aprile verrà giudicato dalla Corte d'assise. Una perizia psichiatrica lo ha riconosciuto seminfermo di mente. Nativo di Catanzaro, Antonio Campana, sei anni fa si era trasferito a Pavia trovando lavoro in un'azienda; venne ben presto raggiunto dagli anziani genitori e dalle tre sorelle. Durante un viaggio al Sud, tre anni fa, conobbe una ragazza diciottenne, Eleonora Ruga. Qualche incontro, poche lettere, poi Antonio ed Eleonora decisero di sposarsi; i genitori della ragazza posero però una precisa condizione: la figlia doveva restare presso di loro a Catanzaro. Sia pure a malincuore Campana si licenziò dalla azienda, ritornando in Calabria. Dal matrimonio nacque un bimbo, oggi di due anni, Fabio. Non tutto però scorreva come le apparenze volevano lasciar credere. Antonio era ossessionato da un delicato intervento chirurgico, subito quando aveva sedici anni, temeva di essere affetto da una menomazione fisica che lo rendeva inferiore agli altri uomini. Si aggiunga la presenza assillante dei suoceri. Per Ferragosto dello scorso anno, i genitori e le sorelle del giovane erano a Catanzaro per le vacanze, la madre cadde producendosi gravi lesioni. Fu deciso di trasferirla al Policlinico di Pavia. Antonio con la moglie e il figlio di un anno in «500» raggiunse la città per essere vicino alla madre. La sera del 23 agosto Antonio ed Eleonora litigarono. La discussione proseguì in auto, dove sul sedile posteriore era il piccolo Fabio. Sul Lungo Ticino, l'operaio in una improvvisa crisi afferrò per il collo la moglie e la strangolò. Con al fianco la donna morta Antonio Campana iniziò un allucinante viaggio, tra Pieve Porto Morone e Casal San Giovanni, gettò il cadavere nel Po, poi proseguì sull'Autostrada del Sole; a Modena infine, richiamato alla realtà dal pianto del figlio, fermò una pattuglia della polizia stradale e confessò il delitto. Dopo alcuni giorni il Po restituì il cadavere di Eleonora Ruga. Uccisa la moglie la gettò nel Po Il delitto nei pressi di Pavia Uccisa la moglie la gettò nel Po L'imputato, un operaio di 31 anni, rinviato a giudizio - La vittima aveva 21 anni (Nostro servizio particolare) Pavia, 3 marzo. (f.m.) Antonio Campana, l'operaio trentunenne che nell'agosto scorso strangolò in auto la moglie ventunenne dinanzi al figlioletto di pochi mesi, gettandone poi il cadavere nel Po, è stato rinviato a giudizio per uxoricidio. In aprile verrà giudicato dalla Corte d'assise. Una perizia psichiatrica lo ha riconosciuto seminfermo di mente. Nativo di Catanzaro, Antonio Campana, sei anni fa si era trasferito a Pavia trovando lavoro in un'azienda; venne ben presto raggiunto dagli anziani genitori e dalle tre sorelle. Durante un viaggio al Sud, tre anni fa, conobbe una ragazza diciottenne, Eleonora Ruga. Qualche incontro, poche lettere, poi Antonio ed Eleonora decisero di sposarsi; i genitori della ragazza posero però una precisa condizione: la figlia doveva restare presso di loro a Catanzaro. Sia pure a malincuore Campana si licenziò dalla azienda, ritornando in Calabria. Dal matrimonio nacque un bimbo, oggi di due anni, Fabio. Non tutto però scorreva come le apparenze volevano lasciar credere. Antonio era ossessionato da un delicato intervento chirurgico, subito quando aveva sedici anni, temeva di essere affetto da una menomazione fisica che lo rendeva inferiore agli altri uomini. Si aggiunga la presenza assillante dei suoceri. Per Ferragosto dello scorso anno, i genitori e le sorelle del giovane erano a Catanzaro per le vacanze, la madre cadde producendosi gravi lesioni. Fu deciso di trasferirla al Policlinico di Pavia. Antonio con la moglie e il figlio di un anno in «500» raggiunse la città per essere vicino alla madre. La sera del 23 agosto Antonio ed Eleonora litigarono. La discussione proseguì in auto, dove sul sedile posteriore era il piccolo Fabio. Sul Lungo Ticino, l'operaio in una improvvisa crisi afferrò per il collo la moglie e la strangolò. Con al fianco la donna morta Antonio Campana iniziò un allucinante viaggio, tra Pieve Porto Morone e Casal San Giovanni, gettò il cadavere nel Po, poi proseguì sull'Autostrada del Sole; a Modena infine, richiamato alla realtà dal pianto del figlio, fermò una pattuglia della polizia stradale e confessò il delitto. Dopo alcuni giorni il Po restituì il cadavere di Eleonora Ruga.

Persone citate: Antonio Campana, Casal San Giovanni, Eleonora Ruga

Luoghi citati: Calabria, Catanzaro, Modena, Pavia, Pieve Porto Morone