Visita allo sceicco povero

Visita allo sceicco povero I NOSTRI INVIATI NEI DESERTI DOVE SGORGA IL PETROLIO Visita allo sceicco povero E' il capo del più settentrionale fra i sette emirati del Golfo Persico - La Union Oil of California ha speso qui dieci miliardi di lire a cercare oro nero, ma nulla - Comunque la speranza sopravvive - "Fra un anno al massimo, dice lo sceicco, il petrolio salterà fuori" - Per ora governa inflessibile con le regole del Corano e guarda, come a un ideale, a re Feisal d'Arabia (Dai nostri inviati speciali) Ras al Khaimah, 3 marzo. Sulla porta c'è scritto: «Stia Altezza Sceicco Sagr Ibn Muhammad Al-Qasimi, signore di Ras al Khaimah». Sua Altezza è accovacciato su un divano, le gambe incrociate all'indiana, e lo circonda una piccola corte. Si alza ed accoglie gli ospiti con un sorriso, mormorando gualche parola in arabo. Poi fa cenno a tutti di accomodarsi e, raccogliendo la lunga veste, torna a sedersi. Fuori restano due soldati, appena ragazzi, a montare la guardia con i mitra. Senza petrolio Sagr Ibn Muhammad AlQasimi è dal 1948 il capo del più settentrionale tra i sette emirati del Golfo Persico che, nel 1971, si sono uniti in una federazione. E' uno degli sceicchi più «poveri», perché non ha ancora il petrolio. Mentre il suo potente vicino, re Feisal d'Arabia, e ì suoi stessi colleghi di Abu Dhabi e Dubai continuano ad arricchirsi con l'oro nero, lui deve vivere con i magri proventi dell'agricoltura nel deserto. Il petrolio qui, finora, è stato soltanto una co¬ stosa speranza: la Union Oil of California, detentrice di una concessione, ha speso più di dieci miliardi di lire in sette anni di ricerche, ma non ha trovato nulla. Senza petrolio, Ras al Khaimah è rimasta come cento, duecento anni fa, quando i suoi abitanti erano i temuti pirati Gawasim e vivevano depredando i vascelli inglesi sulla via delle Indie. Si vedono ancora le case di fango e i «barasti» costruiti con le foglie di palma. Le donne scantonano lungo i muri coperte di mantelli neri, con il volto nascosto da una maschera, mentre ad Abu Dhabi e Dubai già si vedono le prime minigonne e i primi pantaloni. A Ras al Khaimah non c'è neppure il palazzo dello sceicco. I signori degli altri emirati fanno a gara nel costruire dimore sempre più grandi e più lussuose, con marmi pregiati e mobili luccicanti in arrivo dall'Italia fZaieyd, emiro di Abu Dhabi e presidente della Federazione, ne ha uno di campagna in cui trascorrere sì e no tre giorni all'anno). Saqr Ibn Muhammad, invece, vive in una scialba casa, accanto i alla costruzione degli uffici e ad una piccola moschea. Si è però di recente concesso due «lussi»: quello di mandare a studiare all'estero, in Inghilterra e in America, suo figlio Khaled (che ora lo aiuta alla guida dello Stato) e quello di comprare una nuova Mercedes bianca. Ai suoi uffici arriviamo con la scorta d'un funzionario del ministero dell'Informazione, che sì è prima fatto consegnare una lista di domande, per tradurle in arabo: Saqr, come tutti gli altri capì e sceicchi della federazione, non conosce l'inglese. Ci fermiamo al posto di guardia, ma solo un attimo, per stringere la mano alle sentinelle. E lo stesso cerimoniale di saluto si ripete puntualmente di gradino in gradino, di stanza in stanza, fino a quella, con la moquette e ì divani, dello sceicco. Magro, energico, gli occhi minuscoli e incavati, Saqr Ibn Muham'mad ascolta divertito, lisciandosi il pizzo, le domande che il segretario gli legge, tutte in una volta, a bassa voce. Alla fine Sua Altezza chiama uno dei figli, un bambino d'una decina d'anni, lo fa sedere alla sua scrivania (metallica, coperta di un foglio di plastica) e lo incarica di rispondere in sua vece al telefono (una monumentale colonna dorata, alta più d'un metro). Ora le domande devono essere ripetute ad una ad una. — Altezza, lei si considera un emiro povero o ricco? «Va bene cosi come sono. La ricchezza dipende da Dio». — Quanto guadagna? Saqr sorride, guarda esitante la sua corte che lo circonda, poi si decide e dice d'un fiato: «Centomila dirhams all'anno» (il che fa 15 milioni di lire, ma forse lo sceicco sì è tenuto un po' basso...). — Lei è proprietario di tutta la terra di Ras al Khaimah? «Lo sceicco era il proprietario di tutta la terra, un tempo. Io ne ho regalata molta ai miei sudditi, perché la coltivassero o vi costruis- sero le loro case. Ogni cittadino di Ras al Khaimah gode ora appieno del diritto di avere un pezzo di terra sua». — Lei spera nel petrolio per guadagnare di più? «Sì. Ora ne sono sicuro: tra un anno al massimo st. terà fuori, e saranno giacimenti ricchi. Geologi delle compagnie petrolifere, una olandese e l'altra americana, me lo hanno garantito». — A proposito di petrolio, che pensa dell'embargo deciso dai Paesi arabi verso le nazioni occidentali e in special modo verso l'America? "Noi arabi" «Vogliamo che il mondo sappia che gli arabi sono un grande popolo e hanno un grande potere. Gli americani non sono nostri nemici, è vero, ma sono amici di Israele. Se questo non cambierà, non avranno il nostro petrolio». — Nella lotta contro Israele, lei approva tutte le azioni dei terroristi palestinesi? «Sono arabi, nostri fratelli. Chiedono soltanto di poter vivere nella loro terra. Approvo tutte le azioni estreme, ma solo in Palestina, non all'estero». — E del comunismo, che dice? «Non c'è niente di peggio, al mondo, del comunismo». — E se si formasse nel suo Paese un partito comunista? «E' impossibile. La mia gente è musulmana, e il vero musulmano non può essere comunista, perché crede in Dio e il comunismo è la negazione di Dio». — Qual è il suo ideale di uomo politico? «Re Feisal d'Arabia. Perché vede a fondo nelle cose e ci ha ben guidati dopo la guerra di Israele verso giuste decisioni». — Ma non le pare che sia un poco autoritario e antidemocratico? «No, si è scelto alcuni bravi consiglieri che lo aiutano. Governa, questo sì, con fermezza, perché ciò detta il Corano, l'unica legge giusta». — Giusta anche quando dice di tagliare la mano al ladro? Voce dal fondo della stanza: «Anche lui, lo sceicco Saqr, tagliava le mani ai ladri. L'ultima volta una ventina d'anni fa». Nella moschea — E' vero, Altezza? «Sì, ma ora non ce n'è più bisogno». — Perché, sono forse scomparsi i ladri da Ras al Khaimah? «Ora la miseria e la fame non esistono più, a giustificare il furto. Quindi chi ruba può essere solo pazzo, perché sa di andare contro Dio, contro il Corano». — Lei ha seguito il precetto coranico delle quattro mogli? «Non è un obbligo, è un diritto dell'uomo musulmano. Io adesso ne ho soltanto una». — E quanti figli? «Sette maschi e cinque femmine». Dopo un breve consulto con il segretario, si stabilisce che il maggiore dei figli ha 25 anni. — E lei, Altezza, quanti anni ha? «Cinquanta, sei mesi e quindici giorni». — Pratica qualche sport? «Sì, uno sport speciale, ma non posso dirvelo in pubblico». Si è fatto tardi, è l'ora della preghiera. Uscendo con la piccola corte e una scorta di uomini armati sul piazzale assolato, lo sceicco Saqr ci invita ad andare con lui nella moschea. — Ma noi non siamo musulmani. «Non importa. Basta pronunciare la frase: io credo in Dio e che Maometto è il suo profeta. In fin dei conti il vostro Gesù Cristo e Maometto sono fratelli». Saluta con la mano sorridendo e scompare nella moschea. Fuori restano due soldati, ragazzi con i mitra. Gianni Gambarotta Carlo Sartori Visita allo sceicco povero I NOSTRI INVIATI NEI DESERTI DOVE SGORGA IL PETROLIO Visita allo sceicco povero E' il capo del più settentrionale fra i sette emirati del Golfo Persico - La Union Oil of California ha speso qui dieci miliardi di lire a cercare oro nero, ma nulla - Comunque la speranza sopravvive - "Fra un anno al massimo, dice lo sceicco, il petrolio salterà fuori" - Per ora governa inflessibile con le regole del Corano e guarda, come a un ideale, a re Feisal d'Arabia (Dai nostri inviati speciali) Ras al Khaimah, 3 marzo. Sulla porta c'è scritto: «Stia Altezza Sceicco Sagr Ibn Muhammad Al-Qasimi, signore di Ras al Khaimah». Sua Altezza è accovacciato su un divano, le gambe incrociate all'indiana, e lo circonda una piccola corte. Si alza ed accoglie gli ospiti con un sorriso, mormorando gualche parola in arabo. Poi fa cenno a tutti di accomodarsi e, raccogliendo la lunga veste, torna a sedersi. Fuori restano due soldati, appena ragazzi, a montare la guardia con i mitra. Senza petrolio Sagr Ibn Muhammad AlQasimi è dal 1948 il capo del più settentrionale tra i sette emirati del Golfo Persico che, nel 1971, si sono uniti in una federazione. E' uno degli sceicchi più «poveri», perché non ha ancora il petrolio. Mentre il suo potente vicino, re Feisal d'Arabia, e ì suoi stessi colleghi di Abu Dhabi e Dubai continuano ad arricchirsi con l'oro nero, lui deve vivere con i magri proventi dell'agricoltura nel deserto. Il petrolio qui, finora, è stato soltanto una co¬ stosa speranza: la Union Oil of California, detentrice di una concessione, ha speso più di dieci miliardi di lire in sette anni di ricerche, ma non ha trovato nulla. Senza petrolio, Ras al Khaimah è rimasta come cento, duecento anni fa, quando i suoi abitanti erano i temuti pirati Gawasim e vivevano depredando i vascelli inglesi sulla via delle Indie. Si vedono ancora le case di fango e i «barasti» costruiti con le foglie di palma. Le donne scantonano lungo i muri coperte di mantelli neri, con il volto nascosto da una maschera, mentre ad Abu Dhabi e Dubai già si vedono le prime minigonne e i primi pantaloni. A Ras al Khaimah non c'è neppure il palazzo dello sceicco. I signori degli altri emirati fanno a gara nel costruire dimore sempre più grandi e più lussuose, con marmi pregiati e mobili luccicanti in arrivo dall'Italia fZaieyd, emiro di Abu Dhabi e presidente della Federazione, ne ha uno di campagna in cui trascorrere sì e no tre giorni all'anno). Saqr Ibn Muhammad, invece, vive in una scialba casa, accanto i alla costruzione degli uffici e ad una piccola moschea. Si è però di recente concesso due «lussi»: quello di mandare a studiare all'estero, in Inghilterra e in America, suo figlio Khaled (che ora lo aiuta alla guida dello Stato) e quello di comprare una nuova Mercedes bianca. Ai suoi uffici arriviamo con la scorta d'un funzionario del ministero dell'Informazione, che sì è prima fatto consegnare una lista di domande, per tradurle in arabo: Saqr, come tutti gli altri capì e sceicchi della federazione, non conosce l'inglese. Ci fermiamo al posto di guardia, ma solo un attimo, per stringere la mano alle sentinelle. E lo stesso cerimoniale di saluto si ripete puntualmente di gradino in gradino, di stanza in stanza, fino a quella, con la moquette e ì divani, dello sceicco. Magro, energico, gli occhi minuscoli e incavati, Saqr Ibn Muham'mad ascolta divertito, lisciandosi il pizzo, le domande che il segretario gli legge, tutte in una volta, a bassa voce. Alla fine Sua Altezza chiama uno dei figli, un bambino d'una decina d'anni, lo fa sedere alla sua scrivania (metallica, coperta di un foglio di plastica) e lo incarica di rispondere in sua vece al telefono (una monumentale colonna dorata, alta più d'un metro). Ora le domande devono essere ripetute ad una ad una. — Altezza, lei si considera un emiro povero o ricco? «Va bene cosi come sono. La ricchezza dipende da Dio». — Quanto guadagna? Saqr sorride, guarda esitante la sua corte che lo circonda, poi si decide e dice d'un fiato: «Centomila dirhams all'anno» (il che fa 15 milioni di lire, ma forse lo sceicco sì è tenuto un po' basso...). — Lei è proprietario di tutta la terra di Ras al Khaimah? «Lo sceicco era il proprietario di tutta la terra, un tempo. Io ne ho regalata molta ai miei sudditi, perché la coltivassero o vi costruis- sero le loro case. Ogni cittadino di Ras al Khaimah gode ora appieno del diritto di avere un pezzo di terra sua». — Lei spera nel petrolio per guadagnare di più? «Sì. Ora ne sono sicuro: tra un anno al massimo st. terà fuori, e saranno giacimenti ricchi. Geologi delle compagnie petrolifere, una olandese e l'altra americana, me lo hanno garantito». — A proposito di petrolio, che pensa dell'embargo deciso dai Paesi arabi verso le nazioni occidentali e in special modo verso l'America? "Noi arabi" «Vogliamo che il mondo sappia che gli arabi sono un grande popolo e hanno un grande potere. Gli americani non sono nostri nemici, è vero, ma sono amici di Israele. Se questo non cambierà, non avranno il nostro petrolio». — Nella lotta contro Israele, lei approva tutte le azioni dei terroristi palestinesi? «Sono arabi, nostri fratelli. Chiedono soltanto di poter vivere nella loro terra. Approvo tutte le azioni estreme, ma solo in Palestina, non all'estero». — E del comunismo, che dice? «Non c'è niente di peggio, al mondo, del comunismo». — E se si formasse nel suo Paese un partito comunista? «E' impossibile. La mia gente è musulmana, e il vero musulmano non può essere comunista, perché crede in Dio e il comunismo è la negazione di Dio». — Qual è il suo ideale di uomo politico? «Re Feisal d'Arabia. Perché vede a fondo nelle cose e ci ha ben guidati dopo la guerra di Israele verso giuste decisioni». — Ma non le pare che sia un poco autoritario e antidemocratico? «No, si è scelto alcuni bravi consiglieri che lo aiutano. Governa, questo sì, con fermezza, perché ciò detta il Corano, l'unica legge giusta». — Giusta anche quando dice di tagliare la mano al ladro? Voce dal fondo della stanza: «Anche lui, lo sceicco Saqr, tagliava le mani ai ladri. L'ultima volta una ventina d'anni fa». Nella moschea — E' vero, Altezza? «Sì, ma ora non ce n'è più bisogno». — Perché, sono forse scomparsi i ladri da Ras al Khaimah? «Ora la miseria e la fame non esistono più, a giustificare il furto. Quindi chi ruba può essere solo pazzo, perché sa di andare contro Dio, contro il Corano». — Lei ha seguito il precetto coranico delle quattro mogli? «Non è un obbligo, è un diritto dell'uomo musulmano. Io adesso ne ho soltanto una». — E quanti figli? «Sette maschi e cinque femmine». Dopo un breve consulto con il segretario, si stabilisce che il maggiore dei figli ha 25 anni. — E lei, Altezza, quanti anni ha? «Cinquanta, sei mesi e quindici giorni». — Pratica qualche sport? «Sì, uno sport speciale, ma non posso dirvelo in pubblico». Si è fatto tardi, è l'ora della preghiera. Uscendo con la piccola corte e una scorta di uomini armati sul piazzale assolato, lo sceicco Saqr ci invita ad andare con lui nella moschea. — Ma noi non siamo musulmani. «Non importa. Basta pronunciare la frase: io credo in Dio e che Maometto è il suo profeta. In fin dei conti il vostro Gesù Cristo e Maometto sono fratelli». Saluta con la mano sorridendo e scompare nella moschea. Fuori restano due soldati, ragazzi con i mitra. Gianni Gambarotta Carlo Sartori

Persone citate: Carlo Sartori, Feisal D'arabia, Gesù, Gianni Gambarotta, Magro