Identificato il giovane tagliato a pezzi 17 anni, era fuggito dal Ferrante Aporti

Identificato il giovane tagliato a pezzi 17 anni, era fuggito dal Ferrante Aporti L'orribile delitto maturato nello squallido mondo degli omosessuali Identificato il giovane tagliato a pezzi 17 anni, era fuggito dal Ferrante Aporti Cinque amici lo hanno riconosciuto: terzo di dieci figli, analfabeta, aveva lasciato la Sardegna per cercare lavoro a Torino, ma era stato irretito dal mondo del vizio - Le due confessioni rese dall'assassino E' stato identificato il cadavere del giovane ucciso sabato notte e tagliato a pezzi dal suo assassino: è Franco Secci, 17 anni, di Domus Novea in provincia di Cagliari. Nove giorni fa s'era allontanato dal Ferrante Aporti dove l'avevano rinchiuso per furto. Doveva tornare in Sardegna in settimana: là lo aspettavano i genitori ed un lavoro. Il triste mondo degli omosessuali che una settimana fa lo aveva irretito, ne ha fatto una vittima prima che la vita potesse offrirgli l'occasione di ritornare onesto. Lo hanno riconosciuto cinque amici: « La maglietta che Franco indossa siamo andati a comperarla insieme sabato pomeriggio allo Stando. Anche l'anello di ferro al mignolo è il suo ». Adolfo Coppola, Franco Glanno, Vittorio Pullga, Vito Maglio e Armando Bacco hanno firmato la deposizione, poi se ne sono andati in fretta. Negli occhi avevano ancora l'orrore di quel corpo orrendamente mutilato sul marmo dell'obitorio. Di Franco Secci neppure gli « amici » sanno molto: era a Torino da due mesi, prima diceva d'aver lavorato a Varese. Ma co- me viveva? « Di espedienti. Lo si vedeva ovunque ci fosse da guadagnare qualcosa: spesso faceva il facchino ai mercati generali ». Ma ancora più spesso nell'ultima settimana è stato notato nella zona attorno a Porta Nuova, sempre di sera, sempre tra 1 gruppi di ragazzi dall'aspetto equivoco che bighellonano sotto 1 portici mescolandosi a travestiti e prostitute. C'è chi afferma: « Non era un omosessuale, ultimamente usciva con la cameriera d'un ristorante di via Saluzzo. Le notti li non le passava per vizio, forse solo per mettere assieme qualche soldo ». Non è diffìcile crederlo. Franco Secci aveva lasciato in Sardegna una vita di miseria. Terzo di 10 Agli, il padre Giovanni inabile al lavoro a 48 anni, la madre Maria Teresa, 44 anni, distrutta dagli stenti. A Torino l'avevano mandato due mesi fa con un conoscente: u Perché si trovasse una occupazione, mettesse da parte qualcosa e ce lo portasse a casa ». Ma Franco a Torino non trova nulla: uno sradicato senza la minima istruzione — non è mai andato a scuola — senza il pungolo di qualcuno che gli ricordi di dover lavorare. Si lascia vivere, incontra altri giovani come lui. Ed è il primo furto, il Ferrante Aporti, l'inizio d'una china difficile da risalire e che ha come seconda tappa i giardinetti della stazione. Qui, sabato notte, incontra il suo assassino: Vittorio Mlscioscia, un uomo di 36 anni che tutti definiscono « buono e mite, Incapace di lare del male ». Dicono i fratelli: « Ha vissuto sempre con qualcuno di noi sino a sei mesi fa quando nostra sorella Delfina si è sposata e lo ha lasciato solo nelle sei stanze di via Valenza 49. Non frequentava molte ragazze, ma certamente non era un vizioso ». Aggiunge il suo datore di lavoro, Ausano Rampini, titolare di un negozio di autoaccessori in corso Sebastopoli 228: « Faceva il fattorino e in sette anni che è stato alle mie dipendenze non c'è stato mai nulla che potesse far supporre una sua doppia personalità ». Nel negozio sono In molti a ricordare un episodio di qualche giorno fa: il cane del proprietario era stato avvelenato e il fattorino aveva pianto come un bambino. Al figlio del Rampini che diceva: « Se prendessi chi lo ha ucciso lo ammazzerei » aveva risposto: « Non devi dirlo neppure per scherzo, come puoi pensare ad ammazzare ». Pochi giorni dopo lo stesso uomo ha ucciso a martellate un ragazzo e ne ha segato in due il corpo dopo aver fatto sparire lenzuola e cuscini macchiati di sangue. Ora è in carcere, stamane sarà interrogato alla presenza del imi i ni Mimimi i n n l suo difensore, aw. De Marchi. Qual è la molla che ha determinato il delitto? La vergogna? La rabbia? Il raptus d'una mente sadica che celava dietro una mitezza « da bambino » la sua follia? Mlscioscia è a Porta Nuova verso le 2, incontra Franco Secci che, calzoni in tela marrone e maglietta attillata con tre bottoni, « tira » notte con altri giovani. Ecco come egli stesso ricostruisce quel momento: « Quel ragazzo mi si è avvicinato e poi ha detto: " Non so dove andare a dormire". Ho avuto compassione, gli ho proposto di venire a casa mia. Qui si è spogliato, s'è infilato nel letto ». A questo punto il racconto ha molti punti oscuri. L'assassino da quando è andato in questura per accusarsi dell'omicidio ha fornito due versioni diverse. « Luì mi ha chiesto 5 mila lire, io volevo dargliene solo 3 ». E ancora: « Appena chiusa la porta alle spalle è diventato prepotente e ha tentato di estorcermi dei soldi. Gli ho detto: "Ti ospito qui, che cosa vuoi ancora?". Ma lui insisteva. L'ho calmato, s'è addormentato ». Mlscioscia non riesce a dormire: al suo fianco il ragazzo respira regolarmente, senza sussulti. Lui si alza, afferra un martello, e vibra parecchi colpi. Il letto si riempie di sangue, l'uomo scende in cantina con lenzuola, materasso e federe macchiate, le nasconde. Torna in casa ed ha in mano una sega, con questa scempia il cadavere. L'alba lo sorprende accanto al due tronconi del corpo: l'assassino va in bagno a lavarsi le mani, si infila la giacca. Arriva in questura alle 8,30: « Dovrei fare una grave denuncia — dice al dott. Ioele —. Ho ucciso un uomo ». Chiede un caffè, beve senza un tremito delle mani, poi aggiunge: « E l'ho anche segato in due ». li ii i i i i iiiiiiiiiiinillllllliii Q

Luoghi citati: Cagliari, Sardegna, Torino, Varese