Il "coniuge più debole,, di Lietta Tornabuoni

Il "coniuge più debole,, COME VOTERANNO LE DONNE NEL REFERENDUM? Il "coniuge più debole,, La moglie, nella battaglia sul divorzio, diventa protagonista: se ne sfruttano talora con cinismo le antiche paure e la posizione inferiore nella società - Ma forse l'elettorato femminile è un'astrazione, è diviso come quello maschile Roma, aprile. E' l'ultima trovata, l'etichetta recente che fa cadere in disuso tutte le altre. L'enfasi patriarcale e l'ottimismo consumista cedono al pietismo giuridico: ormai non più « angelo del focolare » né « regina della casa », neppure più « donna moderna », l'italiana sposata è adesso divenuta « il coniuge più debole ». In comizi, convegni e discorsi, nel monotono battibecco dei dibattiti televisivi come nella suasiva familiarità della propaganda capillare, la formula unisex escogitata dalla legge Fortuna-Baslini si trasforma in una nuova definizione della moglie. Improvvisati paladini delle deboli, certi politici riscoprono, come ad ogni vigilia elettorale, che le donne esistono: che le elettrici, 19 milioni 785.091, sono più numerose degli elettori, 18.094.766; che ogni risultato può dipendere dal loro voto, da quel milione e 710.325 suffragi femminili in più. Improvvisamente si concentrano sulle donne, considerate d'abitudine creature politicamente irrilevanti, tutte le attenzioni e le apprensioni. Cose umilianti II « coniuge più debole », la moglie, diventa protagonista della battaglia sul divorzio, o almeno oggetto di ogni pressione e persuasione propagandistica: se ne sfruttano le antiche paure e la posizione di inferiorità nella società, il timore della solitudine e la dipendenza economica, l'amore per i figli e l'insicurezza, i sentimenti, il dolore, le emozioni. Con impassibile cinismo, le mogli vengono umiliate: « Dicono che il divorzio permette di rifarsi una vita, c'è qualcuno che vuole sposarmi? », chiede nel manifesto una desolata madre circondata da quattro ragazzini, con un interrogativo retorico che già prevede una rude risposta negativa. Vengono allarmate con atroci biografie di divorziate, signore quasi sempre svedesi spesso chiamate Gun, Agneta e Gunilla: « Nei giorni di festa mi compro una bottiglia di vino...», «Gli uomini mi considerano in ogni circostanza una preda... », « Tante volte penso al suicidio... ». Vengono frastornate con cifre opinabili, statistiche reciprocamente smententisi, percentuali affatturate e apocalittiche. Vengono commosse con immagini di bambini piangenti. Vengono incitate all'antagonismo di sesso (« L'uomo è portato al soddisfacimento della sua libertà individuale, edonismo ed egoismo sono caratteristiche maschili»), eccitate al corporativismo più gretto, indotte a diffidare dei mariti. Vengono lusingate con complimenti mortificanti: «Donne, voi che tutto avete dato senza nulla pretendere ». Vengono ricattate dalle bugie: « Il divorzio è cancro e ripudio », « La divorziata è una paria della società », « Il divorzio premia il coniuge colpevole ». Nell'ansia di convincerle spaventandole, le mogli vengono francamente insultate. Dalla propaganda e dalle argomentazioni antidivorziste risulta infatti che: le mogli in quanto tali sono tutte brutte, non più giovani e non amate, tanto che ci si chiede perché mai qualcuno le abbia sposate, e si può star certi che nessuno al mondo le risposerà; i mariti desiderano soltanto piantarle, aspettavano solamente Fortuna e Baslini per « mettersi con una diciottenne »; l'amore coniugale non esiste; il matrimonio è un gravoso contratto che deve venir imposto per legge a uomini che altrimenti vi si sottrarrebbero di corsa e con gioia; i padri non amano i figli, anzi appena possibile li abbandonano e li affamano; la famiglia è una trappola coatta, in cui gli uomini si rassegnano a restar rinchiusi solamente se vi sono obbligati dai giudici e dai carabinieri. Tuttavia questo «modello» di famiglia così poco umano e affettuoso resta secondo gli antidivorzisti il migliore, e deve essere salvaguardato se si vuole evitare la rovina della società. « E' indecente sentir ripetere da mesi una tale quantità di astrazioni e di stupidaggini », s'impazientisce 10 scrittore Alberto Moravia. « Come se poi non sapessimo tutti che, nelle donne, gli uomini italiani cercano soprattutto qualità solidali, materne, domestiche. Come se non sapessimo che la vocazione degli italiani al compromesso e al moderatismo non è soltanto politica ma anche esistenziale: possono praticare l'adulterio, ma scelte nette ne fanno di rado ». L'immagine della famiglia presentata dalla propaganda antidivorzista, dice il sociologo professor Tiziano Volpini, « offre una visione dei rapporti coniugali irreale e volgare, ma tutt'altro che nuova. Corrisponde anzi perfettamente a tutta una tradizione di freddure sul matrimonio come tomba dell'amore e sulla convivenza coniugale come morte civile, di barzellette sulle corna e di pratica dell'adulterio, di scherzi virili ("Ti sposi? Condoglianze"). E' una visione misogina, esclusivamente maschile, nella quale si proiettano vanità e velleità maschili: infatti non ipotizza neppure che, come capita, possano essere le mogli a piantare i mariti; non suppone che gli uomini maturi possano essere appassiti, poco attraenti e tediosi; non prevede che le famose " diciottenni " possano non apprezzarli affatto. E' una visione arcaica, che non tiene 11 minimo conto di tutti i mutamenti avvenuti nel costume durante gli ultimi vent'anni, che trascura le trasformazioni subite dalla famiglia e dalla società, l'evoluzione femminile, i nuovi rapporti tra figli e genitori ». E' una visione astratta, priva di buon senso, completamente irreale, incalza il professore: « Nella vita vera (e il cosiddetto "coniuge più debole" lo sa benissimo) gli uomini italiani si sentono perduti senza la mo¬ glie, amano i figli e affrontano per loro molti sacrifici, sono sin troppo legati alla famiglia e si risolvono ad abbandonarla raramente, con enorme difficoltà. Il modello culturale del marito-padre magari infedele ma forte e protettore, autoritario e provvido, resiste ancora e, insieme al naturale affetto, dà agli uomini un grande senso di responsabilità nei confronti della famiglia. Il personaggio della rivale più giovane, più bella e più nuova esce poi dal feuilleton, dal fotoromanzo, da un'immaginazione meccanica e piccolo-borghese, non dalla realtà. Nella realtà le ragioni per cui accade che mariti e mogli si innamorino di altre persone sono tante e diverse, non dipendono certo solamente dall'età o dalla bellezza e non comportano necessariamente la separazione ». La paura dì venir abbandonate è il sentimento su cui più fa leva la propaganda antidivorzista, ma non è il solo: per convincere e intimorire il « coniuge più debole » gli argomenti concreti vengono utilizzati quanto quelli emotivi. Insieme al divorzio presentato come fatale, alle mogli viene dipinto un avvenire allarmante: resteranno senza assistenza mutualistica, senza diritto all'eredità, senza l'intera pensione di reversibilità e dovranno vivere, senza poter trovare lavoro, di un assegno magro. La riforma sanitaria inattuata, la disoccupazione o sottoccupazione femminile, la mancanza di asili, la inapprovata legge sul diritto di famiglia, tutte le carenze sociali che rendono difficile e realmente più debole la posizione delle donne nella società vengono utilizzate come armi propagandistiche da quegli stessi che ne sono spesso i responsabili. « Si tende a presentare la legge sul divorzio come una sorta di toccasana che d' vrebbe risolvere tutti i problemi, per dimostrare poi che non li risolve », dice l'avvocato matrimonialista torinese Bruno Segre. « Ma è ovvio che una legge sul divorzio riguarda soltanto il divorzio, cioè le famiglie dissolte; è ovvio che serve soltanto a dare un assetto migliore a separazioni già in atto da molti anni. Con questa legge il "coniuge più debole" non diventa forte: e come potrebbe? Diventa però meno debole. Dal punto di vista economico, giuridico e sociale, la legge lo protegge infatti assai meglio di quanto non avvenisse con la separazione ». Oscuri vaticini Sono considerazioni logiche, ragionevoli: ma non è alla logica né alla ragionevolezza che la propaganda antidivorzista fa appello con i suoi oscuri vaticina, le sue profezie catastrofiche, la tenace distorsione con cui presenta la legge Fortuna-Baslini, l'ostinata mistificazione con cui confonde il tema del divorzio coiì, i problemi generali della famiglia e della moralità sociale. Sollecita in¬ vece paure indistinte, confusi timori, sensibili emotività: « Nel voto del referendum », sostiene lo psicoanalista professor Cesare Musatti, « sì difenderanno anche dei sogni, dei matrimoni perfetti che non ci sono stati nella realtà: allo stesso modo in cui certi ceti socialmente diseredati difendevano l'istituto monarchico perché rappresentava, con la famiglia reale e il fasto, la proiezione di un sogno ». Le previsioni Azzardare previsioni sul voto delle donne è rischioso, per gli esperti di sondaggi preelettorali; ma secondo molti dirigenti politici anche parlare di « voto delle donne » è un'improbabile astrazione. L'elettorato femminile, dicono, non è omogeneo, ma differenziato quanto quello maschile: non esistono caratteristiche, convergenze o interessi di sesso che bastino ad amalgamare le differenze sociali, economiche, culturali fra elettrici. Se continuano naturalmente ad esistere donne che voteranno secondo il consiglio dei figli, del marito o del sacerdote, del « voto delle donne » non si può parlare oggi con l'apprensione o la speranza del 1948, come di un tutto unico, globalmente negativo o positivo a seconda dei punti di vista. Sul « voto delle donne » non si può contare in senso conservatore più di quanto si conti sul voto degli uomini: anche grazie alla televisione, il livello di informazione dei due sessi è divenuto molto simile, men¬ tre è senz'altro cresciuto il grado di evoluzione e di autonomia femminile. Il partito democristiano, i cui iscritti sono donne al 63 per cento, ritiene tuttavia di poter contare sui suffragi femminili: « La scelta del referendum è in realtà scelta tra due tipi di famiglia », dichiara il senatore Bartolomei, « e noi siamo certi che le donne difenderanno la famiglia indissolubile ». Il partito comunista ostev'i tranquillità: « Tutti i liscorsi sulle comuniste en..'iane o toscane segretamente antidivorziste sono chiacchiere da comizio, espedienti polen.ici alla Fanfani », dice l'onorevole Giorgio Napolitano. « Non ritengo affatto che, in questo caso, il voto delle donne rappresenti un problema particolare o preoccupante. Ritengo invece assai più rilevante e determinante, specialmente nelle zone agricole e non urbane, l'orientamento degli anziani: uomini o donne che siano ». Questa volta, sostiene, le previsioni elettorali possono basarsi molto meno che in passato sui divari tradizionali: Nord e Sud, provincia e metropoli, donne e uomini. Il risultato sarà più influenzato dalle diversità di età, di osservanza religiosa e ài educazione; dal sentimento conservatore o innovatore, dalla nostalgia del passato o dalle speranze nell'avvenire: « Questa volta il punto non è: voto delle donne o voto degli uomini. Il confronto è piuttosto tra le generazioni ». Lietta Tornabuoni

Persone citate: Alberto Moravia, Bartolomei, Baslini, Bruno Segre, Cesare Musatti, Fanfani, Giorgio Napolitano, Tiziano Volpini

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