Soldi ai partiti

Soldi ai partiti MILITANTI E BUROCRATI Soldi ai partiti Casalegno, che mi rivolge parole affettuose e lodi che non merito, ritiene al pari di me difettosa la legge sui partiti, ma crede giusto il principio del finanziamento statale. Eppure mostra di sapere al pari di me cosa siano nella realtà d'oggi i partiti. Ed il problema va posto nei termini attuali, non sulla base dell'affermazione che è bene in un Paese vi siano parecchi partiti, che la discussione continua tra questi è segno di sanità; che il partito unico o copre la tirannia o l'astenia di tutto un popolo. Prescindiamo dai partiti dei regimi assoluti, in cui persone che concordavano tutte intorno al sistema da mantenere, propendevano per l'uno o per l'altro principe o primo ministro. I partiti che c'interessano nascono nell'Ottocento, quando si delineano differenti concezioni sociali, di struttura e di attività dello Stato. Ed hanno ciascuno concezioni con una certa concretezza: protezionismo o liberalismo; conservazione o distruzione della proprietà privata; protezione dell'agricoltura o della industria; grado delle autonomie locali; ammissione o diniego della eredità dei beni. Idee da diffondere; convincere, persuadere. Nello stesso modo con cui hanno agito a suo tempo le confessioni religiose: la predicazione dei francescani, l'oratoria di San Bernardino da Siena, l'opera di Lutero o di Calvino; naturalmente adattata ai tempi, nella scelta dei temi, n"l linguaggio, nei mezzi di umusione. Ma sempre proselitismo. E se non c'è chi fa proselitismo, non si formano partiti. La storia del partito socialista, tra il 1890 ed il 1914 all'incirca, è quella di un grande partito, soggetto a crisi e scissioni, ma sempre con una certa unità ideale, almeno nelle avversioni, che cresce perché ha dei missionari; in un periodo in cui le ore di lavoro sono tante, ci sono contadini che sanno parlare, operai che sanno leggere e leggono, studenti, che trovano bene il tempo per occuparsi di propaganda, di conferenze, di tesseramento, per impadronirsi delle università popolari. Diversa nei caratteri, ma sempre opera di uomini di buona volontà, una generazione appresso, la formazione del partito popolare di don Sturzo. Ed ancora in tal modo, tra pericoli maggiori, ma con la forza morale della realizzazione russa, nasce il partito comunista. ★ * Nego quindi che perché ci siano partiti occorra una burocrazia retribuita; il fascismo sapeva esprimere capinucleo, piccoli fiduciari, uomini e donne, il cui solo compenso era l'onore di mettere sulla camicia nera uno scudetto rosso, l'infimo dei distintivi. Se con gli orari corti d'oggi un partito non sa raccogliere chi si occupi gratuitamente di tesseramento e di propaganda, mi chiedo perché si debba farlo vivere. Questo il partito com'è stato (senza risalire indietro, al Risorgimento, dove non c'erano tesseramenti) e come dovrebbe essere; accolta di chi ha una medesima fede. Ma esiste ancora questo partito? Allorché leggo come un vanto che alle elezioni generali i votanti sono stati oltre il 90 per cento degl'iscritti, ricordo quel che ci dicono le statistiche sugli analfabeti, su chi non legge mai un giornale; e l'esperienza di ciascuno di noi ci dice quanto numerosi siano quelli che ignorano cosa siano Parlamento, governo, chi sia il presidente della Repubblica o quello del Consiglio, cosa significhi svalutazione; quanti non abbiano presente il dato elementare che anche le riforme hanno un prezzo. Sicché quando leggo di quel 90 e più per cento di votanti, provo la soddisfazione che proverei se mi dicessero che il maggior matematico d'Italia è stato proclamato tale in una votazione tra professori, in cui la maggioranza era costituita da professori di lettere o di scienze naturali, o di educazione fisica. Perché la gente accorre a votare? In una visione ottimistica, perché il partito è una religione in cui si crede, anche essendo ignoranti di teologia, non curandosi che le dottrine si modifichino; protettore dei poveri o tutore dell'ordine. In una visione realistica, perché i partiti sono centri di potere, sempre più simili alle grandi anonime in cui nessuno s'interessa delle opinioni politiche dell'altro socio (penso alla Democrazia cristiana in cui si trovano insieme uomini sensibili ai valori della patria, della bandiera, delle virtù militari, ammiratori di Manzoni e di Carducci — ricordo Gonella e Lucifredi — e schietti marxisti, ctccgspcmndialccvlg con appena una patina di cattolicesimo) . Casalegno sa meglio di me che dovunque il partito è un centro di potere; ripartisce le grandi cose — concessioni e sovvenzioni — e le piccole, le più desiderate, gl'impieghi, anche i più umili: pur nelle più modeste aziende pubbliche le nomine ai posti di operaio e d'impiegato sono ripartite tra i partiti; uno ai comunisti, uno ai democristiani, uno ai socialisti, se sono in pari misura nei consigli di amministrazione. ★ ★ Ed il denaro per le elezioni? chi può immaginare che siano volti al pubblico bene quei miliardi spesi in manifesti « Vota per il partito tale » con grossi emblemi, quegli striscioni che attraversano le vie, o quegli squallidi comizi elettorali, cui pochissimi partecipano, e dove non si ascoltano che luoghi comuni, per lo più eccitamenti al rancore, ma mai si parla di conti, di costi e da dove attingere; chi potrebbe paragonarli ai discorsi elettorali di uno Spaventa od un Giolitti? chi sarà cosi stupido da votare per quell'altoparlante che lo assorda col «votate per ...»? Vogliamo dire la schietta verità, amico Casalegno? La Costituzione parlava dei partiti all'art. 49 non come organi dello Stato, ma come una formazione spontanea; ed entrambi siamo d'accordo che uno Stato vivo è bene abbia almeno due o tre partiti. Ma così come sono, mi pare che essi vengano a demolire la Costituzione: all'art. 3 — condizione d'inferiorità reale di chi non trovi un partito in cui inserirsi, un uomo di partito cui appoggiarsi —, all'art. 51 e all'art. 97, sul diritto di accedere agli uffici pubblici attraverso concorsi, all'art. 81, sui mezzi per fare fronte alle nuove spese. Casalegno sa meglio di me l'impossibilità pratica di efficaci controlli, ciò che potrebbe avere di arbitrario decidere se una spesa fosse stata compiuta nell'interesse o meno del partito; chi pratica la Corte dei conti sa che gli stessi ordinari giudizi di responsabilità sono per lo più contro eredi, per il tempo che riscontro ed istruttoria hanno preso. Se quei miliardi si dovevano spendere, quanto sarebbe stato meglio destinarli a far sì che ci fossero corsi obbligatori di cultura civica, che diminuissero il numero degli elettori che ignorano tutto, proprio tutto, dello Stato, del governo, del Parlamento, della magistratura, del bilancio, degli uomini rappresentativi dei partiti; che i cittadini fossero meno assenti che in realtà oggi non siano dalla vita del Paese. A. C. Jemolo

Luoghi citati: Italia, Siena