Come tenere d'occhio il mafioso che torna a casa dopo il confino? di Guido Guidi

Come tenere d'occhio il mafioso che torna a casa dopo il confino? Un convegno di giuristi sui sistemi di prevenzione Come tenere d'occhio il mafioso che torna a casa dopo il confino? E' uno dei problemi dibattuti dai congressisti - Molti sostengono che l'attuale sistema di prevenzione debba essere cambiato - Un messaggio del ministro della Giustizia Zagari (Dal nostro inviato speciale) Alghero, 27 aprile. Modificare l'attuale sistema con cui si cerca di bloccare la criminalità a monte (foglio di via obbligatorio, sorveglianza speciale, soggiorno obbligato) è forse giusto e giustificato, anche secondo il ministro della Giustizia. Ma — ha ammonito l'on. Zagari in una sua comunicazione inviata al convegno di giuristi organizzato dal Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale — è necessario essere molto cauti in queste modifiche perché è accertato storicamente che misure del genere vengono sempre strumentalizzate dal potere politico per controllare i suoi avversari. «Un sistema di prevenzione coerente con i presupposti democratici — ha osservato il ministro rimasto a Roma perché colpito da un attacco influenzale — dev'essere formulato in maniera da escludere qualsiasi possibilità di condizionamento ai valori e alle scelte dei ceti dominanti. Fatto salvo questo limite, il problema della migliore utilizzazione delle misure di prevenzione nella lotta contro la criminalità, diviene questione tecnica: e saranno i tecnici del diritto a dirci se le linee de' futuro sistema potranno innestarsi sulla falsariga dell'attuale normativa che mira a forme di prevenzione individuale ovvero se si debba battere altra strada, quella che vede nella prevenzione un servizio sociale. In ogni modo sì tenga presente che l'eventuale nuovo sistema non può prescindere da alcuni istituti previsti dall'ordinamento penitenziario, che sta per essere approvato quale, ad esempio, l'affidamento in prova al servizio sociale e il regime di semilibertà». La maggioranza assoluta de; giuristi che partecipano a questo convegno è per la modifica radicale del sistema, al quale tutti o quasi hanno riservato aspre censure. Colpire — si è osservato — con l'obbligo di tornare al proprio paese o di vivere in una determinata zona (magari un'isola) soltanto perché raggiunto da un semplice sospetto, è un arbitrio in contrasto con i principi costituzionali. Inoltre è un sistema che, finora, non ha dato risultati apprezzabili se è vero com'è vero che la criminalità è in aumento e che i responsabili sono quasi sempre recidivi. Il caso della mafia è abbastanza eloquente e sintomatico. Sconfitta sul piano della prova e quindi della punizione severa, la giustizia si è rifugiata su quello delle misure di prevenzione inviando al soggiorno obbligato tutti i mafiosi che per un verso o per l'altro non è stato possibile condannare. I risultati di questo criterio adottato per prevenire i delitti mafiosi non sono sembrati molto confortanti al prof. Vincenzo Cavallari, ordinario di procedura penale a Ferrara, che ha notato che il capo della polizia, interrogato dalla commissione antimafia, ha detto: «Ora tutti i capi mafiosi sono al soggiorno obbligato Il problema si pone quando essi torneranno alla scadenza del periodo loro asse gnato. Questo punto, infatti, mi è stato fatto presente dai questori. Riterrei opportuno venisse applicato a chi ritorna dal soggiorno obbligato almeno il provvedimento concernente la sorveglianza speciale per un anno. Teniamo presente che, ritornando questi signori, riacquistano tutto il prestigio che avevano prima di essere inviati al confino». «Del resto — è il commento del professor Cavallari — non poteva essere diversamente per il fatto che le misure di prevenzione sono in concreto preordinate non al riadattamento sociale dei soggetti, anzi al loro isolamento. Gli esperti in questioni mafiose si sono limitati soltanto a sorridere di fronte a queste proposte e a queste osservazioni che, facilissime nella teoria, peccano d'ingenuità — come ha sottolineato il professor Girolamo Bellavista, ordinario di procedura penale a Palermo — nella pratica di tutti i giorni. «Si può essere d'accordo che — ha osservato il professor Bellavista — le misure di prevenzione così come sono congegnate ora possono essere in contrasto con la Costituzione perché punire soltanto sulla base di un sospetto è ingiusto. Ma tutti coloro che hanno criticato questo sistema, quale alternativa hanno proposto? Si parla di servizi sociali, di centri medici per la rieducazione o per la prevenzione. Ve lo immaginate un mafioso, come don Calogero Vizzini, aggirarsi in una questura, che viene sottoposto ad un trattamento rieducativo?. Girolamo Bellavista, nella sua esperienza quotidiana di problemi mafiosi, traduce il suo scetticismo in un convin cimento sicuro: che l'attuale sistema, per quanto censurabile, è sempre meglio di un altro destinato sicuramente al fallimento. Questo concetto è condiviso dalla commissione antimafia che in una sua relazione ha ricordato come il mafioso tema più l'invio al soggiorno obbligato che la sanzione penale. Tutfai più si potrebbe arrivare a punire il mafioso, come ha suggerito il professor Bricola, ordinario di diritto penale a Bologna, con una legge che permetta allo Stato di avocare tutti i profìtti eccezionali di provenienza mafiosa, come colpisce gli illeciti arricchimenti. Guido Guidi

Persone citate: Bellavista, Bricola, Calogero Vizzini, Cavallari, Fatto, Girolamo Bellavista, Vincenzo Cavallari, Zagari

Luoghi citati: Alghero, Bologna, Ferrara, Palermo, Roma