Le richieste di divorzio sono un migliaio all'anno su 2 milioni e meno di abitanti

Le richieste di divorzio sono un migliaio all'anno su 2 milioni e meno di abitanti Le statistiche della provincia in uno studio dei giuristi democratici Le richieste di divorzio sono un migliaio all'anno su 2 milioni e meno di abitanti Su cento, 46 sono presentate da donne: "Non è vero che siamo le vittime passive" - Divorziano più i vecchi dei giovani (circa tre quarti hanno più di 40 anni); ì meridionali raggiungono il 18 per cento contro il 16 per cento degli altri immigrati del Nord; tutti i ceti sociali sono rappresentati - Il 72% non richiede provvedimenti patrimoniali Il divorzio a Torino In cifre dall'entrata in vigore della legge Fortuna-Baslini, il 18 dicembre '70, ad oggi. L'indagine statistica è stata compiuta dall'avvocato Nino RaìTone. su iniziativa dell'Associazione giuristi democratici, con la collaborazione dell'avvocato Bruno Segre, presidente della Lid (Lega Italiana divorzio). La relazione sarà pubblicata nel prossimi giorni In un numero unico edito da Magistratura democratica. Ne anticipiamo 1 dati, che riguardano praticamente l'Incidenza del divorzio sulla popolazione della provincia di Torino, esclusi Pinerolo e Ivrea che hanno tribunali propri: all'lnclrca 2 milioni e 400 mila persone. Le domande — I ricorsi, presentati da uno del coniugi al tribunale di Torino, sono stati, nel mese di dicembre 1970, 494; 3037 nel '71; 1557 nel "72; 1061 nel '73. Emerge, da questa prima tabella, che le domande di divorzio, tra il '71 e il '73 si sono ridotte di un terzo. «Se un migliaio appena di coppie — osserva l'avvocato Raffone — ricorre ogni anno al tribunale per divorziare, e ciò accade in una società dtfflctle e disgregata come quella dell'area torinese, il fatto dimostra che la legge Fortuna-Baslini è stata assorbita nella nostra società per quella che è in realtà, cioè uno strumento che regola casi limite di situazioni familiari non più sostenibili». Esito delle domande — Uno degli argomenti portati avanti dai sostenitori del si all'abrogazione, è quello del cosiddetto «automatismo della legge», secondo cui sarebbe sufficiente che un coniuge si rivolga al tribunale perché il giudice gli conceda 11 divorzio. La realtà, cifre alla mano, è diversa. Dei ricorsi presentati nel '71, 117 sono stati accolti con sentenza di scioglimento del matrimonio; 1309 con cessazione di effetti civili (divorzio); nel '72, le sentenze di scioglimento di matrimonio sono state 270, quelle di cessazione degli effetti civili 1465; nel '73, 110 e 1192. La somma dei divorzi concessi in questi anni — si noterà — è assai inferiore alla somma delle domande avanzate nello stesso periodo perché molte cause sono ancora in fase istruttoria. Vediamo ora i ricorsi respinti: abbandonati davanti al presidente, nel tre anni: 128, 83 , 64. Rigettati, 1, 3, 7. Abbandonati durante la causa 22, 55, 28. Improcedlbili 3, 2, 1. In totale, 397 ricorsi sono ddfvpptlpp stati respinti. Osserva il relatore dell'indagine: « Il giudice non è affatto un distributore automatico di sentenze, ma ha la possibilità di esaminare con attenzione la fondatezza dei ricorsi, ed accettarli o respingerli. Il numero elevato dei ricorsi abbandonati sta ad indicare che le parti hanno preferito abbandonare la causa per evitare una sentenza di rigetto». Chi ha presentato le domande — Su un campione di 100 coppie, l'iniziativa del divorzio è stata presa, nei tre anni di cui ci occupiamo, in queste proporzioni: 1971 (57 donne, 43 uomini); 1972 (48 donne, 52 uomini); 1973 (33 donne, 67 uomini). In totale, il 46 per cento delle donne, il 54 per cento degli uomini. «Il fatto che l'iniziativa della causa di divorzio — si legge nella relazione — sia stata presa in modo così equilibrato tra uomini e donne, dimostra che queste ultime non possono essere considerate, come vorrebbero i fautori dell'abrogazione, soggetti passivi e vittime, costrette a subire un istituto usato solo dal maschio oppressore, ma che, al contrario, molte di esse hanno scelto in piena libertà di farvi ricorso». Età del coniugi — Negli anni presi in esame (fine '70, 1971, 1972, 1973) la percentuale delle donne e degli uomini che al momento di presentare la domanda di divorzio non avevano superato i 30 anni, è stata del 3,3 per cento e dell'I per cento. Tra 1 31 e i 40 anni: 28,3 per cento donne, 24,5 per cento uomini. Da 41 a 50 anni: 33,0 per cento donne, 32,1 per cento uomini. Da 51 a 60 anni: 23,7 per cento donne, 25,6 per cento uomini. Oltre i 60 anni: 10,6 per cento donne, 16,2 uomini. In totale, a Torino, il 75 per cento degli uomini e il 70 per cento delle donne divorziate hanno un'età superiore ai 40 anni. «Non sono quindi i giovani che hanno "abusato" della legge Fortuna-Baslini». Origine regionale dei coniugi — Il dato più interessante di questo settore è che su 100 coniugi che hanno ottenuto il divorzio a Torino, 1-1 18,1 è meridionale. Ciò contrasta — osserva l'aw. Raffone — con quanto sostenuto dal fautori dell'abrogazione circa 11 carattere refrattario dei meridionali al divorzio. Le altre percentuali sono 56,9 (Piemonte); 16.2 (Italia settentrionale, escluso 11 Piemonte); 3,7 (Centro); 4,1 (Estero); 1 (non accertato). Divorzio, istituto per ricchi? — No, rispondono le statistiche. Delle donne e degli uomini divorziati nel periodo fine '70-1973, lo attività lavorative erano cosi distribuite (la prima cifra riguarda le donne, la seconda gli uomini): operai (28,8°/o, 31,5°/o); pensionati (7,3%, 13,7); casalinghe (25°.o); Impiegati (18,8°b, 23,5°.'°); imprenditori (2°.i); artigiani (3,7 per cento, 6%); liberi professionisti (0,5*.*, l,7°/o); commercianti (4°.'o, 5%); rappresentanti (0,5°.b, 6°.i>); disoccupati (l,2°.'o, 3».i>); non accertati (10,20.i, 6,3°b). « E' pur vero — si legge in proposito nella relazione — che per sapere in quale categoria sociale il divorzio è stato maggiormente utilizzato, si dovrebbe mettere in relazione il numero dei divorzi ottenuti all'interno di ogni categoria con il numero degli appartenenti alle categorie stesse. Ma qui non si tratta di discutere sulla maggiore o minore vocazione divorzista dei professionisti o degli operai, ma di valutare l'uso che, complessivamente, è stato fatto di una legge. E in tal senso, i valori assoluti della tabella sono molto significativi ». Titolo di studio dei divorziati — Le percentuali di divorziate e divorziati sono: (analfabeta 0,6%, 1%); senza titolo di studio, solo con qualche anno di classe elementare (9%, 7%); licenza elementare (38,9%, 34,6%); licenza media inferiore (26%, 26,4%); licenza media superiore (2,6%, 9,3%); laurea (2,3%, 4%); non accertato (20,6%, 16,4%). I figli — L'Indagine ha preso in esame, per ogni anno, dal '71 al marzo '74, 100 coppie divorziate. I risultati sono: 58,8 non hanno figli o hanno figli maggiorenni; 41,2 hanno figli minorenni. Il problema dei figli minori, osserva l'aw. Raffone, non si pone tanto al momento del divorzio, quanto al momento della separazione. « Il divorzio infatti non fa che riconoscere una situazione già verificatasi, e per la quale la famiglia si è già sciolta. Ciò è dimostrato dal fatto erte la decisione in merito all'affidamento dei figli minori viene discussa tra le parti e presa dal tribunale nel corso della causa dt separazione, mentre in sede di divorzio si ha normalmente una semplice conferma del provvedimenti adottati dal giudice cinque anni prima ». II mantenimento — Su 100 divorzi concessi nel 1971, 72 si sono conclusi senza alcuna richiesta di provvedimenti di natura patrimoniale; 19 con la concessione di un assegno fino a 49 mila lire; 4 con un assegno fino a 100 mila lire; 5 con un assegno superiore alle 100 mila lire. La percentuale è pressoché uguale negli anni successivi (79 12 6 3) nel '72; (73 19 5 3) nel '73; (73 17 7 3) nel primi mesi del '74. La statistica dimostrerebbe, secondo l'aw. Raffone che « le parfi, rivolgendosi al tribunale, hanno inteso esercitare un diritto dt libertà per risolvere problemi dt natura famigliare, ma non hanno affatto inteso usare della legge sul divorzio per risolvere problemi di natura patrimoniale. Problemi che, evidentemente, avevano già trovato soluzione negli anni intercorsi tra la separazione e la domanda di divorzio ». Sergio Ronchetti

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