Chi sono quelli del XXII ottobre
Chi sono quelli del XXII ottobre La banda che terrorizzò Genova con sequestri e rapine Chi sono quelli del XXII ottobre (Nostro servizio particolare) Genova, 27 aprile. 26 marzo 1971: Mario Rossi, sopra una « Lambretta » guidata da Augusto Viel, compie la rapina all'Istituto autonomo case popolari. Il fattorino Alessandro Floris si lancia coraggiosamente all'inseguimento dei banditi. Mario Rossi lo uccide a rivoltellate. Un fotografo dilettante riprende tutta la sequenza del tragico fatto. Mario Rossi è catturato poco dopo in piazza Matteotti, le foto e le testimonianze lo accusano senza scampo. E' rinviato a giudizio per direttissima ma il processo è subito sospeso: emergono nuove responsabilità, altri capi d'accusa vengono elevati a suo carico e contro i compagni della banda « 22 Ottobre ». Il rapimento di Sergio Gadolla, gli attentati dinamitardi alla raffineria Garrone di Arquata Scrivia, al deposito dell'Ignis alla periferia di Genova, ad una sezione genovese del psi, gli inserimenti di radio Gap sulle trasmissioni del telegiornale nella primavera del '70. L'istruttoria è lunga, il processo ha inizio il 2 ottobre La rubrica Voi e Noi di Nicola Adciii è a pag. 10. del '72 per concludersi nella primavera dell'anno dopo. Mario Sossi, è il sostituto procuratore che sostiene l'accusa, non concede la minima attenuante ai componenti della banda. Una banda che si è costituita nella zona di Ponte Carrega in vai Bisagno alla periferia di Genova il 22 di ottobre del 1969, il periodo « caldo » della contestazione operaia e studentesca. Mario Rossi fa l'imbalsamatore di animali, ha un magazzino in Piacenza. In un bar della zona si incontra tutti i giorni con alcuni amici: sono Giuseppe Battaglia, fattorino all'Istituto case popolari, Cesare Maino, che lavora in porto, Adolfo Sanguineti, detto « Haiti », un giovane marittimo. La politica è l'argomento d'obbligo dei loro discorsi: si contesta il sistema, s'inneggia alla rivoluzione proletaria. Il gruppo si ingrossa, ne entrano a far parte via via Augusto Viel, un personaggio indottrinato e che si definisce rivoluzionario, che diventerà poi l'ideologo del gruppo; poi Rinaldo Fiorani, Gianfranco Astara, Silvio Malagoli, Giuseppe Piccardo, Aldo De Scisciolo, Renato Rinaldi, Lorenzo Castelli e altri uomini di minore spicco. E' l'epoca dei primi atten¬ tati dinamitardi, dei messaggi lanciati da radio Gap (e, secondo l'accusa, trasmessi dal magazzino di Rossi), dei volantini, delle scritte che appaiono su molte case genovesi. Poi nel gruppo si inserisce Diego Vandelli, candidato del movimento sociale alle elezioni provinciali di Savona, nella primavera del '70; un uomo strano con idee politiche opposte a quelle dei compagni, la mente criminale che convince il gruppo a compiere il rapimento di Sergio Gadolla. Il ricavato dell'estorsione, dice Vandelli, servirà per finanziare il « 22 ottobre », ma dei 200 milioni del riscatto la metà finirà nelle sue tasche. Poi la tragica rapina nella primavera del '72, la scoperta della banda, gli arresti, alcuni dei quali (Piccardo, De Scisciolo e Maino) in Belgio, dopo una rapina in una banca, l'ultimo arresto è quello di Viel. Quindi il processo di primo grado di assise, dove Mario Sossi è l'accusatore implacabile di uomini che, a suo giudizio, non sono altro che delinquenti comuni, senza alcuna attenuante politica. La corte d'assise di Genova, infligge dure condanne, poi mitigate per molti in appello e per alcuni, come il medico Perissinotti e per Gibelli, addirittura cancellate, nel giudizio di secondo grado; qui è confermato l'ergastolo per Mario Rossi, la condanna per Giuseppe Battaglia a 32 anni e cinque mesi di reclusione, per Rinaldo Fiorani a 25 anni e quattro mesi, per Augusto Viel a 24 anni e quattro mesi, per Gianfranco Astara a 24 anni, per Silvio Malagoli a 16 anni, per Diego Vandelli a 14 anni e sette mesi, per Giuseppe Piccardo a 17 anni e due mesi, per Cesare Maino a 17 anni, per Adolfo Sanguineti a 14 anni, per Aldo De Scisciolo a dieci anni e 4 mesi, per Renato Rinaldo, 13 anni e dieci mesi, per Lorenzo Castelli a cinque anni e dieci mesi, per Teobaldo Marietti a sei mesi, per Carlo Piccardo a un anno, per Ferdinando Alessi a due anni di reclusione. L'assoluzione c'è per Emilio Perissinotti, G.B. Gibelli e Maria Mattioli. E alla fine del processo il saluto a pugno chiuso di Rossi e dei suoi compagni, all'indirizzo dei giudici e del pubblico accusatore, le grida di parte del pubblico contro il sostituto procuratore, le scritte apparse in città « fuori Rossi dentro Sossi ». g. b.
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