"Processeremo il giudice,,

"Processeremo il giudice,, "Processeremo il giudice,, (Dal nostro inviato speciale) Genova, 27 aprile. I rapitori di Mario Sossi ricattano lo Stato. A quattro giorni dal loro ultimo messaggio, che era accompagnato dall'impressionante fotografia del magistrato prigioniero, ì misteriosi sequestratori, nascosti in qualche imprendibile rifugio, si sono rifatti vivi ieri notte, con un volantino ciclostilato in tre copie, fatto recapitare per vie misteriose alla questura di Genova. La loro sfida è chiara, anche se il documento non è stato reso noto ufficialmente. Chiedono, in pratica, in cambio della restituzione del loro ostaggio, la liberazione di loro « compagni di lotta » prigionieri. Ma non propongono uno scambio di persone immediato, prima vogliono «processare» con tutta calma il giudice Sossi, continuare ad interrogarlo. «Non è vero — dicono — che abbiamo chiesto di sospendere le ricerche in cambio della restituzione del Sossi». Al contrario, il «tribunale del popolo» sta ancora giudicando il magistrato, e continuerà a farlo per un tempo che viene definito genericamente abbastanza lungo. Poi, quando la sentenza sarà stata emessa, «quando decideremo di liberare il prigioniero», dice testualmente il volantino, «ciò avverrà su una base di scambio con nostri compagni di lotta». Non si fanno nomi, non si indica il numero delle persone che si vogliono rilasciate: tutto è rinviato ai prossimi contatti. Un'altra versione di questo messaggio, non troppo dissimile dalla precedente, è venuta stasera da Roma. Essa contiene un inciso di grande importanza politica, che potrebbe illuminare sulle reali intenzioni politiche dei rapitori. L'inizio del volantino, secondo quest'altra fonte, direbbe: « Lo scopo delle Brigate rosse, che sono schierate contro il comunismo, è la liberazione di tutti i detenuti politici. Non scenderemo mai a patti ». Il messaggio finisce accusando Mario Sossi di aver « avuto rapporti » con Sergio Gadolla (il giovane genovese che fu vittima di un sequestro di persona mai completamente chiarito) e con « uomini del Sid », il Servizio Informazioni Difesa. E' una sfida aperta, lanciata con sicurezza lo stesso giorno in cui la magistratura genovese ha deciso di por fine alla tregua nelle indagini proclamata martedì scorso, e di ricominciare le ricerche, a partire dalla mezzanotte di domani (ma forse già da stasera, estendendo l'indagine anche al di là della frontiera francese). Dunque, l'interrogatorio di Sossi continua, sebbene nessun verbale sia stato diffuso finora. Ciò che si sta cercando di fargli dire è probabilmente legato all'inchiesta sulle «Brigate rosse», o anche ai processi alla «Banda 22 ottobre», processi in cui lo stesso Sossi, in prima istanza, era stato il pubblico ministero, e nel quale aveva chiesto quattro ergastoli per gli imputati principali. Questo fatto e la sparizione di una borsa che Sossi aveva con sé quando fu rapito e che conteneva fascicoli d'indagini svolte o in corso, fanno pensare che i rapitori non vogliano solo punire e terrorizzare un loro avversario, ma anche eventualmente strappargli rivelazioni su ciò che sa, e sul modo in cui era arrivato a formulare le accuse. Tutto fa pensare che i «compagni di lotta» che in un secondo tempo saranno scambiati con il giudice possano essere tutti o alcuni dei componenti della «22 Ottobre». Di questo gruppo, gli uomini tuttora sparsi in varie carceri italiane con diverse condanne sul capo sono tredici: i personaggi più noti sono Mario Rossi (condannato all'ergastolo per aver sparato al fattorino Floris durante la rapina all'Istituto per le case popolari, nel marzo '71) e Augusto Viel, che guidava la moto nelle drammatiche fotografie d: quel delitto e che è legato alla complessa attività del gruppo da molto tempo. La banda «22 Ottobre» è accusata di una lunga serie di crimini: dalle interferenze radiofoniche alla cosiddetta «radio gap» sul ripetitore di Genova, all'attentato al deposito Ignis di Sestri, dagli incendi alla raffineria Garrone di Arquata Scrivia, alle esplosioni nelle sedi del partito socialista, del consolato americano e di una caserma dei carabinieri; ma, soprattutto, la banda fu protagonista del rapimento del giovane Sergio Gadolla e della rapina durante la quale fu assassinato a colpi di pistola il dipendente dell'Istituto per le case popolari. Tuttavia, nomi non se ne fanno, a quanto si sa, nel messaggio dei rapitori. Anzi, la polizia genovese continua a fornire notizie reticenti, a smentire che il volantino ricevuto stanotte contenga una proposta di scambio di persoAndrea Barbato (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Genova. La moglie del magistrato rapito (Tel. Nazzaro)

Luoghi citati: Arquata Scrivia, Genova, Roma