Tre anni di polemiche

Tre anni di polemiche Tre anni di polemiche (Dal nostro Inviato speciale) Niirburgring, 26 aprile. Il monumento — ai Caduti dello Sport — e le parole « sacrificio, olocausto e consimili » hanno cominciato ad essere considerate per quello che valgono nel '71. In quella stagione ci fu chi ebbe il coraggio di dire che preferiva un brocco vivo piuttosto che un campione morto e chiamandosi Pasolini trovò parecchi disposti ad ascoltarlo. Di incidenti ce n'erano stati troppi, gii organizzatori buttavano I corridori in pista senza alcuna preoccupazione, e chi osava protestare si vedeva anche ridurre il magro Ingaggio. Vi fu una prima assemblea e i « privati », ricattati economicamente, diedero un'adesione puramente nominale alla commissione che, composta da Agostini, Carruthers e dallo stesso Pasolini, doveva esaminare i circuiti e giudicarne l'idoneità. L'esame ci fu ad ogni occasione nel '72, ovviamente con accuse più o meno trasparenti (di farsi comprare con ingaggi superiori) ai componenti la commissione. Qualcosa comunque migliorò, finché ai primi di giu¬ gno Gilberto Parlotti non si uccise sul tracciato del Tourist Trophy che raggiungeva di II a poco il raccapricciante primato di cento morti in gara. La MV e la Yamaha, le uniche due Case impegnate ufficialmente quel giorno decisero di rinunciare da quel momento alla prova inglese. La vigilanza fu intensificata. Si cominciarono a portare ad esempio i circuiti italiani, ben protetti proprio grazie alla contestazione avvenuta anni prima, e qualcuno cercò di adeguarsi. La Federazione internazionale fece pressione sui singoli organismi nazionali e riuscì a sostituire il Niirburgring con Hockenheim, e la Charade con il Paul Ricard. Due dei cinque circuiti definiti impossibili venivano così eliminati e destino volle che l'unico tracciato italiano che prestava il fianco a critiche, quello di Monza fosse teatro della tragedia nella quale trovarono la morte Saarinen e Pasolini. Da allora i patti furono assai più efficaci. Yamaha, MV e Aermacchi H. D. stipularono un patto che funzionò ad Abbazia quando tutti gli « ufficiali » si ferma¬ rono non avendo ricevuto le protezioni richieste. Tutti gli altri organizzatori si diedero allora da fare e persino a Francorchamps si riuscirono a mettere in atto protezioni accettabili. In settembre a Milano venne formata un'Associazione che raggruppa tutti i costruttori interessati alle corse ed essa compilò la lista nera dei circuiti. Eliminato Monza del tutto, venivano segnalati come pericolosi al massimo Niirburgring, Francorchamps, Abbazia, Imatra e Charade. L'Associazione raccomandava la sostituzione dei circuiti incriminati e là dove non fosse stato possibile accettava l'ultima edizione del tracciato, ma con il percorso particolarmente protetto. A questo punto interveniva anche la Federazione internazionale e il presidente Rodil Del Valle si faceva promotore di una riunione a Ginevra alla quale partecipavano gli organizzatori dei circuiti e i rappresentanti di MV e Yamaha. Unici assenti i tedeschi di Niirburgring. Infatti il pasticcio è scoppiato qui. S- v.

Luoghi citati: Ginevra, Milano, Monza