Il parroco degli immigrati cheaffittano i "letti caldi"

Il parroco degli immigrati cheaffittano i "letti caldi" Piccola inchiesta sulla religiosità a Torino Il parroco degli immigrati cheaffittano i "letti caldi" Nelle soffitte del vecchio centro - "In chiesa vengono poco, ma parlano volentieri di Dio " - Il contrasto con i " nostalgici " che vogliono ascoltare la messa in latino Torino centro. Tra il barocco degli antichi palazzi ed i muri scrostati di edifici-dormitorio le vie sono popolate dalla folla tipica della prima immigrazione. Decine di chiese si affacciano nelle piazzette buie e sui parcheggi alberati, isole tra la vita frenetica, le angosce e le frustrazioni sociali. Come si vive la religione in questi quartieri dove si mescolano piemontesi e meridionali, ricchi e poveri, grossi affari e piccolo commercio? Qui è impossibile fare statistiche sulla frequenza alla messa, ai sacramenti. C'è gente di passaggio, un giorno o pochi mesi, in attesa della nuova sistemazione; parrocchiani che sconfinano da una zona all'altra, famiglie della periferia che, approfittando della passeggiata domenicale, accrescono per caso tra i banchi di una chiesa del centro comunità di solito piuttosto scarse. Possiamo soltanto raccogliere pareri, ascoltare le testimonianze di un'azione pastorale già difficile in partenza, vedere in quale misura essa è accolta o respinta. I parroci che abbiamo interpellato curano una zona di 50 mila abitanti, da corso Re Umberto, corso Vittorio, via Roma, a via Garibaldi e via Po. Quartieri dove il ceto medio borghese è ormai in minoranza, 30 per cento, gli altri sono immigrati ancora nella fase di ricerca di una sistemazione più decorosa di vita. Spesso uomini soli, lontani dalla famiglia, con problemi di casa e di lavoro. • Noi slamo la lascia che risente ancora della prima ondata di immigrazione — dice il parroco di San Massimo, don Ruffino—.gente venuta a tentare una rischiosa avventura, sradicata dal paese e dalle sue abitudini, che si scontra con una realtà ostile. L'aspetto del fenomeno religioso è legato all'habitat umano, inutile discutere di frequenza alla messa, pratica del culto: prima devono risolvere I loro problemi, poi, dopo anni, ci potrà essere un miglioramento. Direi che tutti hanno senso religioso, ma trasferendosi a Torino non portano con sé le abitudini del paese: conto di più sulla seconda generazione, sui giovani nati qui ». Che cosa fate per avvicinarli? • Andiamo a conoscerli nelle stanze In cui vivono a gruppi, nelle soffitte, dove la stessa branda è affittata in tre turni per un giorno solo, a tre persone diverse. Uno sfruttamento assurdo, condizioni di vita Insopportabili: che di fronte a simili situazioni scordino la messa non posso approvarlo, ma lo comprendo. Cercando di essere vicino a loro sul piano umano non dispero un giorno di ritrovarli in chiesa ». E' un lavoro difficile, che può scoraggiare. « lo non camblerei la mia parrocchia con nessun'altra. Preferisco cercare il pastore sardo Immigrato o il muratore, che sono pronti a parlare di Dio e ad offrirmi un bicchiere di vino, piuttosto che qualche dirigente importante: magari fa dire che non è in casa e lascia mille lire per dei poveri che non conoscerà mal. La nostra opera è come quella di un medico di fronte all'epidemia: può essere preso dallo sconforto, ma se riesce a guarire anche un solo malato, ecco, il suo intervento non è stato inutile ». Molti figli Anche dei tremila parrocchiani di San Oalmazzo, via Garibaldi, il 70 per cento sono immigrati. •Cordiali e sensibili — dice il parroco, padre Morini — accettano volentieri la visita per discutere problemi religiosi, affrontare chiarimenti e sentire pareri. Sono spesso famiglie numerose, e venire a messa con sette od otto figli può costituire un problema: io cerco di sensibilizzarli approfittando di alcuni appuntamenti fissi, battesimo, prima comunione ». Anche secondo padre Morini la frequenza è scarsa, ma profonda la disponibilità. « Non so quale religiosità sia meglio: se questa, più sentita, di chi magari non viene a messa, o quella di borghesi con condizionamenti penosi che frequentano per abitudine ». Al Corpus Domini, in via Palazzo di Città, i due terzi dei 3500 parrocchiani sono adolescenti. Per don Mussino la frequenza più alta è proprio quella dei ragazzi : « Non tanto per il culto quanto per l'istruzione, che curiamo In modo particolare ». La sua è una zona dove abitano e lavorano parecchie prostitute: avvertono il problema della fede? Come le considerano gli altri parrocchiani? » In tutti il senso religioso è profondo. Quelle donne hanno il complesso di ciò che fanno, ma sono esseri umani come gli altri. Vengono in chiesa, se muore una di loro le fan dire le messe. Nel periodo pasquale, quando non erano in casa lasciavano la chiave ai vicini per farla benedire: la gente non è prevenuta, le accetta e le comprende ». Le parrocchie di San Filippo. San Tommaso e Madonna degli Angeli dividono tra loro una popolazione di circa 20 mila persone. La cifra tende a calare col passare degli anni, muta anche , la condizione sociale degli abitanti. Padre Cima, parroco di Madonna degli Angeli, ne spiega le ragioni: « Ora la mia zona comprende circa settemila anime. Il centro si spopola, con l'aumentare del benessere diminuisce il numero di abitanti per alloggio. Una volta c'erano molti benestanti, ma adesso prevalgono gli immigrati meridionali. Sono più entusiasti per manifestazioni esteriori, come le processioni cui erano abituati al Sud, perciò II ritroviamo soprattutto in occasione di grandi e tradizionali festività: Natale, Pasqua. E' un modo diverso dal nostro di intendere la religione » Oltrepassato corso Vittorio aumentano in percentuale i ceti medio-alti ed aumenta lievemente, nelle parrocchie, la frequenza agli atti di culto. Don Gosso, parroco dei SS. Angeli Custodi di via San Quintino: « Tra la mia chiesa e quella di Sant'Antonio da Padova (15 mila parrocchiani) calcolo dal 20 al 30°» di presenti la domenica, considerando anche una parte di fedeli che l'esodo di fine settimana porta ad ascoltare la messa in centri di villeggiatura ». Conferma II giudizio sulle frequenze saltuarie e le statistiche quasi impossibili il viceparroco di San Secondo, don Binetti: ■ Queste sono chiese di passaggio, di cui usufruiscono per la vicinanza a Porta Nuova anche i viaggiatori. Parecchi immigrati, inoltre, trovano nella zona solo ung p'r-lma sistemazione provviso ria, che abbandonano due o tre mesi dopo: la popolazione di San Secondo, sulle 12-13 mila persone in teoria, non ha quindi una comunità parrocchiale stabile ». Tradizionalisti Connotati ben più precisi ha invece un'altra comunità, composta da qualche centinaio di cattolici tradizionalisti: provenienti da ogni parte di Torino ed anche dalla » cintura • si ritrovano ogni domenica mattina alle 9 per ascoltare nella chiesa della SS. Trinità di via Garibaldi la funzione In lingua latina celebrata da don Attilio Vaudagnottl. Chi sono questi cattolici • nostalgici »? « Sono persone che desiderano la conservazione del latino e del canto gregoriano nella messa — risponde il canonico — attaccate a ricordi e tradizioni antiche. Non bisogna dimenticare che il latino è la lingua tradizionale della Chiesa, anche gli stranieri si associano più volentieri. Il permesso per la celebrazione di questa messa è stato richiesto al vescovo dal gruppo "Una voce", e il cardinale Pellegrino l'ha concesso ». - Una voce dicentes ». ultima frase liturgica prima del Sanctus, è anche un'organizzazione Internazionale che agisce in 18 Stati, ha una sede a Roma ed una sezione a Torino: circa centocinquanta persone, leader l'avvocato Giovanni Durando di Moncalieri. « Siamo fedeli alla liturgia latino gregoriana di antico rito — spiega — che Paolo VI, anche con l'entrata in vigore della riforma, non ha revocato. E' stato solamente consigliato di chiedere, per chi desiderasse mantenere queste forme di culto tradizionale, l'autorizzazione al vescovo. Ma é solo una questione di correttezza, secondo me si potrebbe anche farne a meno ». Qualcuno sostiene che la vostra è una comunità d'elite. • Non è assolutamente vero: ci sono persone di ogni estrazione sociale, anche della più modesta. Una donna mi ha detto un giorno: "Se non sento il 'Dominus vobiscum', a messa non ci vado più" ». Nostalgici? • // Papa stesso ha detto tre volte in discorsi ufficiali: "Vorrei che il canto latino gregoriano tornasse nelle messe". A noi il giudizio della gente non interessa, continuiamo per la nostra strada'. ro. re.

Persone citate: Attilio Vaudagnottl, Binetti, Giovanni Durando, Morini, Paolo Vi, Pasqua, Ruffino

Luoghi citati: Moncalieri, Padova, Roma, San Massimo, Torino