Marconi, genio dell'etere

Marconi, genio dell'etere Un secolo fa lo scienziato nasceva a Bologna Marconi, genio dell'etere Una stele che ricorda l'inventore del telegrafo senza fili è stata inaugurata a Coltane, presso Pisa - Erano presenti il ministro Togni e l'ambasciatore degli Stati Uniti (Dalla redazione romana) Roma, 25 aprile. Un secolo fa nasceva, a Bologna', Guglielmo Marconi, lo scienziato al quale si deve l'invenzione della telegrafia senza fili e la scoperta della radio. Una stele, che ricorda lo scienziato, è stata inaugurata a Coltano, vicino Pisa, dove Marconi, il 21 novembre 1911, riuscì a stabilire un collegamento fra l'Italia, l'Africa e il Nord America. Il monumento è un dono del Genio trasmissioni statunitense che lì ha un impianto radio. Alla cerimonia sono intervenuti l'ambasciatore degli Stati Uniti, Volpe, e il ministro Togni. Alla popolarità che, prontissima, accompagnò l'invenzione di Guglielmo Marconi, contribuirono, oltre che l'importanza palese di essa, alcune circostanze, che oggi, a distanza di tre quarti di secolo e più, ci appaiono più chiare. Una fu che, del complesso di apparecchi, in cui l'invenzione aveva preso corpo, non si capiva niente. Da allora ad oggi, molte altre scoperte e invenzioni hanno questo carattere; anzi, una regione sempre più vasta del sapere è patrimonio esclusivo degli iniziati. Il pubblico, da parte sua, si è abituato non solo alla oscurità dei congegni, ma anche al miracolo, a! paradosso, ed accoglie senza molto stupore gli elaboratori elettronici con le loro prodigiose memorie; inoltre accetta che si sappiano misurare la temperatura e i moti delle lontanissime stelle; che in un granellino di materia sia raccolta tanta energia quanta basterebbe a far avanzare per molto tempo una grande nave: esso è preparato ad ascoltare ogni meraviglia. Ma al tempo in cui Marconi fece la sua invenzione non era così: allora si pensava ancora alla scienza come a una portatrice di chiarezza. Nella mente dei più, il simbolo del progresso era la macchina a vapore, il cui funzionamento, con il moto di stantuffi, bielle, manovelle, è comprensibile da chiunque abbia la pazienza di prestarvi attenzione. E' ben vero che gli scienziati si dibattevano già in difficoltà maggiori: che la radioattività, da poco scoperta, minacciava di sconvolgere i concetti base della chimica; che lo stesso funzionamento di un motore elettrico non si poteva capire così chiaramente come quello della motrice a vapore; ma, nel complesso, queste oscurità non avevano infirmata la fiducia nella chiara razionalità della scienza. La nuova scoperta di Marconi veniva a portare, nelle applicazioni, un elemento quasi magico: che un segnale si potesse trasmettere attraverso quell'irreale ente, l'etere, che aveva la fragile consistenza di una ipotesi; questo fu per le moltitudini il passaggio della scienza da una regione di chiarezza, ad un'altra densa di meraviglie e d'imprevisti. Seconda ragione della popolarità del telegrafo senza fili, la utilità evidente di esso. Le varie tappe attraverso le quali si pervenne a quella invenzione si possono rintracciare nelle previsioni matematiche di Maxwell che primo pensò alle «onde elettromagnetiche»; nella realizzazione che di esse fece Hertz, inventando l'oscillatore e il rivelatore ad anello; negli apporti di Righi che quelle onde studiò in laboratorio e a cui Marconi stesso, abbastanza digiuno di scienza, ricorreva per consiglio; nelle congiunte scoperte di Calzecchi-Onesti, di Branly, di Lodge, che inventarono e perfezionarono il coherer (che fu il rivelatore adottato da Marconi) ; negli studi di Popov che, per segnalare i temporali lontani adottò le grandi antenne (che furono poi le stesse, suppergiù di Marconi). Ma lo studente bolognese concepita la sua idea in giovanissima età, ne vide subito l'elemento applicativo, e cioè la possibilità di trasmettere messaggi a distanza, a grande distanza. Egli orientò decisamente la ricerca verso questo scopo pratico, che prometteva di risultare lucroso. Non che altri non avessero preveduto qualche cosa di simile. Alcuni studiosi, con grande esattezza e perspicacia profetica W. Crookes, coro: una vaga possibilità Edison (che ne prese addirittura un brevetto), avevano predetta l'invenzione come una di quelle che, a un certo punto, presto o tardi debbono prodursi. Marconi, con una tenacia che durò tutta la vita, ne fece una cosa concreta e non cessò di partecipare al suo perfezionamento. Qui vorremmo ricordare che, con le onde di Marconi, si trasmettevano soltanto segnali di punti e linee, come si fa con il codice Morse; ma ciò bastava, tra l'altro, all'invio di telegrammi (e sul mare alla chiamata di soccorsi: un impareggiabile ausilio per la salvezza della vita umana, il che contribuì per la sua parte alla popolarità della scoperta). Perché dalla radiotelegrafia si passasse alla trasmissione dei suoni e parole e poi delle immagini, dovevano trascorrere un bel po' di anni e si doveva chiamare in soccorso una disciplina, che appunto allora stava nascendo ed era destinata a fare molta strada: l'elettronica, prima con i tubi elettronici, inventati da Fleming e Lee De Forest; poi, contribuendo i radioamatori, divenuti fittissima schiera, con l'avvento delle « trasmissioni circolari »; infine con i transistor. Fino al termine della sua vita, Marconi partecipò all'evoluzione della sua scoperta, avendo trasformato in laboratorio la sua nave « Elettra ». La sua scoperta l'aveva reso ricchissimo e potente. Uomo non alieno dal godere ricchezze e fama, potè assistere, e in qualche misura partecipare, alle conseguenze pratiche della sua scoperta, che ben presto si affiancarono a quella che era l'applicazione principale, cioè il nuovissimo mezzo di comunicazione. Così, ben presto, furono inventati i dispositivi di radiogoniometria, idonei a dare il punto alle navi prima, agli aeroplani poi. Non sappiamo se fece in tempo a prender conoscenza del radar, che gli studiosi britannici tennero segreto negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale; ma già lo aveva preconizzato nel 1922, quando in un discorsetto fatto a New York ad una associazione di ingegneri radiotecnici, rivelò di aver notato gli effetti della riflessione delle onde elettromagnetiche da parte di oggetti metallici. Poco prima di morire, fra il 1929 e il 1932 l'ingegnere Karl Jansky, operando su un'antenna direzionale, notò le radioonde che provenivano dal centro della Galassia e nasceva così, con la radioastronomia, una nuova branca di indagine degli oggetti celesti. Marconi non potè assistere alle fortune del maser e del laser, degli Anni Cinquanta; non all'impiego dei radiomessaggi nell'esplorazione spaziale; non al dilagare della televisione; non infine alle conseguenze buone e cattive che i mezzi di comunicazione di massa, aventi per supporto le onde elettromagnetiche, esercitano su di noi. Corsero nei primi tempi della seconda guerra mondiale storie su una presunta sua invenzione d'un « raggio della morte », che avrebbe voluto presentare a Mussolini ma non si risolse anche per l'intervento del Papa: segno di una leggenda che si era venuta formando su questo geniale e fortunato personaggio. Di(j.mo