Un lupo a "transistor,, potrà svelare i segreti della specie che si estingue di Fabrizio Carbone

Un lupo a "transistor,, potrà svelare i segreti della specie che si estingue Eccezionale esperimento nel Parco degli Abruzzi Un lupo a "transistor,, potrà svelare i segreti della specie che si estingue L'animale è stato catturato con una trappola indolore - Non si è ribellato ed ora vaga libero con un apparecchio trasmittente al collo ■ Percorre in media 100 chilometri al giorno e non si avvicina alle zone abitate ■ Non mangia molto - Sfatata la leggenda del "lupo cattivo" (Dal nostro inviato speciale) Pescasseroli, 25 aprile. Da cinque giorni un lupo si aggira in Abruzzo con un apparecchio trasmittente al collo: è la prima volta che in Europa gli studiosi del comportamento animale (etologi) hanno catturato un esemplare di questa specie con una trappola indolore ed ora hanno la possibilità di seguire tutti i suoi spostamenti; conoscere i segreti di un animale in via d'estinzione, un tempo temuto e cacciato ed ora protetto dalla legge. Il merito di questa iniziativa va diviso a metà tra l'associazione italiana per il World Wild Life Fund (Fondo mondiale per la natura) e un'equipe di studiosi internazionali. L'«Operazione S. Francesco» è diretta, fra gli altri, dal biologo Luigi Boitani e da Erik Ziemen, del Max Plank Institut di Monaco di Baviera. Questi due studiosi già nel¬ l'anno passato avevano battuto le piste dell'alta montagna della dorsale appenninica per fare il primo censimento dei lupi. I risultati avevano destato sorpresa e amarezza: i branchi si erano ridotti a poche decine. I lupi, in Italia, non arrivavano in totale a superare i cento esemplari. E alla fine del '73 scadeva il termine del decreto che salvava loro la vita. Vi fu una campagna pubblicitaria battente: i biologi spiegarono che erano frutto della fantasia popolare le leggende che si erano sempre raccontate su questi animali. Furono dimostrati, con prove eloquenti, i falsi scandalistici narrati sul conto dei lupi; le cronache giornalistiche dei loro attacchi contro uomini (e in un caso contro una pattuglia di carabinieri). Falso era il mito di Cappuccetto rosso; mentre il più aderente alla realtà era l'incontro famoso fra San Fran- cesco d'Assisi e il lupo di Gubbio. Il ministero dell'Agricoltura e Foreste aderì alla richiesta dei biologi e del Fóndo mondiale per la natura, rinnovando il decreto che salvava la vita agli esemplari esistenti. «Cosi, dice Luigi Boitani, abbiamo avuto la possibilità di iniziare le vere ricerche. Abbiamo avuto finanziamenti sostanziosi e l'appoggio dei massimi esperti mondiali. Dopo il censimento possiamo ora partire con uno studio scientifico sul comportamento della specie. Nonostante tutto l'Italia è il Paese, rispetto all'Europa occidentale, più densamente popolato di lupi». Il lupo «a transistor» è stato catturato dopo una furiosa tormenta di neve in una zona ai confini del parco nazionale d'Abruzzo. Era stata preparata una trappola indolore: l'esca era una grossa fetta di carne sanguinante. Una volta preso, il lupo, un bell'esemplare adulto, è rimasto immobile, paralizzato dalla paura. «Questo suo atteggiamento — prosegue Boitani — non ci ha stupito: sapevamo molto sul carattere e la personalità dell'animale. Ma è stato molto confortante verificarlo. Lo abbiamo toccato e carezzato. Poi gli abbiamo infilato un collare di cuoio con una trasmittente autonoma. Una volta liberato lui è rimasto un po' perplesso e poi se l'è data a gambe, tra la neve alta». Ora l'animale scorrazza sulle montagne e trasmette segnali che vengono captati dal «campo base». In una mappa dettagliata i biologi possono localizzarlo facendo il punto trigonometrico. Praticamente possono seguire tutta la sua vita; sapere quanti chilometri percorre al giorno, quante ore dorme, quante volte mangia. Intanto «lupo 1» ha già ripreso posto nel branco. I primi dati sono sorprendenti: l'animale percorre una media di cento chilometri al giorno e si tiene, quasi sempre, molto distante dalle zone abitate. Mangia pochissimo per conto suo ed è costretto ad avvicinarsi ai «carnai»: i posti dove le guardie del parco lasciano carogne morte. «Purtroppo l'equilibrio ecologico delle nostre montagne è sconvolto. Spariti i grandi erbivori, continua Boitani, come il cervo e il capriolo, i lupi non hanno da cacciare le loro prede abituali e si devo- no accontentare di quello che trovano». Il direttore del Parco d'Abruzzo, Franco Tassi, ha iniziato il ripopolamento di queste specie e le fa acclimatare in grandi recinti. E' un'operazione difficile che richiede tempo: la speranza è che i cervi e i caprioli tornino a vivere in Abruzzo in gran numero. Allora i lupi avranno la possibilità di selezionarli e sopravvivere. Tra le tante leggende c'è anche quella della ferocia. Ma non è così: gli studiosi sanno che il branco dei lupi caccia i cervi inseguendoli anche per giorni: il capo che cade morto è sempre il più debole o malato. Tutto questo i biologi lo potranno verificare grazie ad un piccolo apparecchio radio, quasi una microspia inserita in un mondo selvaggio. «Abbiamo dovuto combattere, conclude Luigi Boitani, la diffidenza delle popolazioni locali e i falsi racconti di chi aveva tutte le intenzioni di ostacolarci. Ora si avvicina la stagione degli amori: in ogni branco è solo il capo ad accoppiarsi; e con una sola femmina: la più forte. E' su questo mondo, ancora in parte sconosciuto, che indagherà con discreziol'occhio degli etologi. Fabrizio Carbone

Persone citate: Boitani, Erik Ziemen, Franco Tassi, Luigi Boitani, Max Plank Institut