Marassi: c'è calma dopo la sommossa
Marassi: c'è calma dopo la sommossa Il carcere però è devastato Marassi: c'è calma dopo la sommossa I reclusi chiedevano miglioramenti al regolamento - Oltre 50 trasferiti in altri penitenziari (Dal nostro corrispondente) Genova, 25 aprile. Nel carcere giudiziario di Marassi, a Genova, devastato dai 500 detenuti in rivolta, è tornata la calma questa mattina. La sommossa è durata quasi venti ore ed ha provocato danni per parecchie decine di milioni: nel cortile centrale non sono stati ancora rimossi i resti dei falò di tavoli, infissi e porte, accatastati furiosamente ieri sera e per tutta la notte, sotto l'imperversare della pioggia e della grandine. La rivolta ò scoppiata ieri, nel primo pomeriggio, dopo qualche giorno di malumori: da tempo i detenuti di Marassi chiedevano alla procura della Repubblica e alla dire- zione del penitenziario miglioramenti al regolamento. Un'ora in più alla sera di spettacolo televisivo, in particolare quando ci sono avvenimenti sportivi, prolungamento della «passeggiata», miglioramenti del vitto e delle condizioni igieniche dei servizi e delle celle. «Il clima di "elettricità" diffuso in città per il rapimento di Sossi — ha detto ieri un funzionario della questura — s'è esteso in carcere, dove la tensione è sempre al massimo. Per questo la sommossa, tutto sommato incruenta, è stata tanto violenta e assurda». I detenuti se la sono presa contro gli arredi del vecchio carcere: hanno sfondato vetrate, sconnesso pavimenti, distrutto o bruciato tutto quanto è di legno. Non hanno desistito neppure dopo che il sostituto procuratore di turno. Luigi Meloni, s'era impegnato a far ottenere ai carcerati alcuni miglioramenti. I detenuti, ammassati nel cortile, fradici di pioggia, si sono abbandonati ad una notte di grida e di distruzione; all'alba, esausti, sono tornati nelle celle che recavano il segno della rivolta. Secondo le prime indagini della polizia e dei carabinieri (le forze dell'ordine praticamente non sono intervenute, salvo il lancio di candelotti lacrimogeni per costringere i riottosi ad abbandonare il tetto delle carceri) è circolato molto alcol. Non pochi detenuti, al momento di rientrare in cella, erano in stato di semiubriachezza. Il nome di Sossi è circolato per qualche tempo ieri, ma non è stato la causa della ribellione. «A morte Sossi», hanno gridato alcuni detenuti inerpicatisi sul tetto, ma la maggior parte degli slogans erano contro il direttore del carcere e per chiedere le «riforme». Nel primo pomeriggio, comunque, tutto era tornato alla tranquillità: 55 detenuti offertisi volontari hanno lasciato a piccoli gruppi Genova diretti alle carceri di Sarzana, Massa Carrara e Pisa. Questo al fine di alleggerire la situazione interna di Marassi e per consentire i lavori di restauro che dureranno, per forza di cose, qualche mese. p. 1.
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