E' il Mezzogiorno a subire l'onere di una carente ricerca scientifica di Mario Salvatorelli

E' il Mezzogiorno a subire l'onere di una carente ricerca scientifica Gli squilibri dell'Italia, Paese industriale e depresso E' il Mezzogiorno a subire l'onere di una carente ricerca scientifica Siamo tra i primi dieci Paesi al mondo per prodotti industriali e commercio con l'estero, ma il nostro sforzo di ricerca è da zona sottosviluppata - In questo ambito, se il quadro generale è deprimente, quello relativo al Sud è addirittura drammatico - Un convegno a Bari (Dal nostro inviato speciale) Bari, 23 aprile. L'Italia è tra i primi dieci Paesi del mondo per prodotti industriali e volume del commercio con l'estero, è a metà tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo per tenore di vita e progresso sociale, ma è certamente un Paese sottosviluppato per lo sforzo di ricerca, scientifica e applicata. Basta, a dimostrarlo, un solo dato: il 98 per cento delle parti componenti di una centrale termoelettrica è costruito su licenze e brevetti esteri. In questo quadro deprimente, chi ne fa le spese è la regione più depressa, il Mezzogiorno, dove esistono appena una ventina dei 220 organi autonomi del Cnr, Consiglio nazionale delle ricerche, contro i 56 di Roma, i 36 della Lombardia, i 30 della Toscana, e così via. Da qui, per una catena di cause ed effetti tanto logica quanto da rifiutare, la scarsità delle iniziative di ricerca nel Sud. La critica e l'accusa al Cnr sono state portate da Felice Ippolito, il non dimenticato ex presidente del Cnen (energia nucleare), oggi direttore dell'Istituto di geologia e geofisica dell'Università di Napoli. Il suo intervento ha vivacizzato, questo pomeriggio, la seconda giornata di lavori del convegno « Ricerca, sviluppo e Mezzogiorno », in corso da ieri a Bari, su iniziativa dei Consigli regionali dell'Italia meridionale. Già in mattinata Ippolito aveva avuto un movimentato scontro con un funzionario dell'Imi, Alderisio, il quale, « trovandosi presente per caso» (ha tenuto a mettere in rilievo che l'Imi non era stato invitato), ha difeso i criteri con i quali è amministrato il fondo di 150 miliardi per la ricerca che recentemente è stato affidato all'Istituto Mobiliare Italiano. Alla affermazione che non vi sono segreti nella gestione del fondo, salvo quelli che proteggono i prodotti industriali, Ippolito ha gridato: «La riservatezza industriale copre le porcherie». Ha interrotto, poi, il rappresentante dell'Imi su altri punti della sua « difesa », come gli elenchi, non conosciuti, degli esperti e dei professori che consigliano l'Istituto, la scarsa percentuale di fondi che sarebbe assegnata al Mezzogiorno rispetto al resto d'Italia, la lentezza delle pratiche. Su quest'ultimo punto il funzionario dell'Imi ha detto che per le domande formulate correttamente la risposta dell'Imi non tarda più di un paio di mesi, mentre ne occorrono altri dieci o dodici affinché la pratica compia tutto il tortuoso itinerario prescritto. Se è vero, viene alla luce un'altra manifestazione di quella burocrazia amministrativa, legislativa e procedurale italiana che costituisce, forse, il più grosso nodo da sciogliere per un equilibrato sviluppo del Paese. Ippolito ha lamentato, ancora, il ritardo nei programmi nucleari, ricordando un convegno del 1958, qui a Bari, dove si delinearono progetti per fare del Mezzogiorno il centro dell'energia nucleare, con il risultato che oggi il Sud non ha neppure energia elettrica di origine convenzionale, per la mancanza dell'allacciamento a grande tensione con il Nord. « Si parla della ostilità dei Comuni al passaggio delle linee, ma Enrico Mattei ci insegnò a suo tempo come costruire metanodotti anche contro la volontà degli enti locali », ha detto Ippolito. Ha concluso criticando l'assoluta mancan¬ za di programmi anche per lo sfruttamento dell'energia solare e dell'energia geotermica, che un tempo vedeva il nostro Paese ai primi posti per programmi e realizzazioni. «Si continuano a fare sondaggi a Larderello (anche perché Cnr ed Enel danno 800 milioni l'anno al Centro geotermico dì Pisa), mentre non un solo metro '- stato scavato dalla Tosca alla Campania, dove l'energia geotermica sfruttabile abbonda », ha concluso l'ex presidente del Cnen. Della crisi energetica e della necessità di una razionale « economia delle risorse » ha parlato anche il ministro delle Partecipazioni statali Gullotti. Se l'intervento di Ippolito è stato il più vivace (e calorosamente applaudito), quello di Gullotti era il più atteso e non è stato meno polemico. Il ministro ha duramente attaccato quelli che, « pur riconoscendo a parole la centralità della questione meridionale, esprimono dubbi e riserve sulla qualità degli interventi, riproponendo polemiche vecchie e stantie, come quella che vuol contrapporre tecnici e imprenditori da un lato e dall'altro amministratori e politici, considerati soltanto dei partigiani di cause clientelari, uomini confusi che combattono cause confuse all'insegna dell'inefficienza ». Gullotti ha citato il centro siderurgico che sorgerà a Gioia Tauro come l'esempio più recente di questa polemica, che assume « toni dì autentica provocazione » e dietro la quale, secondo il ministro, c'è solo la difesa di un modello economico, « che ha permesso a certi gruppi di raggiungere alti livelli di profitto e di riversare sulla comunità altissimi compiti economici, sociali e umani». Gullotti ha poi respinto il tentativo di chi vuole squalificare l'intervento I pubblico, ignorandone le caratteristiche e i limiti entro i quali esso può e deve articolarsi, e ha affermato che le regioni meridionali devono operare non come « frammento » dello Stato, ma come il centro che formula proposte e realizza le riforme. Infine ha chiesto una nuova politica delle risorse come premessa fondamentale della strategia di rilancio e sviluppo del Mezzogiorno. Le risorse non sono sfruttate adeguatamente in tutto il Paese, ma soprattutto non 10 sono nel Mezzogiorno, che ha tutti gli svantaggi e nessun vantaggio di quel modello di sviluppo economico che l'Europa ha copiato dagli Stati Uniti e applicato senza fantasia né sforzi di adattamento alle diverse esigenze di luogo e di tempo. E' il punto su cui ha insistito, nel suo breve intervento, anche il segretario del psdi, Orlandi, dichiarandosi a favore di una « programmazione concertata », in cui tutti esercitino il proprio ruolo. Tema dominante e conclusivo del convegno: una riforma coordinata e qualificata della ricerca scientifica come premessa per il « decollo » del Mezzogiorno, che a sua volta condiziona il progresso economico e sociale di tutto 11 Paese. Quindi, ricerca come base dello sviluppo, ma non di un nuovo modello di sviluppo: un'espressione, come è stato osservato oggi, che non ha significato, perché i modelli possono solo essere buoni o cattivi. Mario Salvatorelli I Il ministro Gullotti