Il "prestigio" ha il marchio del Biellese australiano

Il "prestigio" ha il marchio del Biellese australiano A Melbourne la Conferenza mondiale laniera Il "prestigio" ha il marchio del Biellese australiano Un gruppo di industriali di Biella s'è recato in Australia per discutere i principali problemi del settore tessile - Il 75 per cento della lana importata in Italia arriva li allevamenti australiani - La forza dello yen e la concorrenza dei giapponesi dagli (Dal nostro inviato speciale) Melbourne, 22 aprile. Per una settimana, ai primi di aprile, le lussuose camere del «Southern Cross» di Melbourne sono state abitate da biellesi. Si svolgeva la Conferenza mondiale laniera ed i principali industriali e commercianti del settore non si sono lasciati scappare l'occasione. Guidati dal direttore dell'Unione industriale di Biella, dottor Giancarlo Forconi, sono approdati nell'emisfero australe, dove parecchie località hanno uno stretto legame economico con la realtà tessile italiana. E' un momento delicato per l'industria laniera biellese. Lievitazione dei prezzi, riduzione della materia prima, concorrenza giapponese hanno scombussolato il mercato della lana; alcuni parlano di «fase d'assestamento», altri, più espliciti, dicono «crisi». Ma sembra che il periodo più buio, quello compreso tra il '71 e il '73, sia passato e già si delinea il rilancio di un settore che nel Biellese significa lavoro per 37 mila famiglie in 1200 ditte. La Conferenza laniera qui a Melbourne ha dunque rappresentato l'occasione per mettere sul tappeto questi delicati problemi e affrontarli in un contesto internazionale. I risultati, a detta dei partecipanti, sono stati soddisfacenti. «Nel '71 la debolezza del dollaro americano — spiega Giovanni Gremmo, presidente dell'Associazione Nazionale Commercio Laniero — ha latto intervenire in modo massiccio i giapponesi sul mercato. Essi avevano lo yen forte proprio in un momento in cui il prezzo della lana era basso. Ovvia la conseguenza. I commercianti nipponici hanno comprato in Australia due milioni e mezzo di balle, ossia il 50 per cento dell'intera produzione laniera di questo Paese. Per gli altri Stati importatori di lana, tra cui il nostro, è stato dunque assai difficile reperire la materia prima». Ad aggravare la situazione, dal punto di vista italiano, c'è stato poi l'intervento del governo australiano sul mercato. I «growers» ossia gli allevatori sono stati aiutati, essendo qui considerata la lana un prodotto agricolo, di conseguenza s'è instaurato un prezzo politico che ha mantenuto alto il suo valore d'acquisto. «Tale situazione — aggiunge Gremmo — ha creato grosse difficoltà nel mercato biellese che già risentiva di una congiuntura sfavorevole interna. Proprio per questo motivo siamo venuti a Melbourne ed abbiamo chiesto alla "Wool Corporation" un chiarimento». In poche parole, gli operatori economici biellesi vogliono un incremento della produzione laniera in Australia tale da soddisfare la crescente domanda italiana; inoltre auspicano che i prezzi a monte non subiscano ulteriori aumenti che potrebbero essere «sopportati» soltanto dai più ricchi compratori giapponesi. Le statistiche parlano chiaro. Attualmente, in Australia, .gli ovini sono circa 150 milioni e i bovini 50 milioni. Sino a qualche anno fa le cifre erano rispettivamente di 170 e 30. Ciò significa che le «stations» (fattorie) del Queensland, del New South Wales e della Tasmania hanno ridotto il numero delle pecore e di conseguenza è diminuita la lana; al contrario si punta sull'incremento della carne bovina da macello. «Siamo contrari a questo "trend" produttivo — sottolinea Paolo Negri, presidente della sezione Industriali Valle Strona —; infatti noi prevediamo un incremento annuo del consumo laniero intorno al 4,5 per cento. Inoltre, in base ad un rapporto merceologico francese, nei prossimi dieci anni, in Europa, la lana sarà considerata un prodotto di lusso. Tutto ciò significa che da un lato la nostra industria avrà sempre più bisogno di materia prima dagli australiani: dall'altro lato occorrerà mantenere un prodotto di alta qualità per soddisfare la clientela e vincere la concorrenza. Ecco perché ci siamo battuti, durante la Conferenza, affinché gli allevatori australiani incrementino nuovamente la produzione laniera riportandola alle cifre di qualche anno fa». Appare chiaro che i biellesi temono non soltanto il potere d'acquisto dello yen ma anche la «politica della bistecca» australiana tendente a favorire gli allevamenti bovini. Sono timori non infondati se si considera che le nostre pettinature lavorano un 75 per cento di lana australiana sul totale del prodotto finito. Gli altri Paesi fornitori sono alcuni Stati del Sud America, il Sud Africa e la Nuova Zelanda. Uno dei punti che più stanno a cuore agli industriali biellesi è l'affermazione di un prodotto di qualità. Affer¬ mtlrècNlLdarmrltdnqdihhmlaabqrmgsvdnpdbtsdrqcu ma Giulio Bertrand, presidente di un importante gruppo laniero: «Dobbiamo dimostrare che l'industria laniera non è soltanto un appannaggio dei cosiddetti Paesi emergenti. Noi abbiamo alle spalle una lunga tradizione nel settore. La nostra attività va dunque difesa e migliorata; ciò può accadere soltanto con un ulteriore salto qualitativo. Le premesse già esistono, ora occorre concretizzarle». Una di queste premesse è l'aggiornamento degli impianti, un tasto doloroso per l'industria tessile biellese. Furono proprio i macchinari antiquati a creare uno dei motivi di crisi nel settore. Ora, gli imprenditori più avveduti hanno capito l'antifona ed hanno ristrutturato completamente le loro aziende. «A livello di filatura e tessitura — aggiunge Bertrand — adesso abbiamo degli impianti che ben possono competere con quelli delle industrie straniere più avanzate. Anzi abbiamo una potenzialità d'impiego meccanico che attualmente non è ancora del tutto sfruttata». I lanieri, dunque, vogliono riportare il loro prodotto all'antico prestigio e sono venuti a Melbourne anche per questo scopo. La lana — dicono i biellesi — non è un bene insostituibile come il petrolio; quindi il consumatore, se non soddisfatto, potrebbe disaffezionarsi al prodotto e rivolgersi ad uno sostitutivo, quale appunto quello sintetico. Sarebbe uno scacco per un settore che cerca il rilancio attraverso la qualità. Edoardo Ballone coloro che ne hanno il titolo, entro il 23 aprile 1974 ». Il ministero della Difesa richiama inoltre l'attenzione degli interessati « sui nuovi termini e sulle nuove modalità contenuti nel manifesto medesimo e relatini alle domande di ritardo del servizio militare di leva ». In particolare rende noto che « gli studenti del terz'ultimo anno di scuola media superiore, ordinata in cinque anni di corsot se conseguono al primo scrutinio la promozione al penultimo anno, possono ottenere il ritardo del servizio, ove presentino domanda documentata entro e non oltre il 13 luglio 1974 ». (Ansa)

Persone citate: Cross, Edoardo Ballone, Giancarlo Forconi, Giovanni Gremmo, Giulio Bertrand, Gremmo, Paolo Negri