Il generale Rabin sarà nuova premier d'Israele di Giorgio Romano

Il generale Rabin sarà nuova premier d'Israele La designazione dal partito del lavoro Il generale Rabin sarà nuova premier d'Israele E' l'uomo che vinse la "guerra dei sei giorni": poi andò ambasciatore a Washington - Quasi certe le elezioni - Sul Golan si combatte ancora (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 22 aprile. Mentre sul Golan si continua a combattere, il comitato centrale del fronte del lavoro (Maarach) ha deciso stasera di designare Isaak Rabin al capo dello tSato come futuro primo ministro. La votazione gli è stata favorevole di stretta misura: 298 voti contro i 254 che sono andati a Shimon Perez. Il direttorio del Maarach (composto da 614 persone) aveva quattro proposte su cui votare. Sulle prime tre ha espresso ieri le sue decisioni; sulla quarta si è pronunciato oggi. Le decisioni di ieri sono state le seguenti: 1) non indire le elezioni nell'immediato futuro, mantenendo in carica l'attuale governo dimissionario come governo di transizione (proposta Allon, appoggiata da Eban); 2) non favorire un governo di unione nazionale (proposta Surkiss e di alcuni esponenti della corrente Rafi); 3) tentare la costituzione, affidandola a un altro esponente del fronte del lavoro, di un gabinetto. In questo caso, scegliere la persona idonea. La scelta di quest'ultima opzione (è stata fatta ieri sera, con 283 voti contro 170 e un numero imprecisato di astensioni) ha fatto scattare la proposta numero quattro, sulla quale si è votato oggi. La scelta era limitata a due candidati: il ministro dell'informazione Perez e il ministro del lavoro Rabin. Designando al presidente Katzir come premier il nome di Isaak Rabin, che ha avuto l'appoggio del ministro delle Finanze Sapir, autorevole nell'organizzazione del partito, il fronte del lavoro ha compiuto probabilmente un'operazione abile e lungimirante, perché — anche se le elezioni si terranno il 22 ottobre o più avanti nel corso del 1974 — questo significa che, prima di allora, il partito potrà cercare di ricostruire la propria unità e di presentarsi all'elettorato ringiovanito e con uomini nuovi; in secondo luogo, che spera di costituire un gabinetto che ha la possibilità di rimanere in carica per un anno (dalle elezioni alla nomina del nuovo governo passa sempre qualche mese), e con questo di consolidare la propria posizione. La principale ragione che sembra aver favorito la scelta di Rabin anziché di Perez, che è un uomo rotto a tutte le difficoltà di governo, è la larga popolarità di cui Rabin gode. Valoroso combattente in tutte le guerre sostenute da Israele, capo di stato maggiore durante la guerra dei sei giorni e successivamente, per quattro anni, ambasciatore a Washington, è stimato e benvoluto. Inoltre, è considerato una colomba assai più che un falco ed è apprezzato anche dai gruppi contestatori e dai «ribelli» in seno al partito. E' poi più vicino alla corrente del Mapai di quanto non lo sia Perez (che ha avuto l'appoggio degli uomini del Rafi) e non faceva parte del governo durante la guerra del Kip pur, cosa che lo mette al diso pra di qualsiasi polemica e anche di possibili critiche da parte della commissione d'inchiesta. Si aggiunga questo: Rabin — è un uomo modesto e di estrema rettitudine spirituale — conta solide amicizie a Washington ed è in cordiali rapporti con Kissinger, elemento quest'ultimo che, senza avere forse un peso determinante, è stato certo tenuto in considerazione. In seno al partito, probabilmente, ha avuto un certo peso l'opposizione di Eban (col quale Rabin non si era trovato d'accordo durante il perio¬ do in cui era ambasciatore negli Stati Uniti) e di Dayan, del quale è noto l'antagonismo e che di Weizman è cognato. Tutto questo procurerà certo delle difficoltà alla formazione del gabinetto, sul quale la prima incognita che pesa è: chi sarà il ministro della Difesa? Vien fatto di chiedersi se Rabin — esperto come pochi nelle cose militari — non avocherà a sé anche il dicastero della Difesa, che del resto per moltissimi anni, con Gurion e con Eshkol, è stato tenuto dal primo ministro. Giorgio Romano

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